I complottisti più razionali e sani?

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Questo è quanto ci racconta ByoBlu, il blog di Claudio Messora. Che riporta:

Recenti studi scientifici realizzati da psicologi e sociologi statunitensi e britannici hanno chiarito che, al contrario di quanto tradizionalmente affermato dagli stereotipi diffusi dalla cultura di massa, le persone etichettate come ‘teorici della cospirazione‘ siano più sane ed equilibrate rispetto a chi accetti supinamente le versioni ufficiali dei fatti contestati.

Parlano di noi debunkers, con quel “coloro che accettano supinamente le versioni ufficiali”. Noi, che andiamo a cercare la fonte e, se la troviamo fuffara, bolliamo qualcosa come “bufala”. Chi s’è visto s’è visto.

Noi che probabilmente, nella testa dell’autore dell’articolo, siamo pagati da qualcuno più in alto; perché non è possibile che uno stia dietro a un sito di demistificazione, col nostro impegno,  senza che ne venga nulla in cambio dai poteri che proteggiamo… giusto?ReptilianQueenElizabethII E invece nisba, sono mesi che qui non si vede un bonifico…

Bando ai bonifici non versati, torniamo al racconto di ByoBlu:

Uno studio largamente diffuso, pubblicato l’8 luglio 2013 dagli psicologi Michael J. Wood e Karen M. Douglas dell’Università del Kent (Regno Unito), e intitolato E l’edificio 7? Studio Psicologico Sociale di Discussione Online sulle Teorie del Complotto sull’11 Settembre, ha confrontato numerosi commenti di tipo ‘cospirazionista’ e ‘convenzionalista’ (anti-cospirazione), postati da utenti di siti di notizie online.

Lo studio esiste, non è una bufala, ma ByoBlu trae le conclusioni errate:

I ricercatori hanno scoperto come i commenti a supporto della teoria del complotto fossero numericamente maggiori rispetto a quelli che continuano a reputare valide le versioni dei fatti diramate dai media convenzionali. “Dei 2.174 commenti raccolti, 1.459 sono stati catalogati come cospirazionisti e 715 come conventionalisti“. In altri termini, coloro che non credono alle versioni ufficiali di eventi come l’11 Settembre e l’omicidio di JFK sono risultati essere più del doppio rispetto a quelli che credono alle versioni ufficiali. Il che, in parole povere, significa che il rapporto si è invertito e che la saggezza convenzionale, oggi, è espressa dai cosiddetti ‘complottisti’ mentre le persone che non credono alle cospirazioni stanno diventando una sparuta minoranza.

Lo studio in realtà riporta solo quanto raccolto, aprendo alla discussione senza minimamente giungere ad un’idea di saggezza nelle mani dei complottisti. Vediamo che ci dicono:

The data were generally consistent with our predictions. Conspiracist comments expressed more favorable opinions about unrelated conspiracy theories than conventionalist comments did… Despite the unexpected impossibility of testing the powerlessness hypothesis, this cluster of results should increase confidence in the validity of the remainder of the present study’s conclusions. The well-established tendencies for conspiracists to be less trusting than average and for conspiracy theory beliefs to intercorrelate have manifested themselves in the persuasive communications examined, which suggests that other tendencies may do so as well. Most notably, and in accordance with the idea that opposition to officialdom is a major component of the conspiracist belief system, conspiracy advocates showed a tendency to spend much more time arguing against the official explanation of 9/11 than advocating an alternative.

Che riassunto vuol dire: “nulla che non fosse previsto”. I dati dimostrano che uno che crede ai complotti sarà portato a credere a tutti complotti, non solo ad uno. Alla stessa maniera, lo studio dimostra quanta energia si usi per discutere contro le spiegazioni ufficiali (in questo caso, l’Undici Settembre). Più di quanta non se ne impieghi invece per dimostrare un’ipotesi alternativa.

Da nessuna parte i ricercatori hanno detto che coloro che non credono alle cospirazioni siano diventati una minoranza. Hanno evidenziato come la gente che commenta sotto questi post è per lo più cospirazionista. Ma poco dopo ci spiegano chiaramente un altro dato importante:

We also found that hostility was higher in persuasive arguments made by conventionalists than in those by conspiracists. As 9/11 conspiracism is by and large a minority viewpoint in the West (WorldPublicOpinion.org, 2008), this makes sense: conventionalists, rather than focusing on presenting novel information, instead attempt to enforce conformity to the majority viewpoint.

I complottisti sono la minoranza nel mondo occidentale. Sì, probabilmente è vero, i “convenzionali” sono su certi argomenti più ostili, ma – e questa è un’analisi basata solo sull’osservazione dei commenti su BUTAC e altri siti di demistificazione – solo perché ne hanno le scatole piene di sentire parlare di teorie trite e ritrite da 14 anni. Teorie spacciate su siti che raccolgono fondi e donazioni, vendono libri e dvd, e insieme al complotto spacciano pure antivaccinismo e complotti vari.

La maggioranza dei conformisti se ne sbatte di commentare o entrare in discussione con un complottaro. È noto il perché e lo spiega – guarda caso – lo studio che Messora non è capace neppure di interpretare.

Debating -choose your enemy- is rather like trying to play chess with a pigeon — it knocks the pieces over, craps on the board, and flies back to its flock to claim victory.
Dibattere con un complottaro è come giocare a scacchi con un piccione: rovescia i pezzi, caga sulla scacchiera e vola dal suo “gregge” a rivendicar vittoria.

Non c’è da sorprendersi se sembrano di più loro, è solo che le persone razionali sono molto meno attivisti nel difendere la ragione e la corretta informazione. Spesso reputano che non ce ne sia bisogno, quindi i pochi che ci provano, spesso e volentieri, diventano bruschi e preferiscono usare satira, ironia e denigrazione al posto dei fatti. A volte è successo anche a noi, e mi dispiace.

Lo studio citato finora dice dunque cose differenti da quanto ci ha riportato il disinformato ByoBlu. La conclusione della discussione originale è questa:

In sum, our results are in agreement with predictions derived from prior research. Consistent with much of the existing literature on individual differences associated with conspiracy belief, comments that supported 9/11 conspiracy theories were more likely to express mistrust and to refer to other conspiracy theories favorably. Conspiracists were less overtly hostile than their conventionalist counterparts, and did not appreciate being called conspiracy theorists. Perhaps most importantly, however, the finding that conspiracists spend more time arguing against official explanations than for alternative explanations supports the idea that the conspiracy worldview is based more on disbelief than on positive belief. The coherence of the conspiracist belief system is driven by higher-order considerations such as a disbelief in official narratives, rather than positive beliefs in particular alternative narratives. This result also agrees with previous informal observations by conventionalist commentators, who devote a great deal of time to examining and debunking conspiracy theories.
Riassumendo, i nostri risultati concordano con le previsioni derivanti dalla ricerca precedente. Coerentemente con gran parte della letteratura esistente sulle differenze individuali associate alla credenza nei complotti, i commenti che hanno sostenuto le teorie del complotto sul 9/11 sono stati più propensi ad esser sfiduciati e a credere ad altre teorie del complotto I complottisti erano meno apertamente ostili rispetto ai loro omologhi convenzionalisti, e non apprezzavano essere chiamati teorici della cospirazione (complottisti/ari). Forse la cosa più importante, tuttavia, è il constatare che i complottisti passano più tempo a discutere contro le spiegazioni ufficiali che per sostenere le spiegazioni alternative, a supporto dell’idea che la visione del mondo del complottista sia basata più sulla miscredenza che sulla credenza positiva. La coerenza del sistema delle credenze complottiste è guidata da considerazioni di ordine superiore, come la sfiducia nei racconti ufficiali, invece che da credenze positive su possibili teorie alternative. Questo risultato è in accordo anche con le precedenti osservazioni non ufficiali fatte da commentatori convenzionali, che dedicano una grande quantità di tempo per esaminare e sfatare le teorie del complotto.

Questo invece quanto sostiene ByoBlu:

In breve, lo studio scientifico elaborato da Wood e Douglas suggerisce che lo stereotipo negativo del ‘complottista’ – un fanatico ostile che sostiene con piglio ideologico le versioni ipotizzate dalla propria ‘setta’ di appartenenza – in realtà descriva accuratamente le persone che difendono le versioni ufficiali, non quelle che le contestano. Secondo lo studio, ancora, i cosiddetti ‘complottisti’ hanno una migliore visione d’insieme e discutano il contesto storico in misura maggiore degli anti-cospirazionisti.

Mi chiedo dove abbia trovato queste conclusioni.

Il resto dell’articolo parla di altri documenti, molto meno scientifici e poco interessanti. Lo studio importante era quello sopra.

Sia chiaro ByoBlu linka lo studio, quindi chiunque può andarselo a leggere e verificare, ma sono pochi quelli che lo faranno.

Conoscendo ormai benino il mondo delle teorie del complotto ed affini, lo studio pecca di avere scelto determinate testate su determinati articoli. Se avessero frequentato di più i siti dedicati alla razionalità e alla scienza, si sarebbero accorti di una tendenza diametralmente opposta. E troverebbero conferma di quanto ho scritto: sono molto più attivi online i religiosi del complotto che i razionali.

Loro, forse, si sentono superiori… peccato non si rendano conto della fogna a cielo aperto che sta diventando il web.

maicolengel at butac.it

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