I famigerati corsi LGBT e la disinformazione copia e incolla

Ci risiamo, a distanza di meno di una settimana dall’articolo sui ProVita e l’emendamento a favore di supposti corsi gender ci casca pure Libero Quotidiano, che il giorno di Natale ha titolato:

Lorenzo Fioramonti, l’ultima trovata: un milione l’anno per i corsi Lgbt nelle scuole

Vi riporto le testuali parole dell’articolo:

Nel maxiemendamento alla manovra presentato dal governo è previsto al comma 385 – come fa notare Pro Vita & Famiglia – che il «fondo per il finanziamento ordinario delle università» venga «incrementato di 1 milione di euro annui a decorrere dall’ anno 2020» per «promuovere l’ educazione alle differenze di genere quale metodo privilegiato per la realizzazione dei principi di uguaglianza» e per «inserire nella propria offerta formativa corsi di studi di genere o potenziare i corsi di studi di genere già esistenti». Ecco il colpo di coda del dimissionario (forse) Fioramonti: non essendo riuscito a tassare le merendine, a togliere crocifissi, a rendere permanenti gli scioperi gretini, si accontenta di appuntarsi la coccarda arcobaleno. Non avendo lasciato tracce nell’ Università, prova a essere ricordato come il paladino della Diversità.

Ci ho già provato la settimana scorsa a spiegare le cose per bene. Ma è evidente che Gianluca Veneziani si sia basato solo sulle parole delle associazioni ProVita a cui facevo riferimento la settimana scorsa, senza fare alcuna verifica. Tanto la redazione sa bene che chi legge certi articoli non va mai a controllare. Si fidano.

La prova provata che sono tutte pecorelle smarrite? Tutte le testate citano il Comma 385, hanno tutte copiato da un’unica fonte (colpevole di menzogna e disattenzione): il comma a cui si fa riferimento è il 354.

La stessa notizia ovviamente viene rimbalzata da altri, Il Giornale che titola:

Il regalo di Fioramonti al mondo Lgbt: valanga di soldi per i corsi arcobaleno

Ma con ancora più clamore la cosa viene rilanciata su Twitter da Giorgia Meloni:

 

Promuovere l’ educazione alle differenze di genere non significa affatto quello che vi vogliono far credere. Questa è disinformazione pura e semplice, e chi ha scritto quegli articoli sa benissimo che sta scrivendo editoriali dove riporta solo e unicamente le proprie opinioni politiche infarcite di mezze notizie non verificate. Come spiega il sito Educare alle differenze:

…i progetti di educazione al genere e alle differenze dei Piani dell’Offerta Formativa delle scuole, non sono quello che la che crescente ondata diffamatoria sulla cosiddetta “teoria gender” vorrebbe far credere, ma l’attuazione dei principi di pari opportunità,  l’educazione alla parità tra i sessi, la  prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazione presso le scuole  di  ogni ordine e grado.

Parità dei sessi, pari opportunità, prevenzione della violenze di genere (sì, proprio il femminicidio rientra tra quelle)… Ma è evidente come il pubblico di lettori che seguono soggetti come questi si faccia facilmente abbindolare. Quello che mi lascia stupito è che vi sia un vasto seguito femminile, quelle che avrebbero più da guadagnare da questo genere d’insegnamento nelle scuole. Invece da un lato protestano contro i femminicidi, ma su questo tema alcune si schierano con i peggiori disinformatori. Il fatto che questo succeda è, a mio avviso, prova di quanto l’Information Disorder sia un problema sottovalutato da tanti.

Detto ciò, per concludere: vi rendete conto di cosa sia un milione di euro per l’Università italiana? Una minuscola briciola, non un regalo, ma più un’elemosina. Di milioni di euro per un tema come l’insegnamento sulle differenze di genere – ma magari anche per un’introduzione seria dell’educazione sessuale – ce ne vorrebbero a pioggia, per formare insegnanti e dotare di materiali le scuole. Peccato che una parte della nostra società continui a preferire di rimanere nell’ignoranza e sostenere la disparità di genere.

Sia chiaro, con questo non ritengo che Fioramonti abbia fatto nulla di speciale: sta, in maniera molto blanda, cercando di venire incontro alle direttive della Convenzione di Istanbul del 28 novembre 2019. Che inizia con queste parole in evidenza:

Per porre fine alla violenza contro le donne, i deputati chiedono a tutti gli Stati membri di aderire alla Convenzione di Istanbul e di ratificarla.

Sui femminicidi in Italia credo sappiate come la penso, ma sulla violenza contro le donne in generale non possono che trovarmi concorde quelli dell’Unione Europea. Basta leggere il documento della Convenzione per comprendere di cosa si sta parlando.

A meno che non rientriate in quella porzione troglodita di società occidentale che ancora ritiene che la donna sia un’essere inferiore. Nata per servire e obbedire all’uomo, in senso di “essere di genere maschile”… E allora a poco serve leggere. È la forma mentis che andrebbe cambiata.

Non posso aggiungere altro, se non che chiunque di voi può denunciare questo giornalismo fasullo alle sedi opportune: gli Ordini regionali delle tante testate che stanno riportando via via la notizia in maniera errata e con dati non verificati. Sia mai che siano costretti a fare rettifiche.

maicolengel at butac punto it
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