I fondali italiani e gli pneumatici

PNEUMATICI

Sui social network sta circolando da qualche giorno questa fotografia:

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Accompagnata da questo breve testo:

Grazie amica mia x questa foto… il tuo nome non lo faccio come promesso..ma rendo pubblico i fondali marini italiani come promesso….

Intanto analizziamo il testo, fatto ad hoc per attirare l’attenzione degli uTonti, quel “il tuo nome non lo faccio” è un modo per dare a intendere al lettore che diffondere questa informazione possa essere pericoloso, che ci sia una censura in atto, qualcuno potrebbe “pagare” per aver scattato la foto. Un sistema più sottile del FATE GIRARE PRIMA CHE CENSURINO, forse meno d’impatto, ma sicuramente coglie nel segno. Se questi fossero davvero i fondali italiani, in zone non vietate alla balneazione, chiunque potrebbe scattare la stessa foto, e anzi, se il post volesse essere davvero di denuncia dovrebbe dire chiaramente dove è stata scattata la fotografia sperando che migliaia di sub si riversino nella zona e protestino.

Ma la foto non è italiana, e non è nemmeno uno scandalo da tenere segreto…

Intanto vorrei porre subito l’attenzione sul fatto che la foto circola dal 2010 e che bastava una veloce ricerca con TinEye (ma perché non v’installate l’estensione? Rende alcune sbufalate velocissime) per rendersene conto. E come possiamo scoprire tramite la ricerca per immagini siamo di fronte a una foto scattata al largo di Ft. Lauderdale, Florida. E si riferisce a quello che era un progetto del 1970 nato con buone intenzioni. Come spiega la Wiki in lingua inglese:

Osborne Reef is an artificial reef off the coast of Fort Lauderdale, Florida, constructed of concrete jacks in a 50 feet (15 m) diameter circle. In the 1970s, the reef was the subject of an ambitious expansion project utilizing old and discarded tires.
Osborne Reef è una barriera artificiale al largo della costa di Fort Lauderdale, in Florida, costruito con le prese circolari di cemento da 50 piedi (15 m) di diametro. Nel 1970, la barriera  è stata oggetto di un progetto di espansione ambizioso, utilizzando pneumatici vecchi e scartati.

Purtroppo…

The project ultimately failed, and the “reef” has come to be considered an environmental disaster—ultimately doing more harm than good in the coastal Florida waters. In 2007, after several false starts, cleanup efforts began when the United States military took on the project. This cleanup exercise provides the military with a real-world training environment for their diving and recovery personnel, coupled with the benefit of helping the Florida coast without incurring significant costs to the state.

Il progetto alla fine fallì, e la “barriera” è oggi considerata un disastro ambientale che fa più male che bene alle coste della Florida.
Nel 2007, dopo diverse false partenze, è iniziata l’opera di pulizia con l’esercito americano alla guida delle operazioni. Questo esercizio di pulizia fornisce ai militari un ambiente reale di esercitazione  per i soldati impegnati in immersioni e soccorso, insieme col vantaggio di aiutare le coste della Florida senza incorrere in costi significativi per lo Stato.

Quindi, il progetto di creare una barriera corallina artificiale è fallito, si è rivelato un disastro ambientale, ma sono anni che vi si cerca di porre rimedio; l’esercito è intervenuto per qualche anno, ma c’è ancora da lavorare.

Vi rimando alla lettura di un articolo interessante sulle barriere artificiali, perché si fanno, perché possono avere senso (fatte in maniera diversa da quella della foto di cui sopra).

maicolengel au butac punto it

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