I “pericoli censurati” del 5G

Ci è già capitato di dover fare articoli in merito ai potenziali pericoli di onde, microonde e frequenze di vario genere. Ultimamente quello che sembra preoccupare molto è l’arrivo del 5G sul territorio italiano. Sono tanti blog e le testate che da mesi allarmano destando preoccupazione tra il popolo del web.

Un articolo che ci state linkando sempre più spesso risale a inizio novembre, apparso su Informare X resistere.

Titolo:

Partenza del 5G in Italia: ecco i pericoli censurati e cosa fare per tutelarci

Ma anche su Il Fatto Quotidiano, nella sezione blog, a settembre è stato dedicato un articolo all’argomento:

5G e aumento tumori, le ultime ricerche parlano chiaro: il pericolo esiste ed è fondato

La prima cosa da dire, come sempre, è che non sono un esperto, ma solo un blogger, quanto riporto di seguito viene dalle ricerche sulle fonti usate per fare allarme, per confermare o dissipare dubbi in merito.

Da Informare X resistere:

Dal 2011 l’Oms ha valutato le radiofrequenze come possibili cancerogeni per l’uomo e parte della comunità medico scientifica internazionale, sulla base di studi aggiornati realizzati dall’americano National Toxicology Program e dall’Istituto Ramazzini, chiede un’urgente classificazione dell’elettrosmog come cancerogeno probabile (classe 2A) se non addirittura certo (classe 1); intanto la posizione cautelativa della magistratura italiana (Cassazione 2012, nel 2017 tribunale civile di Verona, Ivrea e Firenze) ha sancito il nesso causale telefonino=cancro.

Da Il Fatto Quotidiano:

Mondiale, la posta in ballo è straordinariamente alta. Non solo nel business, ma nella tutela della salute pubblicaL’ho scritto (denunciandolo) nel mio ultimo libro inchiesta. Lo scontro è tra titani. “Era da aspettarselo – scrive su Facebook, polemizzando con la Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp), Fiorella Belpoggi, ricercatrice dell’Istituto Ramazzini, a capo del più grosso studio al mondo sugli effetti nocivi delle radiazioni da antenne di telefonia mobile (banda 3G) – ora chi di dovere si prenderà la responsabilità di ignorare un pericolo.”

Le fonti dell’allarme, oltre all’autore del FQ, sono quindi l’Istituto Ramazzini e il National Toxicology Program. Sul Fatto Quotidiano Martucci, autore di libro e articolo, ci racconta:

Tra le polemiche, la partita è tutt’altro che chiusa e, clamorosamente, potrebbe riaprirsi: c’è attesa per le nuove linee guida sulla sicurezza per l’esposizione all’elettrosmog, depositati i risultati dell’istituto bolognese (condotto su cavie umane equivalenti, riscontrati tumori maligni su cervello, cuore e infarto) e dell’americano National Toxicology Program (cancro da cellulare), la scorsa settimana bollati come “poco affidabili” dall’Icnirp, ma presto al vaglio dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

Ma davvero gli studi sono stati bollati in quella maniera? Lo studio linkato dal Fatto è del 1999, ma in realtà il NTP ne ha rilasciato un secondo nel 2018 ed è su quello che si è espresso ICNIRP (International Commission On Non Ionizing Radiation Protection).

ICNIRP riporta queste conclusioni:

Although the NTP (2018a, b) and Falcioni et al. (2018) studies used large numbers of animals, best laboratory practice, and exposed animals for the whole of their lives, consideration of their findings does not provide evidence that radiofrequency EMF is carcinogenic. NTP reported that their strongest findings were of increased malignant cardiac schwannoma in male rats, however that is not consistent with the results of Falcioni et al. (2018), is not consistent with the NTP female rat nor male or female mouse results, and is not consistent with the radiofrequency EMF cancer literature more generally.
While results from epidemiological studies suggest vestibular schwannoma is an outcome of interest, this is not true for malignant cardiac schwannoma. NTP found no increase in schwannoma overall or for vestibular schwannoma. Further, as multiple comparisons were not controlled for in the NTP study, there is no indication that the increased incidence of malignant cardiac schwannomas in male rats was more than what would be expected by chance alone. ICNIRP considers that the NTP (2018a, b) and Falcioni et al. (2018) studies do not provide a consistent, reliable and generalizable body of evidence that can be used as a basis for revising current human exposure guidelines. Further research is required that addresses the above limitations.

Che tradotto:

Sebbene l’NTP (2018a, b) e Falcioni et al. (2018) nei loro studi abbiano utilizzato un gran numero di animali, con le migliori pratiche di laboratorio e animali esposti per l’intera vita, (lo studio) non fornisce la prova che l’EMF a radiofrequenza sia cancerogena. NTP ha riferito che i loro risultati più solidi sono stati l’aumento dello schwannoma cardiaco maligno nei ratti maschi, tuttavia (il dato) non è coerente con i risultati di Falcioni et al. (2018), non è coerente con il ratto femminile NTP né maschio o femmina risultati del mouse, e non è coerente con la letteratura sul cancro EMF e le radiofrequenze più in generale.
Mentre i risultati di studi epidemiologici suggeriscono che lo schwannoma vestibolare è un risultato di interesse, questo non è vero per lo schwannoma cardiaco maligno. NTP non ha riscontrato alcun aumento di schwannoma in generale o per schwannoma vestibolare. Inoltre, poiché i confronti multipli non erano controllati per lo studio NTP, non vi è alcuna indicazione che l’aumento dell’incidenza di schwannomi cardiaci maligni nei ratti maschi sia stato più di quanto ci si aspetterebbe. ICNIRP ritiene che  gli studi dell’NTP (2018a, b) e Falcioni et al. (2018) non forniscano un corpus di prove coerenti, attendibili e generalizzabili che può essere utilizzato come base per la revisione delle attuali linee guida sull’esposizione umana. Ulteriore ricerca è richiesto che indirizzi le limitazioni di cui sopra.

Quindi non è una questione di scarsa affidabilità: sono state estesamente spiegate le ragioni per cui quelli studi non sono ritenuti una prova di pericolosità del 5G. Sia chiaro, questo non significa affatto che vada tutto bene, essere cauti nell’introduzione di nuove tecnologie è importante. Ma da qui al fare allarmismo basato su studi che, agli atti, dimostrano davvero poche cose è sbagliato. Purtroppo non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima.

Uno tra i tanti divulgatori scientifici che seguo online ha pubblicato una citazione dello studio dell’Istituto Ramazzini, su cui ha fatto un commento decisamente chiarificante…

Citazione da articolo de Il Salvagente: “Sono stati esposti a radiazioni da 1,8 Gh 2.448 ratti Sprague-Dawley per 19 ore al giorno (cinque erano dedicate all’accudimento) dalla vita prenatale (durante la gravidanza delle madri) alla morte spontanea.”

Peer Review dell’amico divulgatore: (Grazie al cazzo, aggiungo io).

La prosa scelta magari non è delle migliori, ma il concetto è chiaro. Gli animali dello studio sono stati esposti per 19 ore al giorno alle emissioni, fin dal concepimento. Non è la stessa cosa che avviene normalmente con gli esseri umani, basare le evidenze di uno studio su questo tipo di esperimenti non è cosa da fare. Non vi linko l’amico divulgatore perché era la sua bacheca personale e si dilungava anche in altre considerazioni.

Spero di avervi dato un po’ di materiale su cui ragionare: i facili allarmismi, parlando addirittura di “pericoli censurati” – che non esistono – servono ad alcuni soggetti che fanno ricerca (sia quando è sensata, sia quando non lo è) per raggranellare fondi e finanziamenti, c’è gente che campa così, da decenni, anche senza aver prodotto risultati degni di nota.

maicolengel at butac punto it
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