I vegani durano di più

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O almeno questo è quanto sostiene la PETA. Peccato che della cosa non venga presentata la benché minima prova. Se non uno spot (a mio parere fatto apposta per diventare virale) che è stato censurato dalle reti americane.

E no, io non ve lo mostro, è pubblicità virale, mi dispiace, se proprio ancora non vi è capitato lo trovate qui.

I titoli sui giornali di mezzo mondo si sprecano, sembra che la censura sia dovuta al fatto che non si vuole mostrare questa realtà al mondo, quando invece è abbastanza ovvio che lo spot sia inadatto per il grande pubblico che segue un evento prime time come il Super Bowl, specie in una paese bigotto come sono gli Stati Uniti.

Lo spot è ben fatto, sia chiaro, gioca sul doppio senso, in realtà quanto sostiene è che i vegani durino di più nel tempo, non nella singola prestazione, perché mangiando più sano vivono più a lungo. La realtà dei fatti è che chi mangia equilibrato e conduce una vita sana ha più speranze di vivere a lungo.

Peta purtroppo è nota per fare campagne forti con il solo scopo di attirare pubblico, magari pubblico che faccia donazioni.

Lisa Lange, vicepresidente di Peta, sostiene che censurare lo spot sia nascondere agli americani una realtà raccontata in maniera divertente ed ironica: i vegani sono molto più in forma degli onnivori.

A volte qualcuno mi chiede come mai ce l’ho coi vegani, e la mia risposta è che no, non ce l’ho coi vegani. Ce l’ho con chiunque cerchi di impormi il suo stile di vita senza che mi vengano presentate sufficienti motivazioni (supportate dalla scienza) che sia migliore di come ho vissuto finora. Rispetto chi la pensa diversamente da me, finché il suo pensiero non vuole sovrastare il mio. Ecco, Peta fa parte di quell’associazionismo animalaro che non ho mai apprezzato. Trovo corretta la censura dello spot visto che il Super Bowl è in prime time ed è seguito da milioni di americani di ogni età.

E nessuno mi farà cambiare idea, Peta sapeva benissimo che lo spot non è adatto per il prime time, ma l’ha fatto comunque perché uno spot del genere avrebbe fatto parlare le testate di mezzo mondo molto più che uno non censurato.

Anche questo è marketing, a dimostrazione che anche Peta è alla ricerca di “clienti paganti”, non di fare corretta informazione, anche perché gli spazi pubblicitari durante il Super Bowl costano probabilmente ben più quanto sia costato produrre lo spot in questione, con gli stessi soldi, spesi per gli animali, sai a quanti cuccioli si sarebbe trovato rifugio?

maicolengel at butac.it

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