Rifiutato da coppie etero perché “troppo nero”

brutto e nero

… e infine adottato da una coppia gay?

Sembra una fiaba a lieto fine, ma in realtà si tratta di una storia vera, che circola da almeno un anno, ma in sano stile BUTAC credo che necessiti di qualche informazione (e riflessione) aggiuntiva.

Rifiutato da eterosessuali ‘di essere troppo nero’, ragazzo è adottato da coppia gay

La notizia per come viene raccontata non dice tutto. I due papà, intervistati in seguito alla dichiarazione rilasciata ad un blog online, hanno così spiegato:

“Muitos processos demoram porque as pessoas idealizam um perfil que não condiz com a realidade das crianças que estão no abrigo. 90% querem um filho branco, loiro, de olhos azuis, com até um ano. E a realidade é de maioria negra ou parda, com dois anos”
Molti processi (d’adozione) procedono lentamente perché la gente idealizza un profilo che non corrisponde alla realtà dei bambini presenti nell’istituto. Il 90% desidera un bambino bianco, biondo, occhi azzurri, che abbia al massimo un anno. E in realtà la maggioranza è nera o mulatta, di due anni.

È triste, ci fa capire che non sarà una vita facile per quella maggioranza di bambini neri o mulatti.

rifiutato1Il racconto del giornalista, oggi papà del piccolo PH, va oltre e spiega la strada fatta dal piccolo PH per arrivare a loro. A due anni PH finisce in istituto, poiché con la mamma morta a 28 anni, il papà alcolizzato ha deciso di disfarsene. PH resta fino ai due anni e mezzo li, per poi essere affidato a una donna single di San Paolo; torna all’istituto dopo sei mesi, a seguito delle accuse di maltrattamenti sul piccolo da parte di una vicina di casa.

A questo punto PH ha più di tre anni, se la matematica non è un’opinione. Inizia a essere sempre più grande per essere preso in considerazione facilmente per l’adozione. Oltretutto, è ancora “un bambino che ha subito maltrattamenti”, quindi non sarà il ritratto della gioia. Le altre coppie lo hanno rifiutato o per il colore della pelle o perché, così dicono negli articoli originali, brutto.download (35)

Passano altri due anni, PH cresce, fino a quando non viene scelto da una famiglia che lo accetta per quel che è, un bimbo di oltre 5 anni che necessita l’amore di due genitori. PH oggi vive coi suoi nuovi due papà.

La storia è del 2015, ma chi la condivide o la fa ricircolare, spesso, lo fa per evidenziare – molto ingenuamente – come una “coppia gay” possa essere migliore delle “coppie etero”. Secondo me, questo è un errore madornale. Non è una questione di etero o gay, non esistono motivi per parlare di “netta superiorità” dell’uno sull’altro. Il fatto che i bambini di 5 anni facciano fatica a trovare famiglie che li adottino, a meno che non siano padri/padroni che non cerchino figli bensì potenziale forza lavoro per casa, è ahimé normale, non piacevole. Non è per nulla edificante, ma è una normalità che si ripete da anni.

Fin qui i fatti, da qui in poi si tratta solo di mie umili considerazioni, che mi piacerebbe venissero usate come base per una discussione più ampia.

Proviamo a fare il gioco della parti. Mettiamoci nei panni di chi sta cercando di adottare un bambino: una coppia che magari ha passato gli ultimi 5 anni a provare di averne uno proprio, usando i metodi tradizionali e la ricerca medica, senza successo. Questa coppia vuole il bambino, tentano la “vecchia maniera”, ma non ci riescono; immaginiamo incidenti di percorso non piacevoli. In alcuni casi, non riuscire ad avere figli può portare due potenziali genitori sull’orlo di una crisi coniugale, basata sulla depressione che può coglierli di fronte al fallimento.

Sconfortati e depressi, i due si rivolgono a un istituto per l’adozione. È facile che debbano attendere svariati mesi per essere definiti idonei, aumentando così la depressione. A quel punto, il bimbo tanto desiderato è stato nel frattempo idealizzato, così da non essere più capaci di “accontentarsi”. Vogliono quello che sembra esser il più bello, il più intelligente, quello che sorride solo a loro. Può essere che per aiutarsi cerchino anche qualcuno che abbia caratteristiche simili a loro: magari lo stesso colore degli occhi, facilmente lo stesso colore della pelle. Così che non risulti subito lampante che è stato adottato. Non è fingere di fronte agli altri, bensì a sé stessi, alla propria testa, al proprio cuore.

Sono da attaccare? Da mettere al muro per la cosa? No, non credo, sicuramente non è bello, ma ammetto di comprenderli, immagino bene cosa voglia dire essere depressi e sconfortati, conosco l’irrazionalità che può prendere quando l’orologio biologico dice che è l’ora. Non mi sento dunque di farne un caso.

Sia chiaro che non li difendo, poiché non è lo scopo di queste mie osservazioni. Ho solo voluto tentare di capire con voi, mettere i fatti su un piano forse più obbiettivo. È tutto.

maicolengel at butac.it

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