Il debito pubblico dal 2011

Premessa, non capisco nulla di economia, quanto segue è solo un riportare dati, nulla di più, le considerazioni che faccio vengono dalla mera osservazione di quelli, non da analisi economiche dei periodi storici.

Circola quest’immagine:

Che riporta:

Il debito pubblico nel 2011 era 1897 miliardi di euro

dopo quelli “bravi”

Monti 1990 miliardi di euro

Letta 2070 miliardi di euro

Renzi 2251 miliardi di euro

Gentiloni 2280 miliardi di euro

L’intenzione è abbastanza ovvia, dare a intendere che quelli “bravi” abbiano fatto danni all’economia del Paese. Ma è davvero così?

Esistono tantissimi siti che analizzano il debito pubblico, lo fanno in molte maniere, quella più sbagliata è partire dal dato monetario. Il debito pubblico va calcolato in percentuale sul PIL, non che questo cambi la situazione di molto. Come spiega una interessante pubblicazione del 2008 della Banca d’Italia:

…l’Italia è stata ed è un paese con un debito pubblico elevato. Gli anni in cui il debito è stato superiore al prodotto non sono casi isolati. Su 147 osservazioni l’incidenza del debito delle Amministrazioni pubbliche sul PIL è stata superiore al 100 per cento in 53 anni; ha superato il 60 per cento in 108 casi. Il periodo successivo alla seconda guerra mondiale, caratterizzato dal miracolo economico e da un peso del debito in media ben al di sotto del 35 per cento, appare infatti come un’eccezione.

Se guardiamo un grafico come quello qui sotto, che ci mostra il debito pubblico in percentuale del PIL:

Ci accorgiamo velocemente di come la crescita degli ultimi anni sia in paragone simile a quella dell’area Euro, con la grossa differenza di partire da una percentuale del PIL decisamente superiore. Il grafico mostra anche come negli anni Novanta la situazione fosse decisamente più tragica per il nostro debito pubblico rispetto alla media dell’area Euro. Far circolare immagini che danno a intendere (partendo da dati comunque malfatti, visto che non analizzano la percentuale del PIL) che l’aumento del debito sia dovuto ai governi degli ultimi anni è voler negare la realtà delle cose. Chi fa circolare immagini come quella fa parte della cricca di soggetti che disinformano, pericolosi avvelenatori di pozzi che contano sull’ignoranza e la pigrizia dei propri follower.

Seguire gente così significa vivere nella disinformazione. Imparare a usare fonti ufficiali su dati come quelli è importante. Proprio per vivere il proprio essere cittadino in maniera attiva (e magari produttiva).

Basterebbe farsi un giro sul sito del governo dedicato alla programmazione e il coordinamento della politica economica per trovare dati importanti che non vengono riportati da chi sta solo cercando di diffondere disinformazione politica. Ad esempio il grafico su importazioni ed esportazioni:

Che mostra come l’export sia in saldo positivo rispetto all’import. Ma la situazione resta tragica per il nostro Paese, gli investimenti vanno male, tante cose vanno male. Però la colpa, purtroppo, non è da attribuire a un partito politico piuttosto che a un altro. La colpa è di un sistema pieno di mele marce, che andrebbero gettate nei rifiuti organici, e invece continuano a restare nella ciotola della frutta, facendo marcire anche le altre mele.


Mi è capitato di essere ospite a una conferenza dove con me c’era anche un giovane giornalista, vestito un po’ radical chic, ma di tendenze decisamente opposte. Il tema erano le fake news (parola che odio), il giovane giornalista ha parlato per primo. In venti minuti ha affermato che gli immigrati ci portano malattie prima scomparse, che Soros è un sionista che finanzia i debunker, che Laura Boldrini ha speso tantissimi soldi pubblici per la commissione BastaBufale.

Io facevo parte del gruppo di lavoro #bastabufale, mi sono stati pagati la bellezza di due viaggi A/R Bologna Roma e una singola notte in hotel in camera che necessitava decisamente di una ristrutturazione. Non ho visto alcun compenso.

Non credo serva aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it
Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un  caffè!