Il mondo si mobilita contro il TTIP

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Il TTIP non è una bufala

L’accordo è in trattative dal 2013, e dal 2014 (per merito delle pressioni del governo italiano) le bozze dell’accordo attuali sono state rese disponibili al pubblico in inglese. Come riporta lo stesso sito dell’Unione Europea:

Pubblicheremo ulteriori testi man mano che si rendono disponibili. Renderemo pubblico l’intero testo dell’accordo pubblico una volta conclusi i negoziati e ben prima della sua firma e ratifica.

Il trattato non è cosa che posso e voglio trattare come una bufala, non lo è, ed è sicuramente materia ben più complessa rispetto alle mie umili competenze. Ma non è qualcosa di segreto, ed off limits, come dimostra il link di poco sopra, chiunque può leggersi i documenti ed esprimere la propria opinione, esattamente come stanno facendo i detrattori della cosa. Io mi sono letto quanto riportato, ho cercato di approfondire qualche punto di quelli che appaiono nel cartoon su Youtube, sottotitolato in italiano, per farmi la mia opinione.

Non sto sbufalando nulla,

pensateci prima di dire e allora cosa scrivi a fare, se fate parte di quelli, cambiate notizia, ce ne sono tante tra cui scegliere.

L’ingegneria genetica nei prodotti alimentari

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Il problema è reale, e non dico che mi faccia piacere mangiare carne trattata in maniera differente da quella sottoposta alle nostre normative, solo che quella carne descritta qui sopra (come anche la soia e buona parte dell’alimentazione del nostro bestiame, escluso quello BIO) è già in vendita sul territorio dell’Unione, Italia inclusa, da tempo; è vero che paga dazi più alti di quello che saranno dopo, ma non è il Trattato a causarne l’importazione, bensì la richiesta. Ne parlava già l’Informatore Zootecnico nel 2010, spiegando per bene perché non fosse un sistema giusto. Il problema quindi già esisteva, il TTIP lo rende più praticabile, non introduce il processo, lo facilita soltanto.

Come combattere la cosa? Comperando solo carni italiane, e se vi stanno sulle scatole anche gli OGM comperando solo carni BIO (o diventando vegetariani, ma ocio la soia prodotta in Italia è solo l’8% della richiesta, è facile che quella che trovate non sia proprio OGM free). Se tutti comprassimo solo carni italiane la richiesta zero porterebbe l’importazione ad essere ininfluente, no?

Il Fracking

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In Italia il fracking è vietato al momento, come riporta Greenreport:

Nelle attività di ricerca o coltivazione di idrocarburi rilasciate dallo Stato è vietata la ricerca e l’estrazione di shale gas e shale oil e il rilascio dei relativi titoli minerari. A tal fine è vietata qualunque tecnica di iniezione in pressione nel sottosuolo di fluidi liquidi o gassosi, compresi eventuali additivi, finalizzata a produrre o favorire la fratturazione delle formazioni rocciose in cui sono intrappolati lo shale gas e lo shale oil.

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Il TTIP non è intenzionato a togliere il diritto di legiferare ai governi. Quindi l’Italia potrà continuare per la sua strada, con il blocco al fracking sul territorio nazionale. Come riporta la scheda qui alla voce “Sensitive e Controversial Issue”:

Sensitivity/concern EU response (in blu la preoccupazione, in verde la risposta dell’Unione Europea)
1. Lower protection
TTIP negotiations will lower protection for consumers and the environment.
We will keep our high levels of protection. In a number of areas EU and US regulations provide similarly high levels of protection and could be compatible. In others, we will keep our different levels of protection.
2. Right to regulate
TTIP will affect the EU’s right to  pass new regulations.
TTIP will reaffirm governments’ right to regulate to achieve legitimate public policy objectives.
3. Principles of regulation
TTIP, and in particular the “Regulatory Cooperation Body” it will set up, will circumvent parliaments, governments or stakeholders’ roles in the regulatory process.
TTIP will not change the rules set out in the EU treaties about how our regulations are made.

Tutto quanto riportato si potrebbe applicare anche alla paura su sindacati e sistema bancario, le regole in Italia sono ben diverse da quelle in USA, ma cambiare le regole o meno è solo una decisione del governo. Il TTIP non toglie questo potere ai singoli governi dell’Unione.

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Sicuramente la concorrenza cambierebbe: l’introduzione di nuovi mercati permetterebbe grossi risparmi ai consumatori finali, e maggiore scelta (non che questo voglia dire migliori prodotti), ma sicuramente alcune industrie rischiano di venirne inghiottite. Servono dirigenti giusti e previdenti nelle scelte, e serve migliorarsi. Il prodotto che viene dall’Italia ha più appeal di tanti altri negli Stati Uniti, che si tratti di cibo, vestiario, lusso, ci hanno sempre amato, l’apertura vale in entrambi i sensi, e così sarà molto più facile per le nostre tantissime piccole aziende avere l’opportunità di fare fortuna anche là. Anzi, cercare di cavalcare la novità investendo di più nei settori richiesti sarebbe vitale per un paese come il nostro, e capire che oltre a quello la nostra maggiore risorsa è e resta il turismo, quello fatto bene, quello gestito in maniera moderna. Mentre in questo settore, eccetto poche eccellenze, siamo ancora molto indietro. Ma sia chiaro, son sicuro che in un paese vecchio come il nostro con tante aziende ingessate e ancora legate a realtà di 30 anni fa (“Le mando un fax”… ma si può? Nel 2015, un fax???) tanti rischiano di lasciarci le penne. Ma forse non sono fatti per presperare. Chi produce in Italia dovrebbe cercare di puntare all’eccellenza, rispettare qui criteri che fanno il marchio Italia dotato di sex appeal, anche quando oggi come oggi ce ne meritiamo davvero poco.

L’esempio Canada & NAFTA

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Esempio lievemente semplicistico ma è vero: tra USA, Canada e Messico vige il NAFTA, un accordo simile in qualche modo al TTIP. Esiste da anni, dal 1994 per esser precisi. Ed è vero: un gruppo ha fatto causa al governo canadese per aver vietato il fracking in alcune aree; è vero se ne è dovuto discutere, ma alla fine il Quebec ha vietato il fracking sul suo territorio, senza ma e senza se. Non così altri stati canadesi. Tuttavia, il fracking non è arrivato con il trattato NAFTA, è dagli anni 60 che sul territorio canadese si effettua questo tipo di idro trivellazioni (34 anni prima del trattato con gli Stati Uniti). La legislazione fino al 2013 lo permetteva, ora in Quebec non è più permesso. Sia chiaro, il NAFTA ha sì causato altre problematiche, non tra Canada e USA, bensì tra Canada e Messico, ma questa è un’altra storia.

Una cosa che quasi nessuna testata riporta sono le considerazioni di tanti giornalisti al di là dell’oceano, che vedono, credono, dipingono i detrattori dell’accordo come vicini al governo russo. Io non se sia così, non so se questa ennesima battaglia di popolo sia in realtà una battaglia mediatica per mantenere il controllo sulle nostre regioni. Ma se dovessi scegliere saprei da che parte vorrei stare. Queste sono, ovviamente, mie modeste e ignoranti considerazioni. Ripeto (prima che arrivi qualcuno a darmi dell’asino): non sono un economista, non sono un vero giornalista ma solo un blogger, un piccolo ed ignorante (ma curioso) blogger. Non prendete quanto detto come sbufalata, e neppure come risposta alle vostre domande, anzi fatevene, di domande, girate, leggete, imparate l’inglese, siate curiosi, non limitatevi a me.

maicolengel at butac.it
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