Il monopattino della discordia

Nonostante la possibile lesione della privacy, i rifiuti gettati nella spazzatura non sono più di nostra proprietà ma del Comune: quindi, frugare nella spazzatura è furto ma nei confronti dell’amministrazione.

Così comincia un articolo sul sito La Legge Per Tutti, e credo che non ci sia modo migliore per cominciare (e finire) un articolo di BUTAC.

L’amico Marco mi segnala una notizia che sta circolando su svariate testate, è il finale di una storia cominciata a giugno 2017.

Aveva rubato monopattino buttato. Il giudice nega il reintegro al lavoro

Così titola Yahoo, che riprende la notizia. La storia è abbastanza semplice:

Era stata licenziata lo scorso 30 giugno 2017. La colpa di Aicha Elisabethe Ounnadi, 40 anni e madre di tre figli, era stata quella di prendere dai rifiuti un monopattino da regalare a uno dei suoi figli. La donna, infatti, era dipendente del Cidiu (società che gestisce la raccolta rifiuti nella zona Ovest di Torino) ed era stata licenziata per “l’appropriazione indebita di un bene non di sua proprietà”.

La signora una volta subito il licenziamento ha fatto ricorso alla decisione dell’azienda presso un tribunale del lavoro. Tribunale che ha dato ragione in buona parte alla donna, che ha vinto la sua causa portando così a casa 18 mensilità, ma ha ritenuto che non dovesse essere reintegrata nell’azienda.

Voi direte cattivo quel giudice, ma sta solo facendo rispettare la legge. Cosa che dovremmo seriamente imparare a fare tutti.

Gli antefatti

Forse non v’indignereste così tanto se sapeste che il Cidiu in diretta a Pomeriggio Cinque, a settembre 2017, ha spiegato che non si trattava della prima volta che la signora portava a casa oggetti recuperati dai rifiuti raccolti. Ripresa più volte dalla direzione, l’episodio del monopattino è stato la classica goccia che fa traboccare il vaso.

Secondo l’amministratore delegato, l’ex dipendente non solo non avrebbe rispettato le regole aziendali ma sarebbe stata in passato più volte ripresa per i medesimi errori. Da qui la decisione, seppur non semplice di procedere con il licenziamento.

Sia chiaro, la signora oltretutto non è stata messa in mezzo a una strada, le sono state riconosciute 18 mensilità, che non sono pochissime, quindi, in teoria, tutto il tempo e la tranquillità per trovare un nuovo lavoro.

Sfruttare la lacrimevole storia del monopattino senza evidenziare il resto non è fare informazione, ma solo squallido clickbaiting. Capisco che abbiate fame di lettori, ma ci fate figure barbine e contribuite alla disinformazione dilagante.

Impariamo a essere eticamente corretti, se proprio dobbiamo raccontare male una storia tanto vale non raccontarla.

maicolengel at butac punto it

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