Il politically correct e la malinformazione

Come ti manipolo la realtà

Ai fini di quanto andremo a scrivere non è importante mostrarvi il video o citarvene l’autore. Esiste una notizia che su BUTAC non abbiamo mai trattato perché a suo tempo gli argomenti di cui riuscivamo a occuparci erano piuttosto limitati, e ci concentravamo più sulle pseudoscienze e i complotti, spesso evitando la cronaca quotidiana. Sono passati anni, quella notizia disinformativa non ha mai smesso di circolare in specifici ambienti, e con gli anni è diventata “un fatto”.

Genitore 1 Genitore 2

Bisogna però che facciamo un piccolo salto indietro nel tempo. Era il 2013 e Camilla Seibezzi, consigliera delegata ai diritti civili del Comune di Venezia, propone la dicitura Genitore 1 e Genitore 2 per la modulistica scolastica del suo Comune. La proposta non ha alcuna velleità gender fluid: i moduli di asili nido e scuole dell’infanzia sono del Comune e riportano la dicitura padre e madre, mentre – come chiunque poteva verificare senza grande sforzo – nei moduli statali per i percorsi scolastici dei più grandi si parla da decenni di “firma di un genitore o chi ne fa le veci“. La proposta di un consigliere comunale per i moduli di un singolo ciclo scolastico di un singolo Comune diventa un caso nazionale, con politici legati alle tradizioni che si ergono a difensori di qualcosa che in realtà, come appunto spiegato poco sopra, non esisteva. Sono decenni che la scuola dell’obbligo non prevede la dicitura padre e madre, come è facile verificare cercando immagini di vecchi libretti delle giustificazioni online:

Dal 2013 a oggi sono passati nove anni durante i quali, nei gruppi dove la notizia aveva generato indignazione, si è continuato a credere che un qualche ministro abbia per davvero introdotto la novità Genitore 1 e Genitore 2 nell’ottica di difendere le famiglie omogenitoriali. Come vi abbiamo appena mostrato non è così. La proposta di un singolo consigliere comunale era relativa alle scuole dell’infanzia del suo specifico Comune e non ha generato alcun cambiamento a livello nazionale, perché non ce n’era alcun bisogno. Ma il polverone si è sollevato grazie a giornalisti che avevano colto che la notizia avrebbe generato caos, e quindi facili click indignati. Anzi, a essere onesti la dicitura Genitore 1 e Genitore 2 è propria di politici e giornalisti, e Camilla Seibezzi aveva dovuto specificare che:

La proposta di inserire “genitore” nei moduli di iscrizione scolastica non è accompagnato da alcun numero né deve indicare gerarchie: dunque né 1 né 2.

Ma perché ne parliamo oggi?

Ne parliamo perché sta circolando un video dove un soggetto – che non è necessario nominare – parlando di politically correct ha ritirato fuori questa vecchia non-notizia. L’ha ritirata fuori spacciandola ai propri follower, qualche decina di migliaia di persone, come prova dei danni provocati dal politically correct (che durante tutto il video pronuncia nella maniera sbagliata). Peccato che si tratti di disinformazione, come vi abbiamo appena mostrato. In Italia si usa la dicitura Firma di un genitore o di chi ne fa le veci.

Quello che però mi ha spinto a scrivere questo articolo è altro. Infatti nel video, per sostenere i danni che il “politically correct” fa nel nostro Paese, si fa un paragone con altri Paesi, dando a intendere che solo da noi ci siano state proposte in quel senso. Ed è qui che “semplice” disinformazione si trasforma in malinformazione. Perché sono bugie.

Le lingue che vengono citate a sostegno della tesi sono francese, inglese, norvegese, swhaili, lingua figiana, cinese. Non viene chiaramente detto che in quei Paesi nei moduli si usino le diciture mamma e papà, ma viene lasciato come sottinteso.

Peccato che basti fare una ricerca per accorgersi che in Francia viene normalmente usata la dicitura generica genitori:

Signature des parents ou du responsable légal

Lo stesso in inglese:

Parent/Guardian Name – Parent/Guardian signature

In norvegese fanno quasi tutto online, ma anche lì la dicitura è Forældreunderskrift, ovvero Firma del genitore, non mamma e papà.

E lo stesso in swahili:

In basso a sinistra Saini ya mzazi, ovvero firma del genitore

Uguale in cinese:

家长签名 firma del genitore

Concludendo

Questi sono i fatti: nei Paesi citati nel video si usano diciture molto simili a quelle che si usano anche da noi per indicare i genitori degli alunni. Sostenere diversamente significa disinformare, e siccome la verifica era semplicissima si può concludere che si tratti di disinformazione in malafede. Ci sono alcune migliaia di persone che hanno visto il video a cui faccio riferimento, e che andranno avanti convinti che un generico “politically correct” in Italia spinga per l’eliminazione di mamme e papà, ma si tratta di una notizia falsa.

Non credo di poter aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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