Il posto sul treno e le prenotazioni

Una storia falsa che sposta le reali responsabilità di una vicenda che ha indignato molti

Nei giorni scorsi quasi tutti i giornali italiani hanno ripreso in maniera acritica e senza alcun approfondimento quanto era stato diffuso da Trenitalia e dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, che così dichiarava ai giornali:

Noi ci siamo già mossi per accertare come siano andati i fatti. È certamente un episodio totalmente esecrabile fatto soprattutto di mancato rispetto verso i cittadini più fragili e di maleducazione

Tutti si sono indignati verso quei passeggeri che non si sarebbero alzati per lasciare i posti che spettavano di diritto ai 27 disabili che li avevano prenotati, tutti ci siamo indignati con i passeggeri, e un po’ con chi (Polfer e Trenitalia) non era stato capace di farli scendere.

Tutti ci siamo indignati senza che nessun giornalista avesse approfondito i fatti.

Il 19 aprile abbiamo ricevuto l’invito ad approfondire da chi i fatti invece li conosceva, e difatti stava già circolando (condiviso a fatica) un comunicato dell’associazione HACCADE! che racconta una situazione un filo diversa rispetto a quella che è stata fatta circolare sulle testate italiane. Eliminando la responsabilità dalle spalle di anonimi viaggiatori maleducati, e ribaltandola completamente sulla gestione di Trenitalia.

Spiega HACCADE!:

Lunedì 18 aprile siamo arrivati alla stazione di Genova Piazza Principe con un’ora di anticipo rispetto al treno regionale veloce 3075 delle ore 15.48 che avremmo dovuto prendere per recarci a Milano Centrale. Il personale di assistenza ci ha proposto, in quanto possibili sovraffollamenti dei treni In generale, di viaggiare per mezzo di un autobus: proposta da noi rifiutata in quanto aventi diritto, come da Prenotazione e accordi presi (gruppo di 25 persone con disabilità e 5 operatori/operatrici). Inoltre, dovevamo poter garantire la discesa di una persona del gruppo alla fermata di Milano Rogoredo, cosa che l’autobus ha comunicato di non poter permettere in alcun modo. Il treno è arrivato al binario colmo di passeggeri ammassati in piedi sia nei vagoni che nei passaggi tra una carrozza e l’altra, pertanto II personale ferroviario e l’assistenza ci hanno invitato ad aspettare per capire come poter risolvere la situazione. Sul binario è intervenuta la Polfer, ma non è stato possibile salire sul treno, poiché il treno viaggiava con almeno una carrozza in meno. Come associazione ci teniamo a sottolineare che questo spazio doveva essere garantito prima della salita dei passeggeri e non riteniamo modalità adeguata ipotizzare la discesa di trenta passeggeri, in quanto non sarebbero potuti rimanere sul mezzo neanche in piedi. Riteniamo che il disagio causato a noi sia un disagio causato anche ai passeggeri dello stesso treno che, informalmente, ci hanno espresso dispiacere e difficoltà.
Il segnale del treno è stato chiuso e ha maturato un ritardo di mezz’ora circa o più, fino a che non ci è stato comunicato che non c’era soluzione eccetto quella di prendere un autobus dedicato. Siamo giunti a Milano più di due ore dopo l’arrivo previsto, in un autobus privo di servizi igienici e in condizioni climatiche non adeguate e senza informazioni su un luogo di arrivo preciso ipotetico in stazione Centrale (informazione necessaria per le famiglie delle persone del gruppo).
L’autobus si è fermato in Piazza Duca D’Aosta in una fermata dei bus ATM.
Alla discesa non era presente nessuno: personale di assistenza o simili. La responsabile dell’ associazione coordinava telefonicamente gli interventi, parlando con riferimenti di Polfer e Trenitalia: a essi aveva spiegato la situazione e annunciato l’arrivo (avremmo dovuto avere assistenza anche a Milano Centrale, come da prenotazione).
Oltre a ciò, era impossibile recuperare le valigie in sicurezza, in quanto il portellone dei bagagli era affacciato alla strada e non al marciapiede. Abbiamo insistito con l’autista per richiedere un intervento dell’assistenza. Dopo averci detto di non avere contatti o informazioni al riguardo, ha contattato un responsabile (non meglio identificato) che ha riferito di non riuscire a comprendere dove ci trovassimo esattamente (nonostante indicazioni della responsabile del gruppo). La comunicazione è stata interrotta dall’autista che ha tolto alla stessa responsabile del gruppo il telefono, inveendole contro riguardo un presunto stato di disordine del bus (seppure sia stata posta attenzione da parte di tutti alla condizione dello stesso).
Dopo un lasso di tempo in cui nessuno ha fornito assistenza al gruppo, né si è presentato sul luogo, le famiglie hanno provveduto a recuperare i bagagli in autonomia.

La cosa che dispiace è che quasi nessuna delle tante testate italiane che hanno accusato 25 passeggeri di essersi comportati come bestie ha, per ora, pubblicato smentite dei fatti, come non ho visto comunicati stampa dalla Presidenza della Regione dove i fatti sono avvenuti per chiarire meglio la questione. C’è una parte di pubblico convinta che 25 persone siano rimaste bellamente sedute a fronte dell’invito della Polfer a dare quei posti agli aventi diritto da prenotazione. Ma in realtà nessuno su quel treno sapeva di esser seduto in posti prenotati, Trenitalia ha generato un disservizio di cui qualcuno dovrebbe pagare le dovute conseguenze, partendo da chi ha malamente gestito la banchina d’arrivo del treno e la mancanza di una carrozza dello stesso, e a seguire tutto il resto, dal bus senza servizi igienici, all’autista scortese e al responsabile incapace… Una lunga catena di responsabilità che va sanzionata per come sono andati i fatti, non protetta da indignazione causata da una storia falsa, quella dei 25 passeggeri maleducati che non si alzano a cedere il posto.

Fateci sapere se trovate testate che abbiano pubblicato smentita dei fatti in evidenza. Sarebbe bello poterne dare notizia. Al momento ci risulta che il Corriere della Sera abbia corretto il tiro (con nuovi articoli e non con smentite, ma sempre meglio che niente) e che Fanpage abbia pubblicato un articolo più corretto sullo svolgimento dei fatti.

Non credo di poter aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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