Il preservativo serve solo nello 0,0008% dei casi

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Non è che da Losai si possano pretendere articoli seri, ma uno degli ultimi che ci hanno segnalato mi ha intristito molto. Non è un prodotto loro, ma un reblog preso da Critica ScientificaQuello che la banda di Di Luciano sono riusciti a fare è di peggiorare il titolo, che da un apparente moderato “Giornata mondiale contro l’AIDS: qualcuno legge davvero le cifre?”, diventa

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AIDS, dati shock: il preservativo serve solo nello 0,0008% dei casi. Ecco perché.

Di solito non investigo sull’autore di un pezzo che analizzo perché si rischia di creare preconcetti che possono influenzare il giudizio su quello che sto leggendo. Volendo avere giusto un quadro più ampio sulle competenze dell’autore ho visto il tab Pubblicazioni sul blog originale e mi è bastato vedere questo.

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In realtà potrebbero anche essere libri interessanti, vi lascio scoprire da soli di cosa parlano nel dettaglio se proprio ci tenete. Tornando all’articolo, la tesi principale è che i dati attuali sulla diffusione dell’AIDS in Italia debbano essere interpretati in un modo diverso.

Si è parlato di epidemia dimenticata, ma le cifre dicono altro, soprattutto sul contagio maschile.
Il messaggio che è passato è che dunque siamo di fronte ad un’epidemia “dimenticata” ma che richiede invece ancora un’attenzione particolarmente alta in attesa che i programmi WHO a base di 90-90-90 (dare cure al 90% delle persone con HIV, permettere al 90% delle persone sieropositive di essere a conoscenza del proprio stato virale e azzerare la carica virale per il 90% delle persone in terapia) debellino il virus antro il 2030. (grassetto mio)
Le cifre parlano però di una situazione tutt’altro che di emergenza, il numero di sieropositivi che viene dato in 140.000 in Italia e 35 milioni nel mondo, un rapporto con la popolazione di riferimento di circa 0,0023 nel primo caso e 0,005 nel secondo, il che per un virus che si è diffuso dal 1981 è il dato di un fenomeno sotto controllo. Ma in realtà il fenomeno, almeno per quel che riguarda l’Italia è ben più che sotto controllo, è in costante diminuzione da anni

Secondo l’autore il fatto che ci siano solo 140 mila sieropositivi in Italia e solo 35 milioni nel mondo dimostrerebbe che è ora di fregarsene. Oramai il pericolo è scampato, tanto 35 milioni in più o in meno su 7 miliardi mica cambia qualcosa, siamo già in troppi così, o sbaglio? Nel 2013 sono morte più di un milione e mezzo di persone, tutto sommato poca roba per lui. Alle figure che vengono usate per dimostrare che l’AIDS non è più un pericolo aggiungo questa

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Dopo il picco del 1995, nel giro di qualche anno il numero dei contagi diagnosticati si è dimezzato ed effettivamente il trend è in moderato calo sin da allora, ma secondo voi per quale motivo i casi sono diminuiti? Sarà forse per via della prevenzione? Sarà per via delle campagne informative? Magari il virus si è stufato e ha deciso di smettere di infettare le persone, o forse sono migliorate le condizioni igieniche, è così che funziona coi virus mi sembra. Questo è esattamente lo stesso modo idiota di ragionare di chi sostiene essere inutile vaccinare perché tanto queste malattie non ci sono più, decidendo di fregarsene del motivo principale della loro “scomparsa”, che sono proprio i vaccini!

L’autore sembra quasi lamentarsi che su molte testate sia stato dato spazio alla giornata mondiale sull’AIDS, dopotutto è tutto sotto controllo, e critica due parti di un articolo del Corriere dove si parla della paura da parte di molte ragazze di essere giudicate perché in possesso di preservativi e della rimozione di due distributori di preservativi in un liceo romano. Entrambe le critiche si basano principalmente su opinioni personali, ma ci viene data dimostrazione della necessità di manipolare la realtà per accomodarla al proprio punto di vista. Leggete un po’ qui

Mi complimento con i ragazzi del liceo romano che non hanno comprato i preservativi dai distributori della scuola, vuol dire che a scuola ancora non si va per copulare. Quello che sfugge agli esponenti della Lila è che i distributori automatici nei luoghi pubblici sono legati all’uso del prodotto in quel luogo, così se metto un distributore del caffè o di merendine, è perché durante la giornata a scuola ci sono momenti di pausa in cui si può prendere un caffè o mangiare una merendina, non ho mai visto nessuno prendere un caffè in ufficio e portarselo a casa, o acquistare una cornetto in cellophane per gustarselo la sera con gli ospiti. E poiché non risulta che in nessuna scuola, statale o paritaria che sia, sia stata ancora contemplata una pausa “accoppiamento”, non si capisce cosa ci stessero a fare i distributori di preservativi. L’unico utilizzo ce viene in mente avrebbe potuto essere quello di farne dei gavettoni, ma è qualcosa che in genere si fa solo a fine anno e francamente l’attività non sarebbe redditizia. Stendiamo poi un velo pietoso sul fatto che negli USA usare il preservativo sia addirittura un motivo di vanto, immaginiamo per favore la scena di un tizio che si vanta… vabbè. (grassetto mio)

Il ragionamento sul consumo al distributore di un prodotto è da premio Nobel, onestamente non so come commentarlo. È chiaro che questa persona non abbia mai acquistato dei preservativi e non sia in grado di capire, soprattutto per i giovani, l’imbarazzo nell’andare a comprare questo tipo di prodotto. Non che ne sia un gran consumatore – ma per motivi di altra natura – ma un distributore automatico permette di acquistare i preservativi senza doversi interfacciare con un’altra persona evitando così imbarazzo e la paura di un giudizio sulla propria sessualità, che sono i principali fattori che ne limitano l’uso tra i giovani. Ovviamente se poi si parte dall’idea che i preservativi siano inutili arrivare a questi ragionamenti perversi il passo è molto breve, infatti

-il rischio di contrarre l’HIV nei rapporti eterosessuali con persone contagiate è estremamente basso, dell’ordine di 4/8 possibilità ogni 10.000 rapporti.
cdc

Da questa frase e questa tabella deriva il titolo fantastico che  Losai è riuscito a partorire. Il ragionamento è questo: dato che su 10 mila rapporti sessuali vaginali solo 8 porteranno ad un contagio di HIV è inutile usare il preservativo, toccherà mica a me quelle misere otto volte, impossibile. Oppure basterebbe sapere quali 8 volte lo dovrò portare e sono a posto, facile. Ovviamente dimenticandosi il fattore di rischio dei rapporti anali che, logicamente, l’autore non prende neanche in considerazione come possibili rapporti eterosessuali, logico.

Ci sono due considerazioni molto importanti da fare, a prescindere dal fatto che siano rapporti omosessuali o eterosessuali

  • il preservativo non serve solo a prevenire l’AIDS, ci sono molte altre malattie trasmissibili sessualmente che sono veramente poco simpatiche
  • dall’AIDS non si guarisce. Un malato oggi può vivere anche per moltissimi anni, ma non è un raffreddore

Le malattie sessualmente trasmissibili sono molte, pericolose, e a loro volta possono aumentare di molto il fattore di rischio per quanto riguarda il contagio del virus HIV. È molto utile farsi una cultura su questi argomenti, non mettere la testa sotto la sabbia come suggerisce Losai o Pennetta. I dati più recenti li potete trovare sul sito dell’IST in questa pubblicazione di Aprile 2014. Giusto per capirci meglio

Sifilide
Se non curata, la Sifilide porta a gravi danni al sistema nervoso, con perdita della capacità di controllare i movimenti muscolari, paralisi, confusione mentale, sviluppo di demenza, cecità, meningite. Infine sopraggiunge la morte.
Condilomi
Oltre ad aumentare il rischio di contrarre il virus dell’HIV, i Condilomi possono portare al cancro. Va però precisato che non tutti i tipi di condiloma evolvono a tumore! Tuttavia è sempre meglio rimuoverli quanto prima, anche per evitare che l’infezione si propaghi ad altre persone.
Ulcera molle
Possono insorgere complicanze, quali: formazione di fistole (piccoli buchi attorno ai genitali, dai quali fuoriesce pus), ulcerazione dei linfonodi, febbre.
Linfogranuloma venereo
Se non viene curata, si entra nel Terzo Stadio della malattia, in cui ricompaiono le ulcere genitali. Dopo anni si giunge a gonfiore cronico dei genitali e restringimento dell’ano.
Gonorrea
Se l’infezione non viene curata, il batterio può diffondersi a tutto il corpo compromettendo: articolazioni (artrite), cuore, pelle, occhi (congiuntivite), testicoli, prostata, vescica, fino ad arrivare a gravi infezioni e alla sterilità (soprattutto nella donna).

Queste sono solo alcune e tutte evitabili anche grazie al preservativo. Quindi no, non è vero che il preservativo sia utile solo nello 0,0008% dei casi, ma può esserlo sempre e soprattutto nei rapporti occasionali o con persone delle quali non siamo a conoscenza dello stato di salute. Non sono in grado di dare consigli su come gestire la propria vita sessuale, ma fare finta che le malattie sessuali non esistano e che il preservativo non limiti il fattore di rischio è da sconsiderati e, soprattutto, da scemi.

Un’ultima cosa che dimostra come si possano leggere i dati come ci pare e piace

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Questi dati dimostrano che in Italia la percentuale maggiore dei contagi di HIV siano dovuti a rapporti eterosessuali dalla fine degli anni 90 in poi. Usando la “logica” finora applicata dovremmo concludere che i rapporti sessuali omosessuali siano più sicuri quindi in contrasto con i dati del CDC, c’è ovviamente un problema. Invece significa che, convinti di essere protetti dalla sola statistica, chi ha un rapporto eterosessuale non usa il preservativo quando sarebbe consigliabile usarlo, diffondendo il contagio.

Il timore di ricevere l’accusa di omofobia porta a nascondere il contagio tra gli omosessuali, un timore che però è manifesto anche nello stesso documento dell’Istituto Superiore di Sanità che anziché utilizzare il termine “omosessuali maschi” usa l’acronimo MSM (Maschi che fanno Sesso con Maschi).

Che i rapporti omosessuali tra uomini siano a più alto rischio è chiaro sin dai primi anni della diffusione dell’AIDS e l’utilizzo della abbreviazione MSM è abbastanza semplice: indicare solamente “rapporti omosessuali” implicherebbe anche i rapporti tra donne e donne, che non fanno parte di quel dato. Forse Losai e Penenetta si sarebbero trovati più a loro agio se avessero usato termini più grezzi e volgari.

In sostanza si accusa di tacere sul fatto che in Italia ci sia un incremento dei contagi tra gli uomini per paura di essere accusati di omofobia. Poteva scrivere la sua opinione senza riempire l’articolo di dati manipolati e ragionamenti allucinati. Onestamente non sono d’accordo, finora è stata la convinzione della maggior sicurezza dei rapporti eterosessuali a produrre epidemie in Africa e, come abbiamo visto, attualmente è il vettore principale in Italia da qualche anno.

Le campagne di sensibilizzazione invitano TUTTI ad usare un preservativo. Il nemico è la malattia, non i gusti sessuali.  Beh, forse non per tutti.

Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.
neilperri @ butac.it
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