Il rider felice che guadagna fino a 4000 euro al mese

Dev'esser parente di Babbo Natale e l'orsetto pasquale...

Ci avete segnalato questa storia che è stata raccontata da Antonella Boralevi su La Stampa del 15 gennaio:

Da commercialista a rider felice

Nell’articolo Antonella Boralevi riporta quelle che sostiene siano le parole di un rider:

Si chiama Emiliano Zappalà, ha 35 anni. Aveva aperto uno studio di commercialista, il covid gliel’ha fatto chiudere. E lui, invece di chiedere il reddito di cittadinanza, si è messo a lavorare. Dove? In uno dei settori che il Covid ha reso vincenti: la consegna a domicilio. Business raddoppiato in 10 mesi, come il numero degli addetti. Come racconta in un’intervista al Messaggero, da quasi un anno il Dottor Zappalà è un rider di Deliveroo. Cioè fa circa 100 chilometri al giorno in bicicletta, con un borsone giallo sulle spalle e consegna pizze e pranzi e spesa. Guadagna 2000 euro netti al mese e, certi mesi, anche 4000. Uno stipendio da manager. Ed è felice.

Non ho trovato l’intervista su Il Messaggero, non ho dubbi che Boralevi l’abbia letta, magari pubblicata solo sul cartaceo, ma io non ne ho trovato traccia online se non una trascrizione su DagoSpia che come succede spesso ha ripreso il pezzo in forma completamente acritica. Onestamente, anche senza segnalazioni, la notizia mi era apparsa in bacheca e aveva solleticato quel quinto senso e mezzo da fact-checker. Ho amici che fanno o hanno fatto i rider in questi mesi di pandemia, so quanto hanno guadagnato, nessuno di loro è arrivato anche lontanamente vicino ai quattromila euro, pur facendosi un mazzo notevole. Nel frattempo ho fatto ricerche e di studi di commercialista a nome Emiliano Zappalà aperti e poi chiusi non ne ho trovati. Oltretutto onestamente posso capire che chiuda un ristoratore, magari un negoziante, ma un commercialista? Le tasse le abbiamo dovute pagare con o senza pandemia, io il mio commercialista l’ho comunque incaricato di gestire le faccende che gli competono e pagato, anzi, proprio grazie al commercialista tanti hanno potuto chiedere contributi e ristori nella maniera corretta.

Ma andiamo avanti, non sono il solo a cui la storia è risultata strana. L’amica giornalista Charlotte Matteini si è messa d’impegno e ha pubblicato un bell’articolo sul suo blog che pone molti dubbi sulla vicenda. Vi riporto dal suo esame i punti che ritengo più importanti:

  • Nessun Emiliano Zappalà risulta essere iscritto all’ordine dei commercialisti: Antonella Boralevi ha verificato la storia prima di pubblicarla condendola con considerazione abbastanza fuorvianti sul reddito di cittadinanza che, sebbene non sia una misura perfetta, ha dato la possibilità a molte persone di poter sopravvivere in mancanza di un reddito da lavoro o di disoccupazione involontaria?
  • Di questo Emiliano Zappalà non si trovano riferimenti sui social network.
  • Nei gruppi Facebook di Deliveroo fino a poco tempo fa imperversava un certo “Emanuele Zappalà”, che pareva un ventriloquo di Assodelivery, l’associazione di categoria che raggruppa le varie piattaforme di delivery che operano in Italia, presieduta da Matteo Sarzana, General Manager di Deliveroo Italia.

Su Open il collega David Puente mette in evidenza un commento firmato da tal Emanuele Zappalà, pubblicato in risposta a un post di Osvaldo Danzi su Linkedin, post che metteva in dubbio tutta la vicenda. Ecco che scopriamo che lo stesso difficilmente poteva essere iscritto all’Ordine dei Commercialisti:

Ci sono inesattezze, il rider sono io emanuele zappala età 37 anni, ho studiato ragioneria, sono stato tirocinante in uno studio commercialistico addetto alle buste paga. Ho anche altre esperienze lavorative, non sono passato direttamente dal commercialista al rider, sicuro al telefono ci siamo capiti male . Detto questo come detto mille volte , ho guadagni per dimostrare il tutto, e sono a disposizione di chiunque voglia fare una giornata di lavoro con me, al signor danzi l’ho proposto mille volte , e ne approfitto per riproporlo. Saluti

Danzi in risposta a Zappalà conferma i dubbi che anche Charlotte aveva espresso nel suo articolo sul blog:

Emanuele non è la prima volta che quando Deliveroo viene beccata in castagna Lei intervenga e salvargli i fondelli. Il Suo profilo Linkedin è stato creato ad hoc un anno fa quando vennero fuori i primi scandali riportati da Report relativi al cottimo e in particolar modo riferito ai sindacati gialli che in Italia non si vedevano da trent’anni.

Mentre tutti i Suoi colleghi scioperavano per le condizioni degradanti, Lei continuava a sostenere il Suo capo nel dichiarare cifre sballate e bugie sconfessate da ogni singolo tribunale di questo Paese. Riesce a calpestare la Sua dignità a tal punto da spacciarsi per il protagonista di questa miserabile storia svendendo il Suo cognome (incredibilmente non è riuscito a farsi cambiare il nome per renderla ancor più credibile). Nel Suo profilo si legge chiaramente il possesso di Terza Media con il quale dubito abbia potuto fare pratica da un commercialista.

Per sostenere le Sue bugie posta lo screenshot di una giornata in cui ha guadagnato 130 euro mance incluse. Peccato che sia riferito ad una giornata irripetibile – e irripetuta – di aprile dello scorso anno.

Lei dovrebbe solo vergognarsi.

Dubbi che erano riportati anche su The Submarine. Insomma, siamo di fronte a una storia che presenta molte più incertezze e incoerenze che fatti verificati. Storia che però ha fatto il giro del web. Antonella Boralevi pubblicherà una seconda puntata dove racconterà le incomprensioni con Zappalà? Farà quelle verifiche che dovrebbero essere la base di ogni articolo di giornale? O continuerà a fidarsi di quello che legge su altre testate?

Non credo visto che dopo le prime critiche e il commento di Zappalà al post di Danzi ha solo aggiunto questo in coda al suo articolo:

NOTA: La realtà non è uguale per tutti, come racconta Emiliano Zappalà, Non tutti i rider guadagnano le cifre che indica Zappalà, anzi secondo studi e statistiche recentissime i rider guadagnano mediamente 839 euro mensili, circa 7,50 euro lordi l’ora. Zappalà, inoltre, nell’intervista rilasciata a un altro quotidiano parla del suo precedente lavoro di commercialista (in realtà ha puntualizzato che è stato tirocinante con uno studio per la consulenza buste paga) e che i suoi cento chilometri al giorno non li fa in bici

Ecco io invece vorrei che La Stampa dedicasse alla vicenda un intero articolo magari indagando su come Il Messaggero abbia fatto l’intervista e su tutti gli altri punti oscuri evidenziati dai colleghi prima di noi.

Io credo che il rider che fa quattromila euro al mese potrebbe essere usato in questa vecchia gag di Chasing Amy:

Non credo serva aggiungere altro

maicolengel at butac punto it

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