Il suicidio di Prince Jerry

Tra le tante segnalazioni giunte nei giorni scorsi una è stata ripetuta più volte. In alcuni casi quasi a mo’ di sfida:

Ciao. Potreste smentire la bufala di Prince Jerry, il nigeriano “morto suicida per colpa del decreto Salvini”? Il permesso non gli era stato rinnovato il 30 luglio (ben prima della legge sicurezza di Salvini) e poi non si è suicidato ma stava semplicemente (ed incautamente) attraversando i binari. Sapendo che non siete assolutamente di parte, mi aspetto a breve un vostro articolo.

Non un link (come sarebbe d’uopo quando si fa una segnalazione), ma non serve, la storia l’abbiamo vista in tante altre segnalazioni e sicuramente merita un approfondimento.

Ogni parte politica ha le sue convinzioni. Da un lato alcuni hanno abbracciato il personaggio morto tragicamente sotto le ruote come simbolo del male che può fare il Decreto Sicurezza firmato dal governo in carica, dall’altro chi è convinto che in realtà le cose stiano in maniera completamente differente.

La verità? La verità sta dove stanno i fatti, quelli verificabili. I primi a dare la notizia lunedì 28 gennaio sono le testate locali:

Alessandria Oggi:

Secondo quanto ricostruito dalla Polfer giunta subito sul posto assieme ai Carabinieri, 118 e Vigili del Fuoco, il giovane è finito sul binario proprio nel momento in cui arrivava il treno che aveva già rallentato la sua corsa. Una tragedia che si è svolta in pochi, drammatici, secondi: solo all’ultimo, infatti, il macchinista si è accorto del ragazzo finito sui binari e non ha potuto far nulla per evitare l’impatto. Il nigeriano è stato investito in pieno ed è morto sul colpo. Esclusa da subito, da parte degli inquirenti, l’ipotesi del suicidio.

Il Piccolo.net:

Un giovane nigeriano si è suicidato questo pomeriggio alla stazione ferroviaria di Tortona: il gesto alle 13.15 dalla banchina, in quel momento particolarmente affollata. Il 25enne, residente a Genova, si è gettato sul binario all’arrivo del convoglio Trenord 3987 Genova-Milano, e non è stato possibile in alcun modo fermarlo.

La Stampa ed.Alessandria:

Non una donna, ma un giovane nigeriano di 25 anni, è morto alle 13,30 di oggi 28 gennaio in stazione a Tortona. È caduto sul binario mentre il treno era in transito ed è stato travolto. Tutto lascia presupporre che sia stata una disgrazia. Forse l’extracomunitario è stato «agganciato» dal treno in corsa.

Oggi Cronaca (che riporta l’articolo più dettagliato in merito all’incidente):

Le fonti ufficiali, come capita sempre in questi casi non escludono nessuna ipotesi e neppure quella del suicidio ma, a quanto pare, sembra trattarsi veramente un episodio accidentale.

La dinamica naturalmente è ancora al vaglio delle forze dell’ordine che al momento in cui scriviamo sono ancora sul posto, tuttavia l’ipotesi accidentale sembra la più certa: il giovane, infatti, è stato visto pochi minuti prima dell’incidente mentre parlava con qualcuno e – secondo le testimonianze – non sembrava affatto avere l’atteggiamento di chi intende suicidarsi.

Qualcuno afferma che il 24 enne, finita la conversazione abbia attraversato i binari proprio mentre arrivava il convoglio ed è stato investito.

Comunque sembra che ad assistere alla scena ci sia stato un testimone che al momento in cui scriviamo sta rendendo apposita deposizione alla Polizia ferroviaria.

Non vedo una linea certa, tutti la buttano là. La certezza, quella su cui si basano tutti i titoli successivi dei giornali, è quella data dalle parole di Monsignor Giacomo Martino, come le riporta ANSA il 31 gennaio:

Uno dei nostri ragazzi di Multedo, Prince Jerry, dopo essere stato diniegato prima di Natale e scoprendo che non avrebbe potuto contare neppure sul permesso umanitario che è stato annullato dal recente Decreto, si è tolto la vita buttandosi sotto un treno…

a cui ha aggiunto:

Non desidero in nessun modo che questo ragazzo e la sua triste storia vengano strumentalizzate per discorsi diversi da quelli di compassione per una vita stroncata e di un lungo sogno interrotto…

Ma sono state davvero queste le parole di Monsignore? Su Facebook, come ha notato anche l’amico David Puente, lo stesso si esprime in altra maniera:

Questa sera è impropriamente girato un mio post privato scritto ai membri più stretti della mia Comunità parrocchiale.
Erano parole di dolore e di sofferenza personale confidate a degli amici.
Avevo scelto di non parlare di Prince Jerry per rispettare il dolore della sua morte e desolazione.
Vi sono indagini giudiziarie che stanno stabilendo esattamente i fatti ed eventuali responsabilità.
Non desidero in nessun modo che questo ragazzo e la sua triste storia vengano strumentalizzate per discorsi diversi da quelli di compassione per una vita stroncata e di un lungo sogno interrotto.
Venerdì 1 febbraio alle 11:30, è vero, ci sarà il funerale nella Chiesa dell’Annunziata dove, come cristiano, lo saluteremo affidando il suo sogno al Dio che sogna con noi, al Dio che rende reali i nostri sogni così come farà con quelli di Prince…. per sempre.

Non si parla di suicidio, e spiega chiaramente che ci sono indagini in corso.
Da qui si passa a un ulteriore elemento che appare sui giornali:

Migrante 25enne si uccide gettandosi sotto il treno per permesso di soggiorno negato
„Lunedì mattina ha quindi raggiunto Tortona, ha fatto un’ultima telefonata ai suoi amici della cooperativa e poi si è gettato sui binari: impossibile, per il macchinista, impedire la tragedia, un gesto compiuto con determinazione dopo settimane di amarezza e riflessioni sul futuro incerto.“

La telefonata è riportata sempre con le parole di Giacomo Martino da Repubblica:

Eravate sempre in contatto?
«Ultimamente un po’ meno, ma continuavamo a seguirlo. Anche chi lo ha raggiunto quel giorno telefonicamente, ricordandogli dell’appuntamento che aveva fissato qui da noi si è subito accorto che qualcosa non funzionava».

In che senso?
«Gli abbiamo ricordato che lo stavamo aspettando per le 13,30, lui ha risposto “Scusa”. Poi più nulla fino a quel gesto».

Prince Jerry è finito sotto al treno alle 13:31.

Io non sono nessuno per poter verificare più di quanto già tante altre testate hanno riportato, credo che siano gli inquirenti a dover fare chiarezza su tutte le diverse dichiarazioni riportate dai giornali. Ma c’è un’altra questione su cui occorre fare chiarezza.

Il permesso di soggiorno negato.

Colpa del precedente governo?

Come riporta Repubblica:

Il ragazzo, dicono dal Viminale, “aveva avuto risposta negativa alla richiesta di protezione internazionale e umanitaria il 30 luglio scorso, quando il decreto Salvini non era in vigore, ricevendo la notifica il 17 dicembre 2018”. Lo stesso aveva poi “deciso di fare ricorso lo scorso 15 gennaio”.

Tracciamo i puntini:

Il 30 luglio scorso era stato deciso di non accettare la richiesta di protezione internazionale, il ragazzo ha fatto ricorso il 15 gennaio, probabilmente chiedendo asilo per altre motivazioni. Per le nuove regole del decreto sicurezza non rientrava (forse) più nemmeno in altri parametri per chiedere permessi o vincere ricorsi (o almeno è quanto ha capito Giacomo Martino e quanto è stato riferito da lui ai giornali). Il decreto Salvini è in vigore dal 5 ottobre 2018, la risposta alla richiesta di Prince Jerry viene notificata il 17 dicembre, è abbastanza normale che, nel caso, sia lui che i suoi amici abbiano collegato i due fatti. I giornalisti ovviamente non potevano a loro volta sapere, senza una dichiarazione ufficiale del Viminale, di quando fossero la richiesta e la risposta alla stessa.

Il diniego al permesso è conseguenza di regole approvate dal Parlamento, come lo sono quelle del Decreto Sicurezza in vigore al momento, poco conta come il Parlamento sia formato. Si tratta di democrazia: a meno che non venga ravvisato un errore nella bocciatura al permesso di Prince Jerry è semplicemente l’esito, anche se tragico, di una valutazione oggettiva. Io, semplice blogger, non sono nessuno per dare un giudizio su quelle regole. Quanto succede In Italia non è altro che la dimostrazione che già prima dell’attuale Decreto Sicurezza non accettavamo neanche giovani in gamba come Prince Jerry, quando non arrivano da Paesi in guerra e non sono profughi che necessitano di aiuto. Oggi le maglie sono più strette ancora, merito del nuovo Decreto, ma prevenire che quanto accaduto possa succedere ancora dovrebbe essere una priorità.

Perché alla fine…

Quando qualcuno si suicida al massimo la “colpa” va attribuita al sistema intero, non si può sentire che è “colpa della scuola”, “colpa della crisi”, “colpa del divorzio”, “colpa del matrimonio”, “colpa della solitudine”. No, l’unica colpa ce l’ha il sistema nella sua interezza. Pur avendo un basso numero di suicidi nel nostro Paese siamo comunque molto indietro rispetto all’estero in termini di comunicazione e prevenzione (basta pensare ai tanti passi falsi col “gioco della balena azzurra”).

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it