Indignazione senza scadenza


Su certe notizie dovrebbero mettere un bollino in evidenza: da consumarsi preferibilmente entro il e la data entro cui ha senso condividerle. Oggi facciamo un gioco, c’è una notizia che mi avete segnalato che viene pubblicata su Facebook il 1 novembre così:

Non c’è un link a un articolo, solo uno screenshot, chiunque abbia scelto di condividere l’articolo online in questa maniera l’ha fatto consciamente. Ha dovuto impiegare più tempo di una normale condivisione, ha dovuto fare uno screenshot, inquadrando bene tutto il testo necessario, ma perché perdere questo tempo?

Per evitare di raccontare che il fatto, vero, risale a ottobre 2017. Una notizia di due anni fa condivisa come se fosse fresca, evitando link a qualsiasi articolo di approfondimento. Link che sarebbero serviti perlomeno a inquadrare i contorni del crimine e magari a scoprire che i giovani erano stati identificati, arrestati e anche condannati. Ma perché spiegare queste cose quando si può rimettere in giro la notizia facendo finta che sia una news? So già che alcuni di voi mi diranno, eh vabbè, però la notizia è vera. E avete solo ragione, la notizia è vera, e questo va chiarito; ma facendola girare più volte, soprattutto tramite screenshot, chi la vede, non riuscendo a datarla, crede che siano più crimini uguali o simili, e non trovandone traccia sui giornali si convince pure che sia in atto un tentativo di censurare le notizie che hanno gli immigrati come protagonisti negativi. Non sto difendendo gli autori della violenza, che sono appunto già stati condannati, ma sono da condannare non in quanto stranieri, ma criminali.

Gli avvelenatori di pozzi agiscono anche in questa maniera, e si nascondono ovunque. Chi progetta questi modi comunicativi sono anni che studia la rete e i sistemi per veicolarne l’informazione nella maniera più incisiva per curare i propri interessi.

maicolengel at butac punto it
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