Io sono Italia e l’aggressione antifascista

ARTICOLO AGGIORNATO alle ore 20:03

Io sono Italia è un profilo social che esiste su svariate piattaforme, da qualche tempo diffonde disinformazione a senso unico, e ci è già capitato di trattare notizie apparse su quelle bacheche.

Oggi parliamo di un post, già ripreso sia da VoxNews che da Radio Savana (e da questi ultimi poi rimosso senza spiegazioni) che racconta una storia decisamente brutta, fosse vera, ma che da parte dei carabinieri non trova alcuna conferma.

Il testo del post, decisamente lungo, è questo:

Non so nemmeno se dovrei scriverne di ciò che mi è accaduto ieri a Brescia, ma lo farò solo per informarvi e per invitarvi a stare attenti perché in giro c’è veramente della gente malata. Ieri pomeriggio mi trovavo nei pressi dell’Esse lunga di via Milano con un paio di amici della Lega Giovani. Stavamo parlando tra di noi e io come al solito portavo il mio baschetto amaranto con la spilla degli arditi. Spilletta che evidentemente non è passata inosservata a due individui vestiti come straccioni e la testa piena di rasta. Si sono messi a qualche metro da noi a fumare e ho subito notato che armeggiavano coi telefonini, scattavano foto. Giovanni, il mio amico, mi aveva informata che uno di quelli lo conosceva, che era uno sfattone che fino a qualche tempo fa abitava in un appartamento in affitto nella sua via prima di essere sfrattato perché faceva sempre casini. Il tipo secondo Giovanni frequentava anche un centro sociale che era lì a qualche centinaio di metri da noi in Via Industriale. Non erano passati nemmeno dieci minuti, noi ragazzi parlavamo tra di noi compiacendoci dei successi ottenuti dalla Borgonzoni in Emilia quando abbiamo visto arrivare altri quattro brutti ceffi che camminavano dritti verso di noi con i cappucci delle felpe tirati sulla testa. Questi ci arrivano vicino e nel contempo si avvicinarono anche i due rastoni che avevamo notato prima accerchiandoci. Un tipo viene dritto da me ad un palmo dal muso e mi dice:

“ehi tu sei la stronzetta fascista di Facebook vero? Ti abbiamo riconosciuta fascistella! Pensavi di passare inosservata in questa zona? Qui ci lasci la pelle merdosa puttana fascioleghista!”

Ricordo il suo alito fetido che sapeva di acido e birra, io resto comunque ferma davanti a lui, immobile, non voglio avere paura, mi limito a guardarlo in faccia senza abbassare mai lo sguardo. Così mi accorgo che il tipo tira fuori le mani dalle tasche del parka che indossava, le alza entrambe verso la testa per aggiustarsi il cappuccio della felpa che tira appena più in giù sul volto per non farsi guardare negli occhi e il figlio di puttana parte con una gomitata che mi becca dritta in faccia in piena fronte e sull’occhio sinistro. Io cado all’indietro stordita, la vista mi si offusca, e vedo che gli altri sodali del bastardo aggrediscono Giovanni e Pietro che cercano di difendersi meglio che possono. Pietro per fortuna fa arti marziali, non è uno che parla tanto, fa MMA, non è particolarmente grosso, ma è un vero fascio di nervi. Devo ringraziare lui se sono viva perché deve avergli fatto davvero male a quei bastardi senza onore. La colluttazione è durata forse un minuto, non di più, eppure in un solo minuto, le mani di Pietro, le sue scarpe e le facce di tre di quegli aggressori erano ricoperti di sangue. C’era sangue anche sui miei vestiti, schizzi che mi avevano raggiunta e io mi auguro solo che nessuno di quei figli di puttana drogati avesse l’AIDS.
Me lo auguro più che altro per Pietro perché nel pestarli si è ferito le mani. Nel frattempo erano accorse anche alcune persone sul luogo dell’aggressione che avevano visto il tutto è urlavano parole di rabbia contro quei disgraziati. Chi in dialetto è chi in italiano credetemi ha avuto modo di sfogarsi e così le zecche rosse, vedendo che la situazione peggiorava sempre più a loro sfavore sono fuggiti via, su una macchina che li aspettava poco più avanti e che è partita sgommando. Qualcuno dei presenti però pare sia riuscito a prendere almeno parzialmente il numero di targa.
Una signora imbestialita mi ha aiutata a rialzarmi e nel frattempo è arrivata anche una pattuglia dei carabinieri e di lì a pochissimo anche l’autoambulanza. Mi hanno medicata e portata agli spedali civili per maggiori accertamenti. Un carabiniere, è stato particolarmente gentile, mi ha tenuto la mano per qualche minuto era anche un gran figo di origine sarda. Dal nervoso che avevo e per mera reazione a quella violenza ho pianto e credo di avergli bagnato anche la sua bella divisa che profumava di buono e pulito. Ho pianto perché mi hanno colpita vigliaccamente e non ho potuto né reagire, né essere utile ai miei amici aiutandoli a difendersi.
Ecco il mio sabato pomeriggio in centro a Brescia, ecco fin dove può arrivare l’odio antifascista in un momento storico dove sui social viene etichettato come fascista tutto ciò che è diverso come pensiero. Un odio di cui dubito parleranno i giornali, nemmeno quelli locali tutti conformati alla sinistra. Odio che può arrivare a colpire chiunque nelle nostre città, giovane o anziano che sia. Odio che colpisce chiunque venga considerato fascioleghista da questi disgraziati rincoglioniti dalle ideologie dell’ANPI, della CGIL, del PD e che fermentano trasformandosi poi in veri e propri atti criminali che partono dai centri sociali. Disgraziati che vengono mobilitati nelle piazze di mezza Italia per fargli cantare bella ciao e fargli credere che devono rappresentare i nuovi eroi di una farsa di resistenza dove possono sentirsi autorizzati ad ogni forma di violenza verso persone civili che semplicemente hanno un pensiero diverso dal loro.

E non vi dico come hanno reagito i miei quando giunti in ospedale si sono visti una giovane figlia appena quindicenne rovinata in quel modo.

Ora però basta scrivere perché mi gira un po’ la testa. Non ho traumi importanti, ma la botta che ho preso mi ha un po’ stordita. Prometto di riprendermi presto.

Ciao cari amici. Vi voglio bene!

Se l’avete letto fino in fondo è detto chiaramente che siano intervenuti i carabinieri, io ho sentito sia il Comando provinciale sia altri due uffici della zona, nessuno ne sa nulla, loro non sono mai intervenuti. La notizia l’hanno appresa dalle chiamate mie e di altri che cercavano di verificare la storia.

Trauma oculare

Io Sono Italia insiste, sul suo profilo Facebook mostra anche una parte di un certificato medico di dimissione, dove si parla di trauma oculare sinistro e arcata dentaria inferiore a seguito di aggressione:

Ovviamente l’ospedale di Brescia non rilascia informazioni in merito, la privacy è tutto.

AGGIORNAMENTO

Una segnalazione inaspettata ci ha portato a trovare quella che pare la fonte di questo referto, un post, ora rimosso, che parlava di un aggressione a un 13enne a scuola. Aggressione che risale a maggio 2019:

Aggressione confermata da svariati articoli di giornale dell’epoca.

In mancanza di conferme da parte delle Forze dell’Ordine condividere significa comunque fidarsi di un profilo social che da tempo condivide disinformazione di parte. Ha senso?

Il papa, gli “immigrati” e Io sono Italia

Nel trattare questa storia mi è capitato di fare un giretto sulla bacheca di Io Sono Italia, e mi sono trovato davanti questo post:

Un papa che picchia i fedeli cristiani, un papa che però lava i piedi ai clandestini grazie ai quali si genera un business che vale più della prostituzione e della droga messi assieme e che serve a finanziare l’acquisto di armi per scatenare guerre nei loro paesi di origine;
un papa che se ne frega di 2 milioni e 400 mila bambini italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta tanto da non menzionarli mai nelle sue omelie; un papa che però si prostra e bacia, non i piedi, ma le scarpe ai rappresentanti di quell’Islam che trucida i cristiani bruciandoli nelle chiese.

Ecco, questo è il papa che compiace le anime belle della nostra società corrotta.

Mi chiedo però se sia davvero questo il papa che ci meritiamo. Voi cosa ne dite?

Accompagnato da questa foto:

Quelli nella foto, checché ne dica Io sono Italia, non sono immigrati clandestini, ma governanti del Sudan, a cui il Papa ad aprile 2019 baciava i piedi, chiedendo di rispettare l’armistizio che era appena stato firmato per proteggere migliaia di civili innocenti.

Io sono Italia con post come questo qui sopra sparge odio razziale, e spero prima o poi qualche questura abbia la voglia di sanzionarla. Sarebbe da domandarsi a chi giovi questo modo d’informare, ma sono domande la cui risposta non spetta a me.

Concludendo

Non credo si possa aggiungere altro, conto che tutti quelli che la stanno diffondendo sui loro profili social (e ancor peggio su Whatsapp e Telegram) la cancellino, e facciano presente agli amici che l’hanno condivisa che si tratta di una notizia infondata. Ovviamente posso fare poco per il post apparso su VK da cui tutti stanno copiando a mani basse testo e fotografia. Anche alcuni di coloro che seguono me su Facebook ieri mattina la stavano condividendo, e la cosa non può farmi che immenso dispiacere visto che sono anni che vi dico che, senza prove a conferma, condividere una storia di denuncia sui social è sbagliato. Ma è evidente che a volte ci sono persone che non hanno nessuna voglia di stare ad ascoltare.

Quello che potevo fare, chiamando questure e comandi provinciali, l’ho fatto.

maicolengel at butac punto it
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