Giornalismo e incapacità nel leggere i dati

In Israele, in ospedale più della metà sono vaccinati

Oggi trattiamo una notizia grazie alla segnalazione di un amico che ci ha aiutato anche a buttare giù i dati utili a sbufalarla. Partiamo da un breve pezzo pubblicato su Il Tempo, e poi ripreso da altri, titolo:

Malati gravi in ospedale, più della metà sono vaccinati. Allarme da Israele

L’articolo – se così possiamo definire un trafiletto di sei righe o poco più – del 23 luglio, condiviso su tutte le bacheche no vax del Paese, ci racconta che:

Doccia fredda da Israele. Il “Jerusalem Post” pubblica una notizia che farà discutere. E getta qualche ombra sull’efficacia dei vaccini. Al momento in Israele più della metà dei pazienti ricoverati in ospedale in gravi condizioni sono vaccinati. Nell’articolo del “Jerusalem Post” si legge: “Al momento circa il 60% dei pazienti in gravi condizioni sono stati vaccinati. Inoltre, secondo i ricercatori dell’Università ebraica di Gerusalemme, circa il 90% dei nuovi contagi sopra i 50 anni sono vaccinati con due dosi“.

Null’altro, non un link all’articolo del Jerusalem Post (come vorrebbe netiquette, visto che si sta citando qualcun altro), non un singolo richiamo a questi dati. Sei righe che servono solo a gettare confusione sull’efficacia del vaccino. La prima cosa da fare è cercare l’articolo che Il Tempo ha evitato di linkare. Nel cercarlo ne trovo uno un filo più recente, sempre pubblicato dal Jerusalem Post, ma che affronta proprio quanto riportato da Il Tempo.

Titolo e sottotitolo credo potremmo vederli come messaggi in bottiglia per la redazione de Il Tempo:

Anti-vaxxers hijacking Israel’s COVID data – here’s why they are wrong

Anti-vaxxers might be loud but their claims border on lunacy. The vaccines don’t protect as well against the Delta variant, but they are certainly playing a key role in keeping Israelis safe.

Che tradotti:

Anti vaccinisti che dirottano i dati COVID di Israele: ecco perché si sbagliano

Gli anti-vaccinisti saranno pure rumorosi, ma le loro affermazioni rasentano la follia. I vaccini non proteggono altrettanto bene contro la variante Delta, ma stanno sicuramente giocando un ruolo chiave nel mantenere al sicuro gli israeliani.

Di tutto l’articolo vi riporto le parti più importanti (ma a differenza de Il Tempo noi ve lo abbiamo linkato, così che possiate leggere tutto l’articolo):

…guardare al numero totale di nuovi casi o alla percentuale totale di persone vaccinate ricoverate in ospedale è “totalmente fuorviante”, secondo il prof. Eyal Leshem, direttore del Centro per la medicina di viaggio e le malattie tropicali dello Sheba Medical Center. Ha detto che il numero da considerare non è il numero assoluto di pazienti vaccinati che sono infetti da COVID, ma piuttosto il tasso.
… per semplificare diciamo che ci sono 1 milione di israeliani che sono stati vaccinati e 100 di loro hanno contratto una malattia grave. Allo stesso tempo, ci sono 100.000 israeliani non vaccinati e 100 di loro hanno anche contratto una malattia grave. Circa il 50% dei casi gravi verrebbe vaccinato. Tuttavia, solo lo 0,01% delle persone vaccinate avrebbe sviluppato una malattia grave, rispetto allo 0,1% della popolazione non vaccinata.

Io lo so che sai hai studiato poco o male la matematica a scuola tra 0,01% e 0,1% non vedi grande differenza, ma la differenza, come dimostra l’esempio fatto dal prof. Lershem è immensa.

Quello che va evidenziato è che se ci sono soggetti che credono a questa disinformazione sistematica è colpa di redazioni come quella de Il Tempo, che di raccontare le cose nella loro interezza, o fornendo le fonti consultabili dei loro dati, se ne infischiano. Vedete, nel caso in esame il Jerusalem Post, nel suo articolo originale da cui la testata romana ha ricavato le sei righe di cui sopra, spiegava tutto per bene, riportando sì i numeri citati da Il Tempo ma inquadrandoli nella maniera corretta. Evitare di citare le fonti è sempre sintomo di possibile disinformazione, diffidate ogni volta che non vedete un link diretto alla notizia originale. Nel 2021 le testate giornalistiche che non si adattano a usare i link, a mio avviso, dovrebbero chiudere.

Non credo di dover aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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