Istigazione al suicidio?

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Da qualche mese gira la storia di questo gruppo che vorrebbe farsi portavoce degli italiani in crisi e denunciare il governo. Motivo della denuncia? Istigazione al suicidio.
Il gruppo esiste, come anche gli studi legali citati. Quella che invece risulta abbastanza strana è la motivazione del gruppo, definito Comitato Popolare Art.580 c.p. So cos’è l’empatia: capisco il loro sentirsi disperati, il loro sentirsi abbandonati, ma da qui a giustificare il comitato o trovare sensate le ragioni della sua esistenza ce ne passa.
La crisi è nera, è arrivata in buona parte del mondo occidentale – e non solo – e ha causato danni. Il danno più grosso è sicuramente la disoccupazione, ma lo Stato non può essere ritenuto colpevole della crisi. Allo stesso modo, non si può parlare di “colpe” quando un imprenditore rischia il proprio posto, con possibilità di piccoli o grandi guadagni come anche di piccole e grandi perdite. Sta alla capacità dell’imprenditore sapere o meno prevedere queste cose, non dello Stato di fargli da balia!
Lo Stato può creare ammortizzatori sociali, ma non può perdonare chi ha sbagliato, chi non ha saputo prevedere né pianificare. Quelli tristemente hanno giocato sulla propria pelle e qualsiasi errore commesso lo devono magari alla poca esperienza. Se vuoi fare l’imprenditore, sai che dopo sarà tutto colpa o merito tuo: devi stare attento, sai che stai rischiando.
Se giochi a poker è colpa del tuo avversario se perdi anche le mutande? Non credo. Estendendo il ragionamento, gli avversari sono TUTTI gli altri sulla piazza, nessuno escluso. Puoi vivacchiare, tentare di emergere, ma mai e poi mai dovresti impigrirti o non studiare la materia a fondo: il rischio è perderci tutto, come tristemente è successo a tanta gente. E ancora, non ne ha colpa lo Stato. Non c’è nessun appiglio per vedere, in uno Stato che esige il pagamento delle tasse evase, “l’istigazione a delinquere”. Nessuno.
Chi non ha pagato le tasse e ora ha Equitalia alle calcagna non ha nulla di diverso da tutti noi. Essere un cittadino lavoratore comporta diritti e doveri: se a lui viene concesso di non pagare quelle tasse che lui reputa ingiuste, perché dovremmo pagarle noi? È questo l’inghippo.  Chi denuncia lo Stato per Istigazione al suicidio è strangolato dalle tasse; giuste o ingiuste che siano, sono le stesse per tutti noi e vorrebbe che lo Stato gli concedesse di non pagarle. Solo così, illudendosi, sarebbe sollevato dalla crisi.
Sia chiaro, io non faccio una colpa ai soggetti; in tempi di crisi è giusto tentarle davvero tutte, perciò fate pure. Ma a chi si domanda se ci sia qualcosa di serio dietro quel gruppo… ebbene no. Si trattano di atti inutili che possono solo ritardare il patatrac finale. Come si può dire per tutte le altre fuffe simili che hanno iniziato a girare negli ultimi mesi, dal N.A.C. alla Sovranità e non solo. Il gioco è sempre e uno solo: evitare di pagare, in un modo o nell’altro. Spesso sono arrivato a vedere come gli studi legali patrocinanti non facessero altro che raccogliere miniparcelle per la presentazione delle denunce. Miniparcelle a fondo perduto, visto che nessun giudice prenderà mai in mano la cosa.
Basterebbe leggersi alcuni dei post sul sito del Comitato per capire il problema di fondo. Mi sono fatto un giretto e sì, mi son trovato davanti a storie di crisi, ma anche di tanta ingenuità mal consigliata.
Una ragazza racconta la sua storia prima di precaria poi d’imprenditrice truffata. Non ne ha colpa lo Stato se si viene truffati, tristemente non è una giustificazione. La sua lamentela? Poiché possiede un immobile di proprietà e un altro su cui ha un mutuo, lei non può ricevere agevolazioni, ma l’immobile senza mutuo è una catapecchia senza tetto. Potrebbe venderla, ma secondo lei è sbagliato farlo e perciò se la tiene, così ogni anno riceve tasse da pagare per la suddetta stamberga senza tetto dove non risiede. E nel frattempo i debiti aumentano.
Lo capite che c’è qualcosa che non va? Potrebbe benissimo vendere: avrebbe solo una casa a quel punto, con un mutuo, e godrebbe di alcune agevolazioni di cui ora non ha diritto. E invece no: denuncia lo Stato per qualcosa di cui non è direttamente imputabile.
Giusto per darvi tutti gli elementi, l’art. 580 recita così.

Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione (1), è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima [583] (2).
Le pene sono aumentate [64] se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell’articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d’intendere o di volere [85], si applicano le disposizioni relative all’omicidio [575-577] (3).

Vi pare che sia imputabile lo Stato? Le tasse alte non sono istigazione al suicidio, neppure esigere il pagamento degli arretrati; questi automatismi sono necessari al corretto funzionamento della macchina statale. Quella italiana è sicuramente farraginosa, ma non per questo siamo autorizzati ad eludere i nostri doveri!

Se siete in crisi economica, esistono sportelli apposta per aiutarvi. Basta cercarli: ogni regione e città ha i suoi. Ricordatevi inoltre che Equitalia permette la rateizzazione dei debiti. Fatevi aiutare, fatevi consigliare, fate tutto: vi chiedo solo di non lanciarvi in boiate di cui potreste pentirvi amaramente, disperdendo inutilmente le vostre energie.
maicolengel