Jacques Attali e il genocidio degli anziani

Nato ad Algeri da una famiglia ebraica, arriva in Francia nel 1956 quando all’inizio della guerra d’Algeria suo padre, ricco commerciante, decide di installare la sua famiglia a Parigi. Un curriculum ricco e di tutto rispetto, con studi prestigiosi e ampie competenze.
In Francia era già conosciuto da tempo; stretto collaboratore di Mitterand, lo supportò con le sue competenze in ambito economico contribuendo alla sua vittoria alle elezioni del 1981 contro Valéry Giscard d’Estaing. Da tempo circolano varie storie su di lui, come quella che lo vorrebbe favorevole all’eutanasia a sessantacinque anni o quando l’uomo non è più produttivo.

Ma chi è davvero Jacques Attali, e davvero intende eliminare l’uomo quando non è più produttivo?

L’intervista del 1981

Jacques Attali inizia la sua carriera nel 1970 come uditore del Consiglio di Stato, poi nel 1973 intraprende una collaborazione con Mitterand divenendo, dopo la sconfitta alle elezioni del 1974, un punto di riferimento per il futuro presidente francese. Mitterand vede infatti nell’economia il suo punto debole e si lascia guidare dall’esperto economista. Quando Mitterand diviene presidente nel 1981 lo nomina consigliere speciale.

Nello stesso anno Jacques Attali rilascerà una famosa intervista a Michel Salomon [1] in cui vengono sviluppati una serie di argomenti sulla vita del nuovo millennio, chiedendo in particolare se si vede realizzabile la possibilità di vivere fino a un’età di 100/120 anni.

Grazie a Fact Checker Elius su Twitter che ha trovato l’immagine del testo!

Attali parlerà del futuro  non senza cinismo, dichiarando apertamente che l’eutanasia potrebbe essere auspicabile in un futuro ipotetico e divenire parte integrante della società umana. Tanto sarà sufficiente a scatenare una serie di attacchi.

I primi attacchi in Francia

Questa intervista viene ripresa in Francia dalla rivista Profils médico-sociaux che accusa Attali di invitare a un genocidio di anziani. L’accusa viene ripresa da Le Quotidien de Paris e da Le Figaro.
L’attacco viene mosso dagli antagonisti politici di Attali, che nel 1981 si è appena insidiato all’Eliseo, e portato avanti da partiti con posizioni di estrema destra.

Jacques Attali contesterà sempre le accuse che gli vengono mosse e quattro anni più tardi, nel 1985, la rivista Profils médico-sociaux sarà condannata per diffamazione.

Fine della storia? Non da noi

La nostra estrema destra, ampiamente schierata su posizioni opposte a quelle di Macron, che Attali ha sempre sostenuto e di cui è considerato “maestro”, scava nel suo passato e va a recuperare proprio questa intervista che lo vuole favorevole a un genocidio di anziani; e subito anche da noi rimbalza la più famosa delle storie che circolano da tempo su di lui, quella sull’eutanasia.

Ovviamente non hanno fatto in tempo a controllare le varie smentite di Attali e la condanna per diffamazione che ha subito la rivista che per prima fece circolare questa bufala.

Conclusioni

Sicuramente Jaques Attali poteva essere più prudente nell’esprimere le sue opinioni nella prima intervista, considerato il suo ruolo e l’argomento molto delicato, ma si tratta di opinioni espresse da un economista che ragiona per pure ipotesi.
Ragionamenti che sono stati tagliati a piacimento dai suoi avversari politici e usati contro di lui, ma che hanno anche portato a una condanna per diffamazione, inflitta già da diversi anni.

Forse anche sperando sulla memoria corta collettiva i bufalari nazionali hanno invece preferito tirar fuori nuovamente questa storia che ormai sembrava chiusa da tempo.


[1] Avenir de la vie – Michel Salomon – Seghers pp. 274/275

Andreas Anderson

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