La carta d’alluminio e la sua migrazione nel cibo

ALLUMINIO-SIMPATICISSIMO

Da qualche tempo stanno circolando video “simpaticissimi” con un soggetto “simpaticissimo” che ci regala utili consigli per la nostra salute. La pagina che li fa circolare è “Miglioriamoci” e in questo momento abbiamo almeno 4/5 bozze in lavorazione che trattano loro video.
Oggi vogliamo parlare della scoperta dell’acqua calda: l’alluminio è pericoloso!
Non sto a linkarvi il video, non serve, anche perché quanto riporta non è una bufala, i modi con cui ce lo racconta sono fastidiosi come un calcio nei denti, ma quello che viene detto è corretto dal punto di vista della sicurezza alimentare.
Come spiega Wikipedia:

In cucina, essa si affianca ad altri tipi di carte o plastiche alimentari a rotolo ad uso domestico, come la carta da forno e la pellicola, e viene usata anche per un particolare tipo di cottura, detta “al cartoccio”. Le condizioni a contatto con alimenti ammesse dalla legge per recipienti e fogli in alluminio sono le seguenti: – contatto breve: tempi inferiori alle 24 ore in qualunque condizione di temperatura, – contatto prolungato: tempi superiori alle 24 ore a temperatura refrigerata, – contatto prolungato: tempi superiori alle 24 ore a temperatura ambiente limitatamente agli alimenti con basso potere estrattivo (come caffè, spezie ed erbe, zucchero, cereali, paste alimentari non fresche, prodotti della panetteria, legumi e frutta secca, ortaggi essiccati). Nella legge italiana si specifica che devono essere evitati i contatti prolungati a temperatura ambiente, o comunque non refrigerata, con alimenti acidi o troppo salati visto che l’ acidità e l’eccesso di sale favoriscono il passaggio del metallo nell’alimento. La legge introduce inoltre un obbligo di etichettatura per prodotti in alluminio, sui quali deve essere indicato: – non idoneo al contatto con alimenti fortemente acidi o fortemente salati – destinato al contatto con alimenti a temperature refrigerate – destinato al contatto con alimenti a temperature non refrigerate per tempi non superiori alle 24 ore – destinato al contatto con gli alimenti a basso potere estrattivo a temperature ambiente anche per tempi superiori alle 24 ore.

Quindi tutte le precauzioni che il nostro simpatico youtuber ci racconta sono previste e riportate sulle confezioni (cosa che lui ci spiega nel video, sia chiaro). Quello che non ci racconta è che esiste una tollerabilità per l’alluminio anche nell’assumerlo. Fino a 60mg alla settimana sono abbondantemente tollerabili dal nostro corpo, ma torneremo sulle quantità esatte più avanti. A meno che non siate così sciocchini da avvolgerci limoni tagliati che poi mangiate a spicchi è difficile che possiate superare quel quantitativo.

Ma credo che a “miglioriamoci” importi molto poco fare informazione: sito, canale Youtube e pagina Facebook sono nati chiaramente con un intento, vendere l’ideale del salutismo con un pizzico di veganesimo, facendo allarmismo a 360° su tutto quanto non rientri nella lista dei prodotti a loro graditi. Il tutto ovviamente collegato a case editrici amiche e produttori di rimedi tradizionali. Da quel che vedo mi pare di capire che siano contro la medicina allopatica e contro la chimica. Ma è tutto lecito, fanno la loro gara, intenzionati a vincerla, e sicuramente hanno trovato una maniera più simpatica di concorrere.

foglio-alluminio

Quel che mi lascia un filo basito sono gli esempi usati. Io ho 43 anni, ma mai mi sarebbe venuto in mente di avvolgere un limone nella carta d’alluminio, o la pizza. Sì è vero, talvolta lo uso in cottura, ma senza aver già messo liquidi acidificanti dentro al cartoccio. Sono regole abbastanza basilari in cucina, a me le ha insegnate mia mamma, e anche nei commenti sotto al video vedo tanti farlo notare (ma anche esponenti del 47% che chiedono “E la pellicola? E la carta da forno?” Mah. NdNoemi). Ma lo scopo era fare allarmismo, esser simpatici (…) e mettere il dubbio che possano esserci gravi rischi per la salute (copione già visto con l’olio di palma), spaventare per far sì che almeno qualcuno abbia il dubbio e smetta di comperarlo, quando bastava spiegare quanto appunto riporta Wiki, facendo magari meno i simpaticoni e cercando  di essere più professionali.

Chissà, magari leggono questa mia piccola critica e la prossima volta fan meglio, d’altronde si chiamano “miglioriamoci”.

Noi abbiamo cercato di andare più a fondo e abbiamo trovato questi dati:

Sul sito del Centroal, il Centro Italiano Alluminio, si trova riportata la normativa sanitaria italiana sull’uso dell’alluminio a contatto con alimenti. Sono stati fatti diversi esperimenti per verificare empiricamente la migrazione dell’alluminio a contatto con alcune sostanze in determinate condizioni di temperatura e per tempi prolungati. Potete leggere tutto al link riportato, noi ci limitiamo a riferire che sì,

I dati riscontrati testimoniano una migrazione estremamente bassa (l’unico caso di valore un po’ elevato, come era prevedibile, si è avuto con la giardiniera, che contiene aceto, con la quale si è arrivati a valori intorno ai 7 milligrammi per kg).

Cattura

E quindi:

pur ipotizzando un contatto di tutti i cibi con articoli di alluminio, si rimane ampiamente al di sotto di quello che viene considerato un limite accettabile. Pertanto, pericoli nell’utilizzo di oggetti in alluminio non esistono.

I limiti di cui si parla sono stati stabiliti nel 2011 da un’apposita commissione dell’OMS.

The Committee established a provisional tolerable weekly intake (PTWI) of 2 mg/kg body weight based on a no-observed-adverse-effect level (NOAEL) of 30 mg/kg body weight per day and application of a safety factor of 100.

Ovvero 2mg/kg alla settimana, basandosi su un modello di assunzione di 30mg/kg che non ha comunque portato a effetti avversi osservabili. Ovvero una persona di 70 chili può assumere 140 milligrammi alla settimana in maniera perfettamente sicura. Qui in un documento dell’Istituto Superiore della Sanità possiamo trovare tabelle con le diverse quantità di alluminio riscontrabili in cibi che sono stati a contatto con alluminio per tempi prolungati, anche a temperature più alte di quella ambiente, e si vede come pur essendo effettivamente più alti, si trovano ben al di sotto della soglia di pericolosità raccomandata dall’OMS. Ovvio che è bene essere consapevoli di tali modifiche in modo da non mangiare quotidianamente sottaceti conservati in vaschette d’alluminio, per dire, ma sono situazioni “estreme” che non si verificano se non in condizioni eccezionali. Come conclude l’Associazione Nazionale Dietisti:

E’ ribadita la constatazione che i soli contatti prolungati a temperatura ambiente, o comunque non refrigerata, con alimenti acidi  debbano essere, per prudenza, evitati.

In conclusione, usate pure l’alluminio in cucina, evitando che stia a contatto troppo a lungo con gli alimenti (chi tiene un alimento acido per dieci giorni in una vaschetta di alluminio?), va bene per le cotture (quando non si usano acidificanti) e va bene per avvolgerci il sandwich del picnic (anche se dentro c’è il pomodoro, basta che il contatto non sia diretto e non per troppo tempo). Nel caso sia necessario conservare alimenti troppo acidi esiste sempre la pellicola trasparente.

maicolengel at butac.it

noemi at butac.it

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