La controinformazione e il DDL Pillon

ARTICOLO AGGIORNATO CON LE CONSIDERAZIONI DI UN AVVOCATO DIVORZISTA

Io non apprezzo le vedute dell’onorevole Pillon su famiglia e aborto, non stimo le sue uscite che abbiamo visto riportate su più giornali. Ma ritengo che la corretta informazione venga prima di tutto.

Vedere circolare un post che riporta:

Questi i firmatari del decreto Pillon, quello che vuole obbligare le donne a partorire e cancellare le unioni civili. Poi non venitemi a dire che il m5s subisce e sono solo quelli della lega i cattivoni.

E allegata allo stesso un’immagine che mostra appunto i firmatari del decreto:

Verissimo che Pillon abbia fatto uscite infelici su aborto e famiglia, ma il ddl non ha nulla a che vedere con aborto e unioni civili. È un disegno di legge che parla di affido condiviso dei figli in caso di separazione. Su BUTAC non ho un esperto avvocato divorzista e non sta a me attaccare o difendere il DDL, ma non è un disegno di legge legato a aborto e unioni civili.

Certo, Pillon si è espresso molto chiaramente su quei due temi, e ci sarebbe da discutere molto sulle sue affermazioni. Ma è sbagliato spacciare il DDL per qualcosa che di diverso da quel che in realtà è. Sia chiaro, le possibili critiche al DDL sono comunque tante. Si dice che sia discriminatorio per chi è il più povero nella coppia, che sia un disincentivo al divorzio per le donne che hanno subito violenza dal partner e così via. Sono tutte critiche su cui è giusto che si dibatta, su cui andrebbe fatta sicuramente chiarezza. Ma senza mettere nel mucchio aborto e unioni civili. Non fanno parte del pacchetto, evitiamo di disinformare.

Come anticipato in testa all’articolo qui le considerazioni di un avvocato divorzista sul decreto:

Il DDL 735 meglio noto come decreto Pillon parte da giuste premesse per arrivare a errate conclusioni. La riforma si pone come obiettivo quello di attuare la ‘bigenitorialità perfetta’ per consentire al minore rapporti paritetici con entrambi i genitori, da un lato, e uguali responsabilità in capo ai genitori, dall’altro. Le soluzioni approntate dal decreto Pillon, però, potrebbero nei fatti non perseguire tali obiettivi.

Non sempre la mediazione familiare che nel decreto Pillon viene indicata come obbligatoria (art. 7) appare una giusta soluzione: pensiamo ai casi di alta conflittualità o addirittura di violenza domestica. Senza contare che il ricorso alla mediazione familiare comporterebbe un allungamento sui tempi di presentazione della domanda di separazione oltre che un evidente aggravio di costi per le famiglie che già dovranno affrontare le difficoltà, anche economiche, della separazione.

Inoltre, prevedere l’obbligatorietà della mediazione significherebbe allungare anche i tempi per l’ottenimento del divorzio. Un esempio per tutti: una coppia che intende separarsi consensualmente e ha già le idee chiare su come disciplinare la fine del proprio matrimonio e le conseguenze personali ed economiche derivanti dalla separazione, dovrebbe prima ancor di presentare la domanda congiunta di separazione sottoporsi obbligatoriamente a un percorso di mediazione, pur in assenza di alcun contrasto. Evidente è la contraddittorietà della questione. Ma non è tutto: esaurita la fase di mediazione e ottenuta la separazione consensuale dovrebbe, qualora voglia divorziare, sottoporsi nuovamente e nel giro di pochi mesi, all’ennesimo procedimento di mediazione. Con un inutile dispendio di costi.

Discutibile è poi la previsione del mantenimento diretto (art. 11). Se tale soluzione potrebbe apparire adeguata nei casi di genitori con redditi identici (evitando che una parte sia maggiormente gravata, rispetto all’altra) e impegni professionali simili (avendo gli stessi uguali disponibilità di tempo) non così nei casi di coppie con redditi sostanzialmente differenti, perché a farne le spese sarebbero ancora una volta i minori, costretti a subire e sopportare un peggioramento di condizioni, dovuto conseguentemente a una diminuzione di disponibilità su cui contare.

I principi possono sembrare giusti ma sono le soluzioni a essere sbagliate.

Avvocato Antonia Cardone

maicolengel at butac punto it
Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un  caffè!