La disinformazione mainstream su COVID-19

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo scritto da un amico virtuale di BUTAC, Matteo Manfredini, autore del libro I giorni del COVID, cronaca di una pandemia (edito da Santelli).

Buona lettura.


La disinformazione

Ci sono molti modi di fare disinformazione e spesso non è nemmeno necessario divulgare notizie totalmente false. A volte basta il non detto, il lasciare intendere, la velata allusione per convogliare un messaggio che però è ben chiaro e diretto.

Presa Diretta

Quanto avvenuto a Presa Diretta due domeniche fa rientra proprio in questa categoria di costruzione della notizia.

Nella puntata, dedicata al COVID (e al virus responsabile della malattia), attraverso un format accattivante, corredato di musiche d’effetto e di informazioni parziali, si sono fatti continui riferimenti e ipotesi su un virus prodotto in un laboratorio cinese per poi contagiare milioni di persone (per sbaglio o per dolo non è chiaro).

Nel mio libro I giorni del COVID, Cronaca di Una Pandemia ho trattato la questione dell’origine del virus Sars-CoV-2, di cui ancora (questo è vero) poco si sa. Esistono tuttavia numerosi indizi che fanno supporre che la malattia sia frutto di una zoonosi, ovvero di un passaggio del virus dagli animali all’uomo.

Ma su questo torneremo tra poco.

Cattiva informazione

L’apice della cattiva informazione di Presa Diretta arriva dopo una lunga serie di eminenti ricercatori che spiegano come esista la tecnologia per creare un virus in laboratorio senza lasciare traccia della sua manomissione da parte dell’uomo (tesi che non si discute).

Fino a quando il divulgatore scientifico Matt Ridley afferma con risolutezza quanto le probabilità di una evoluzione naturale del virus Sars-Cov-2 (comunemente conosciuto come virus della malattia chiamata COVID-19) o della sua manipolazione umana siano le stesse: “Credo che il 50:50 sia il modo giusto di pensarla”.

Misteri

Il servizio continua parlando del misterioso laboratorio di massima sicurezza di Wuhan e di come la Cina abbia mostrato ben poca trasparenza nel collaborare per togliere ogni dubbio in proposito. Nel mio libro non sono stato certo tenero con la Cina, ho raccontato (supportando le tesi con documenti e articoli) i ritardi e la poca trasparenza dei burocrati cinesi, un atteggiamento che ha prodotto un grave danno al mondo intero. Tuttavia questo non legittima chi spara colpi a caso, e la storia dell’origine della malattia non si può liquidare con un 50% di probabilità.

Quello che Presa Diretta non ha detto è che non esiste un solo indizio sulla creazione in laboratorio di questo terribile virus, mentre invece sono decine i segnali che fanno pensare a una evoluzione naturale del patogeno, partito da un animale (molto probabilmente un pipistrello) per poi giungere fino agli esseri umani.

Scienza o show business?

Magari per completezza si potevano interpellare i 27 scienziati che a febbraio hanno pubblicato sul Lancet (prestigiosa rivista scientifica inglese) una lettera per cercare di fermare le astruse teorie su una creazione artificiale del virus, oppure menzionare l’articolo di Nature dal titolo Profile of a killer (del 4 maggio) in cui si cercava di ricostruire l’albero genealogico di questo coronavirus. Infine le analisi di alcuni ricercatori sul fatto che la malattia potrebbe non essere partita da Wuhan, ma da una zona della Cina tropicale e che la città incriminata è stata solo una cassa di risonanza. Senza contare le decine di dichiarazioni dell’Oms su un’origine naturale della malattia (dico “senza contare” perché l’Oms è uscita profondamente delegittimata da tutta questa crisi sanitaria).

Ma a queste autorevoli voci a Presa Diretta non è stato dato spazio e non sono state nemmeno menzionate, lasciando allo spettatore un’importante lacuna sull’argomento.

Solo in un passaggio viene raccontato come anche la manipolazione di un virus deve partire da un modello, ovvero da una sequenza iniziale già conosciuta in natura.

Ora, visto che il virus conosciuto più simile al Sars-CoV-2 è quello chiamato RaTG13, identificato nel 2013 proprio in Cina (i due virus condividono infatti il 96% del loro patrimonio genetico), questa potrebbe essere stata la base di partenza per la costruzione artificiale del Sars-CoV-2.

Tuttavia il passaggio non è semplice, come spiega sempre nella stessa trasmissione il professor Ralph Baric (tra i principali esperti di coronavirus del mondo): per arrivare al Sars-CoV-2 dal RATG13 sono infatti necessarie ben 1200 mutazioni. Afferma il prof. Baric: “Generare 1200 mutazioni in passaggi di coltura cellulare non è così facile come si potrebbe pensare”. Il che implicherebbe che il laboratorio di Wuhan, Cina, sia stato impegnato in un complesso lavoro segretissimo e che poi proprio quel virus sia stato l’oggetto di un ipotetico incidente.

La scienza difficilmente certifica al 100%

L’unica cosa che dal reportage di Presa Diretta (giustamente) emerge è che nessuno oggi è in grado di escludere al 100% che questo virus possa essere stato creato da persone e poi sfuggito di mano. Come ho scritto nel libro, per avere la certezza assoluta che il laboratorio di Wuhan non c’entri nulla bisognerebbe condurre una vera e propria indagine forense indipendente sul territorio cinese. Eventualità che la situazione geopolitica attuale rende impossibile.

Però c’è un punto che Presa Diretta sembra non voler capire: se non si può (ancora) escludere al 100% una manipolazione genetica da parte dell’uomo sul patogeno in questione, non significa che tale eventualità sia tanto probabile quanto una naturale zoonosi. Gli indizi che portano il mondo della ricerca a propendere per questa ultima ipotesi sono molti, mentre sulla prima possibilità le prove (ad oggi) sono zero (quantomeno attraverso il metodo del referaggio scientifico o peer review). Inoltre, ampie ricerche sono attualmente in corso per capire il reale ruolo giocato da Wuhan in tutta la vicenda.

È bene quindi sottolineare un passaggio. Le due ipotesi non partono dagli stessi presupposti, perché la maggior parte del mondo della ricerca è convinta, da quel che finora ha potuto studiare, che il virus responsabile del COVID sia un patogeno naturale arrivato all’uomo, sul cui percorso c’è ancora molto da scoprire.

Concludendo

Purtroppo si è assistito all’ennesimo tentativo di catturare l’audience ammiccando a segreti inconfessabili, a verità da rivelare, diverse da quelle ufficiali. Eppure sulla pandemia i campi che si prestano all’inchiesta sarebbero decine, con gli strumenti della ricerca e del metodo scientifico, a partire da quanto accaduto in Cina a gennaio, visto che le inchieste dei giornali anglosassoni non mancano di fornire interessanti spunti.

Matteo Manfredini
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