La giornalista Clarissa Ward con e senza velo

Le restrizioni appena introdotte dai talebani a Kabul?

Negli ultimi giorni i mass media si sono focalizzati sulla cronaca di quanto sta accadendo a Kabul, capitale dell’Afghanistan. La città ha vissuto un cambio di bandiera molto rapido: dall’occupazione delle truppe americane, ora la città è stata invasa dalle forze talebane.

E per spiegare l’evoluzione culturale che la città ha subito in 48 ore scarse, alcuni giornali hanno trovato più di una storia e più di un esempio, come giusto che sia: le persone scappate in preda al panico arrampicandosi sugli aerei, le vetrine dei negozi che esponevano volti di modelle e autrici ricoperti di vernice bianca, ma tra i molti esempi va fatta qualche precisazione.

Che cosa è successo?

Internet è un terreno fertile di immagini immediate e bidimensionali, motivo per cui le due foto di una giornalista della CNN, Clarissa Ward, sono state sovrapposte in unico meme che dovrebbe dimostrare il tema del cambiamento culturale nella città. In alto la giornalista che veste in totale libertà, in basso una foto dove la stessa persona è costretta a portare un velo.

La stessa Ward, sul suo profilo Twitter, ha commentato il meme, contestualizzando le due immagini esposte: secondo quanto spiegato dall’inviata della CNN la prima era stata fatta in un ambiente privato e durante un servizio lavorativo in un luogo sicuro, mentre la seconda, scattata durante l’invasione dei talebani nella capitale, non dimostra una situazione troppo diversa da quella abituale. Infatti, anche se la seconda foto è reale e corretta a livello cronologico, la giornalista sottolinea che anche nei giorni precedenti indossava comunque il velo in testa.

This meme is inaccurate. The top photo is inside a private compound. The bottom is on the streets of Taliban held Kabul. I always wore a head scarf on the street in Kabul previously, though not w/ hair fully covered and abbaya. So there is a difference but not quite this stark.

Il motivo per cui stiamo raccontando questo episodio non è quello di confermare i fatti, perché in realtà nel contenuto le pubblicazioni raccontavano più o meno tutto correttamente. Il problema, ancora una volta, sono i titoli clickbait.

Prendiamo per esempio questo articolo: il titolo parla chiaro e lascia intendere che la giornalista sia stata costretta a cambiare outfit “da un giorno all’altro” perché i talebani hanno imposto improvvisamente una cultura di repressione, tuttavia poco più avanti, nel breve testo dell’articolo, viene spiegato tutto: che Ward era in due servizi completamente diversi, che il velo era obbligatorio anche nei giorni prima dell’arrivo dei talebani, che se c’è una differenza non è così netta come sembra contrapponendo le due foto, ma è invece, come spiega Ward stessa nel suo tweet, sottile. Se proprio avessimo voluto fare un paragone, avremmo dovuto contrapporre un’immagine della giornalista durante due servizi da esterno, prima e dopo l’arrivo dei talebani; non un’interna e un’esterna, anche perché Clarissa Ward ha continuato a comparire senza velo nei collegamenti da studio, come dimostra questo breve estratto di poche ore fa.

Ovviamente questo non nega l’esistenza di attività estremiste condotte dai talebani e il grande allarme delle ultime ore per il destino di molti aghani e soprattutto molte afghane. Ma bisogna ricordare che l’utilizzo di meme come quello che ha circolato in questi giorni è un’abitudine tossica e pericolosa perché rischia di ridurre qualsiasi discorso geopolitico a una mera semplificazione.

Esistono articoli che stanno, oggi, raccontando meglio di questa storia le grandi differenze tra la presenza dell’America e della Nato e la nuova politica estremista, vi consigliamo di approfondire su quelli.

Di questa faccenda si è occupata nelle scorse ore anche Pagella Politica.

Dave Bihrman

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