La qualità della controinformazione: Reagan e i Talebani

REGANTALEBANI

Eccomi qui di nuovo a parlare di una bellissima immagine che ci è stata segnalata, questa volta da parte di una pagina Facebook che voleva condividerla. Situazione inusuale, ma che trovo positiva: prima di pubblicare immagini controverse è meglio accertarsi della loro veridicità.

L’immagine è la seguente:

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Questo è il testo del meme:

RONALD REAGAN MEETS WITH THE TALIBAN
“THESE GENTLEMEN ARE THE MORAL EQUIVALENTS OF AMERICA’S FOUNDING FATHERS” – RONALD REAGAN 1985

In questa immagine quindi sarebbe rappresentato l’ex Presidente USA Ronald Reagan mentre ospita i leader dei talebani nel 1985, occasione nella quale avrebbe espresso questa opinione su di loro:

Questi gentiluomini sono l’equivalente morale dei padri fondatori dell’America.

L’intrinseca (ed estrinseca) bellezza di queste immagini è che non c’è nulla di vero. Nei movimenti anti-americani e anti-NWO nostrani – non che le due cose collimino, ma questi gruppi di guerriglieri del web invece sono quasi sempre gli stessi – gli ex presidenti perdono attrattiva appena dopo l’uscita dalla Casa Bianca, invece negli USA un ex presidente come Reagan rimane sempre un peso massimo. Rappresenta il punto di riferimento del partito Repubblicano e di fatto l’ultimo grande presidente degli elefanti. Rappresenta anche il presidente che ha vinto la Guerra Fredda, determinando il sorpasso tecnologico e militare dell’occidente nei confronti dell’URSS. Quindi se qui da noi buona parte degli espertoni di geopolitica manco lo riconoscerebbe, negli USA invece è ancora un simbolo potente.

Torniamo al meme inventato. La foto è reale, ma lì non ci sono rappresentati talebani e non è nel 1985. La foto è stata scattata nel 1983:

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Come potete vedere è stato un summit super segretissimo. Oltre che sul sito di ricordi di Ronald Reagan la notizia comparve infatti anche sui quotidiani dell’epoca:

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Come riportano sia il sito ufficiale degli archivi di Reagan che l’articolo di giornale, gli uomini col turbante nella stanza insieme al Presidente americano erano dei guerrieri afgani, chiamati Guerrieri per la Libertà Afgani, che lottavano contro le forze sovietiche che avevano invaso l’Afghanistan. I talebani come li intendiamo oggi – cioè il movimento politico militare che ha governato buona parte dell’Afghanistan secondo i dettami dell’estremismo islamico e che ha prestato appoggio e risorse ad Al Quaeda – non esistevano nel 1983. Il movimento si è evoluto negli anni Novanta e la sua formazione è argomento complesso.

Quelli incontrati da Reagan ricadono in quel gruppo chiamato mujahideen, di cui fanno parte alcune tribù afgane. Possiamo escludere che alcuni di questi, più di 7 anni dopo, siano entrati nelle fila dei talebani? Chi lo sa. Sappiamo però che molti mujahideen dopo aver combattuto per anni contro i sovietici dovettero di nuovo combattere durante la conquista del potere dei talebani e poi sempre contro gli stessi talebani durante l’invasione statunitense successiva all’11 settembre 2001.

L’idea di aiutare i guerrieri afgani a resistere contro i russi era una tentazione golosa e i finanziamenti andarono avanti per molto tempo, e tutto sommato raggiunsero l’obiettivo e cioè la ritirata dell’esercito sovietico. Su Wikipedia vengono anche indicati i nomi dei presenti, come sulla descrizione dettagliata del sito ufficiale. Se qualcuno avesse voglia di controllare anche le loro carriere militari è caldamente invitato a farlo. Comunque, stando alle parole del Presidente riportate dai giornali, sembrerebbero essere semplici abitanti di villaggi attaccati dai sovietici anche con armi chimiche, in una riunione più di valore mediatico che politico.

Appurato che di talebani non si trattava, le parole di Reagan saranno vere? Sì, Reagan ha pronunciato quelle parole, ma non riguardo ai talebani – che non esistevano – e neanche nei confronti dei mujahideen afgani del 1983 o seguenti, ma in tutt’altra circostanza. L’anno questa volta è corretto, il 1985, ma Reagan parlava dei guerriglieri del Nicaragua:

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They are our brothers, these freedom fighters, and we owe them our help. I’ve spoken recently of the freedom fighters of Nicaragua. You know the truth about them. You know who they’re fighting and why. They are the moral equal of our Founding Fathers and the brave men and women of the French Resistance. We cannot turn away from them, for the struggle here is not right versus left; it is right versus wrong.

Nella prima parte del testo il Presidente cita anche un mujahideen afgano, Abdul Haq, che venne ucciso dai talebani nel 2001:

RIA Novosti correspondent reports that the Taliban considers the capturing and execution of prominent Pushto field commander Abdul Haq and his 50 followers as their biggest victory.

Questo dimostra quanto le frequentazioni presidenziali (e soprattutto quelle dalla risonanza mediatica non indifferente come questa) non avessero nulla a che vedere coi talebani – che ai tempi non esistevano – e che anzi un personaggio di spicco di questi fu proprio un nemico della dittatura religiosa afgana. Per quanto riguarda i guerriglieri del Nicaragua sappiamo che le cose non andarono molto bene e addirittura lo stato del Nicaragua fece causa agli USA per aver dato supporto ufficiale a questo gruppo di guerriglieri.

Rimarrà certamente il dubbio se i guerriglieri nicaraguensi contras fossero davvero degni del paragone con i padri fondatori americani – e dalle informazioni emerse negli anni potremmo anche escluderlo – ma in seguito alla loro demilitarizzazione vinsero anche le elezioni libere del 1990. Il supporto statunitense di molti gruppi armati per contrastare regimi che invece godevano del supporto sovietico nel Centroamerica è stato un leitmotiv degli anni Ottanta e Novanta e, come possiamo notare, perdura ancora oggi.

Come sempre, criticare con l’ausilio di notizie false non porta ad alcun beneficio.

neilperri@butac.it

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