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Qualche giorno fa ho pubblicato un piccolo articolo senza particolari pretese scientifiche. Come facevo all’inizio di Butac invece che mettermi in bocca parole non mie sfruttavo altre fonti (titolate a parlare) per demistificare un articoletto apparso su La stella, blog presente su altervista e inserito nella nostra Black List da tempo. Onestamente mai mi sarei aspettato i tanti commenti ricevuti, spesso da soggetti che su Butac non si erano mai visti. Ora so come mai.
Lo stesso post di Altervista da cui partivo io era stato condiviso da una senatrice della Repubblica Italiana: Elena Fattori. La quale quando alcuni suoi lettori le avevano evidenziato il mio pezzo ha risposto così:
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La senatrice, credo sia ovvio, neppure si è presa la briga di leggere il mio piccolo articolo, dove fin da subito spiego che si tratta di una demistificazione basata su dati portati da altri (titolati in questo caso a farlo), e non sulla mia competenza sull’argomento. Io di competenze sulla celiachia non ne ho, e sono il primo ad ammetterlo, non sono un medico, e neppure un biologo, a differenza della cara Fattori. Ma sono un cittadino, elettore, che paga le proprie tasse e il ricco stipendio che la senatrice incassa.
Qualche lettore della senatrice le fa notare chese Butac non è fonte da considerarsi valida neppure la stella su altervista lo è:

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Ma alla senatrice questo non importa, lei è superiore a queste cose, siamo noi gli improponibili.
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Niente, invece che rispondere alle domande abbastanza precise che le vengono poste la senatrice preferisce sfottere. Ottimo comportamento. Capita a volte di cedere e sfogarsi, ma mentre io sono un blogger che non riceve un euro delle vostre tasse e che impiega il suo tempo come più gli pare e piace questa è una senatrice della Repubblica, un soggetto pubblico, che dovrebbe dimostrare di esser stata eletta coi voti di alcuni, ma per lavorare per tutto il paese… e invece che fa? Sfotte ed evita le domande dirette. Prima si lancia il sasso, poi si nasconde la manina, come alle elementari.
Forse Butac le sta sulle scatole perché aveva parlato di lei già un’altra volta, riguardo ad un suo post particolarmente disinformato. Ma vedete, io, a suo tempo, per non fare politica avevo avuto la decenza di censurare il nome della senatrice. Lei nel pigliarmi per i fondelli (alle spalle) quest’accortezza non ce l’ha. Non prova nemmeno a taggarmi sul social, nulla, solo qualche battutina denigratoria. Ammetto che di cosa pensa di noi la senatrice mi importerebbe poco, non fosse per lo stipendio che riceve.
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I lettori più razionali insistono, accettano che Butac non sia una testata scientifica, ma chiedono quali siano i criteri per cui La Stella si e Butac no, ma la senatrice insiste con la derisione su Butac e saluta gli astanti. Ad oggi (ore 15:05 del 14 agosto 2015) non è più intervenuta a replicare in quel thread. Anche se tanti altri si sono uniti alle critiche nei confronti del suo post.
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La discussione si protrae a lungo sulla sua pagina, e le critiche arrivano da tanti lati, alcune solo arrabbiate, alcune titolate ad esserlo, qualche commento sparisce, non so per censura o per decenza. Ma è una discussione sterile, la senatrice è convinta del suo avere ragione, denigra quasi tutti i tentativi da parte dei lettori. Io sono deluso, davvero tanto. So benissimo che il mio articolo non era nulla di che, pigrizia, avendo trovato la Seneff sbugiardata da tanti e conoscendo bene il blog Science Based Medicine (SBM) ho pensato di fare in fretta, tanto era un articolo serio, che si sarebbero lette le persone interessate, e quelle non avrebbero fatto fatica ad andarsi a leggere le fonti di SBM. Fonti serie, che spiegano in lungo e in largo perché lo studio della Seneff non sia da tenere in alcuna considerazione.
La senatrice (come tanti lettori per caso qui su Butac) non credo si sia soffermata a leggere SBM, peccato, perché ad un certo punto si sarebbero persino trovati d’accordo:

Seneff, however, has not actually performed any research into glyphosate. She is “a Senior Research Scientist at the MIT Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory.” She is also an anti-GMO activist. That does not mean she is wrongit just means it is misleading to cite her as a researcher and authority. She has published only speculations and gives many presentations, but has not created any new data.

Non avevo ritenuto importante riportare questa citazione, ma è la chiave da cui SBM è partito. In parole povere, il fatto che la Seneff non sia una specialista nei campi di cui parla non implica che abbia torto. Ma citarla come ricercatrice o autorità nel campo è disinformativo. Da questo punto SBM analizza ogni suo claim, mostrando (con studi peer reviewed su testate ad alto Impact Factor) dati alla mano che le sue sono solo speculazioni, ricavate facendo cherry picking sugli studi degli altri. Ma tutto questo alla senatrice non interessa, lei ha da pensare alle vacanze. Peccato.
Perché pubblico tutto questo? Per le stesse ragioni per cui mi ero indignato sul cardinale che boicotta le vaccinazioni antipolio in Kenya:

Chi ricopre una carica pubblica e ha un proprio seguito dovrebbe avere degli obblighi nei confronti della collettività!  Quando si parla di salute e medicina occorre sempre basare le proprie affermazioni su dati certi riconosciuti dalla comunità scientifica, e non articoli e paper che sono già stati smontati e debunkati,  da tanti divulgatori scientifici internazionali. 

In chiusura una piccola aggiunta, la presentazione della Seneff cita anche studi fatti dal caro Andrew Wakefield, il papà dell’antivaccinismo moderno, l’imbecille che fu radiato  per aver falsificato dietro tangente di una casa farmaceutica degli studi sostenendo che l’autismo fosse causato dalle vaccinazioni pediatriche avendone brevettati di alternativi a quelli usati fino a quel momento. Inoltre come ci ricorda Ander nei commenti: è stato radiato per aver preso soldi da un avvocato specializzato in cause sanitarie, che voleva una pezza d’appoggio in dette cause, e per enormi problemi etici e di metodo, tanto che alla fine lo studio è stato definito truffaldino.
Butac non è una testata peer reviewed, non è una comunità scientifica, è un blog, un blog personale che è cresciuto tanto in quest’anno, grazie a voi che ci leggete. Ma Butac non ha mai avuto la pretesa d’insegnare nulla a nessuno, solo la voglia d’incuriosirvi a stare più attenti, ad essere più oculati nelle letture che fate, ad imparare a domandarsi: sarà vero?
L’aiuto di alcuni collaboratori, molto più tecnici e professionali di quanto io non sia mai stato è prezioso. ma tutto quanto riportiamo è, nel 99% dei casi, collegato ad una fonte, più autorevole di noi, che invitiamo sempre a leggere e verificare. Non dimenticatelo.
maicolengel at butac.it