La sindrome aerotossica e le Iene

Avevo visto di sfuggita alcune segnalazioni su questa storia passata da Le Iene, ma la settimana scorsa avevo deciso di non parlarne. Su BUTAC avevamo già un articolo che tratta l’argomento, e credevo che bastasse e avanzasse. La cosa interessante è che l’articolo su BUTAC risale a quattro anni fa, quando a mettere in circolazione le sciocchezze della sindrome aereotossica era il Re dei complottari italiani, per gli amici Mr Nò.

Che Le Iene trattino, in maniera poco scientifica, la stessa identica questione a me fa un po’ sorridere, è la dimostrazione che alla fine dei conti le Iene sono i degni eredi di quei mille programmi di pseudoinformazione che guardavo da bambino. Programmi fatti per intrattenere il pubblico, non per informarlo, programmi che dovrebbero avere un bel bollino rosso che informi il telespettatore che quanto riportato non è stato verificato in alcuna maniera e potrebbe essere falso.

Dai tempi dell’articolo di Neil Perri pubblicato qui su BUTAC ad oggi le cose non sono cambiate, della sindrome aerotossica parlano solo i complottari, che nel corso degli ultimi vent’anni sono però riusciti ad avere visibilità anche su testate note.

Quest’anno per esempio la questione è finita sulla BBC, che però si è impegnata sia a riportare quanto sostengono le associazioni che supportano la teoria della sindrome aerotossica che quanto invece riportano i dati delle compagnie aeree.

In Gran Bretagna sul tema si sono fatte interrogazioni parlamentari, nel 2000 e nel 2008, e in entrambi i casi la conclusione è che la sindrome aerotossica non esiste. Nel 2013 è stato intrapreso uno studio, e anche qui nessuna evidenza che supporti la teoria della sindrome, anche nel 2015 si è tentato di trovare evidenze, sempre senza successo.

Perché non spiegare tutte queste cose in televisione? Perché intervistare solo chi crede a questa sindrome e sta cercando di raccattare soldi? La risposta a mio avviso è facile: si tratta di giornalismo a tesi, si tratta di sensazionalismo, fatto apposta per raggranellare qualche telespettatore in più. Credo che in redazione sappiano benissimo che, senza studi  seri che dimostrino l’esistenza della sindrome aerotossica, stanno parlando di aria fritta. Ma se ne infischiano, perché lo scopo non è informare, bensì raccontare storie, a cui sta allo spettatore se credere o meno.

Ho appena concluso l’esperienza con FAKE, La Fabbrica delle notizie, non so se sarò ancora nella squadra del programma l’anno prossimo (anche se mi farebbe piacere) ma quello che posso dire è che ho visto come lavora la redazione di un programma TV. Una redazione piccola come era la nostra a Nove stava sul copione del giorno dopo fino alla sera prima della messa in onda, per cercare di evitare qualsiasi errore. Impossibile forse evitarli tutti, ma la verifica delle fonti è stata per due mesi il leitmotiv delle chat con il team dietro al programma. Ogni notizia la controllavamo sia io che David, e ogni parte del copione che veniva scritta era analizzata perché non potesse essere fraintesa.

È così che dovrebbero essere tutti i programmi che danno al pubblico l’idea di informare, ma è evidente che un lavoro ben fatto è più faticoso e forse premierebbe di meno in termini di ascolto.

Tanto è solo intrattenimento…

maicolengel at butac punto it
Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!