La stampa tedesca e l’uscita dall’euro

GERMANIA-EURO-USCITA

Sta circolando da ieri quest’articoletto che vedrebbe tutta la stampa tedesca contro l’Italia nell’eurozona. L’ho vista condivisa anche da un amico a cui tengo, e la cosa mi ha lasciato davvero sorpreso: la testata da cui l’ha presa era di estrema destra, ultrarazzista e decisamente illiberale.

La notizia di per sé non è fasulla. L’editoriale viene dalla testata tedesca  Die Welt. Per chi non la conoscesse, si rese famosa per aver pubblicato alcune caricature di Maometto nel 2008, scatenando l’ira dei musulmani. È una testata di destra, molto conservatrice, che probabilmente tornerebbe volentieri al marco tedesco e al “signore col baffetto”.

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Die Welt fa parte dello stesso gruppo editoriale che pubblica Bild, la spazzatura delle testate tedesche: un mix di gossip, foto manipolate, fuffa assortita. Questa gente sa come attirare il proprio pubblico di riferimento.

Anzitutto, chi è l’autore dell’editoriale?

Erwin Grandinger, analista politico e finanziario presso il gruppo EPM di Berlino

Ammetto che non ho trovato il gruppo EPM di Berlino, ma il nostro analista nel 2008 aveva previsto il crollo della Germania di lì al 2010. Mi pare la corazzata tedesca sia ancora al proprio posto, o sbaglio? Anche se le sue previsioni non si avverarono, ha continuato a scrivere per Die Welt.  Che l’articolo sia in buona parte basato sulla fuffa, lo dimostra la sua “profonda analisi” degli italiani.

Circa il 90 per cento degli italiani sono insoddisfatti del proprio Paese. Una percentuale di insoddisfazione che posiziona l’Italia al quartultimo posto al mondo, peggio che nei territori palestinesi o in Ucraina.

Fonte dell’affermazione? Nessuna. Immagino che i lettori di Die Welt abbiano annuito leggendo la frase. Se leggi una testata di parte, facilmente frequenti gente che la pensa alla stessa maniera; intorno a te vedi solo insoddisfatti, come n questo caso. L’unica classifica mondiale “della soddisfazione” che si possa citare, in realtà posiziona l’Italia al 51° posto, subito dopo la Germania e prima di Francia, Slovenia, Giappone, Ucraina. Su quali fonti Grandinger basi il suo dato, non ci è dato saperlo. Basterebbe un poco di sale in zucca per accorgersi che quel 90% è un numero sparato a caso. Così fosse stato, alle ultime elezioni avrebbe vinto alla stragrande un certo partito CHIARAMENTE antieuropeista.

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Insomma non è la “stampa tedesca” a prevedere un futuro roseo per l’Italia se dovesse uscire dall’euro: è solo un analista finanziario che scrive su una testata della destra conservatrice tedesca. Non si tratta di una notizia ma di un’opinione personale, supportata da alcuni dati incontrovertibili come il nostro debito pubblico, ma resa poco valida da altri dati tirati alla boia d’un giuda. Quei titoloni che gridano di lasciare l’euro in favore di una nuova moneta sono in buona parte gonfiati. Il tutto a uso e consumo dell’italiano beota, che li legge e si autoconvince senza bisogno di far verifiche.

Ora, lasciate che da qui in poi io dica la mia (di opinione), così da far contenti i tanti antieuropeisti che mi leggono.

Il nostro paese sia in crisi monetaria è un dato di fatto. Io non lo nego, nessuno lo nega. Possiedo un’attività commerciale e vivo tutti i giorni questa crisi. Lo stesso vale per tanti paesi, non solo europei: ho sempre avuto clienti che arrivano dall’estero, e gli unici che non fanno questioni sul prezzo sono i ricchi russi – quelli che vengono di più dalle nostre parti a far vacanza. Tutto il resto chiedono lo sconto, vogliono che vengano proposti articoli più economici. Tutti guardano al centesimo, che siano italiani, tedeschi, americani o giapponesi; sono anni che non vedo qualcuno che non tiri sul prezzo. In Italia però questa discesa non è iniziata oggi né ieri l’altro, ma addirittura dai Mani Pulite. Ebbene sì, non ci siamo mai davvero ripresi fin da allora.  Lo so che a tanti fa comodo sostenere la tesi che la colpa sia dell’euro, ma sono sciocchezze. I negozi e le aziende chiudevano anche negli anni 90, ben prima dell’avvento della moneta unica. Il paese sembrava andare meglio, ma solo per merito del finto ricambio politico.

Il nostro rapporto debito pubblico purtroppo è altissimo, ma non è causato dalla moneta unica, anzi; la pessima gestione della cosa pubblica e dall’instabilità politica degli ultimi trent’anni sono sicuramente dei fattori ineludibili. I vari governi di centrodestra/centrosinistra che si sono succeduti, lo hanno fatto su una politica di compromessi, senza realmente usare la cesoia dove si sarebbe dovuto – spesa pubblica! – e senza variare molto rispetto alla prima repubblica.

Oggi sembriamo dimenticarcene tutti. Non sono i beni di consumo, checché ne dicano i detrattori dell’euro, a essere aumentati, ma le tasse. E queste tasse aumentano per due principali fattori: l’evasione fiscale esistente fin dagli anni ’80 e, ai nostri livelli, fenomeno tutto italiano, nonché l’aumento della spesa pubblica.

Credete forse che una volta fuori dall’euro i milioni di evasori fiscali italiani si convertiranno al pagare le tasse? Già non lo facevano negli anni ’80 e ’90, quando avevano ancora la cara lira. Credete forse che lo Stato italiano sia pronto e preparato ad iniziare a limare quelle migliaia di parassiti che vivono sulle spalle del nostro paese? Quei dipendenti poco produttivi che continuano ad incassare stipendi immeritati senza che nessuno intervenga? (prima che mi attacchiate: non sto facendo di tutt’erba un fascio, parlo ovviamente di quella parte di dipendenti pubblici inutili o improduttivi che tutti sanno esistere ma per cui nessuno fa nulla, se vi sentite presi in mezzo allora può essere che siate anche voi parte del problema).

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Gli sprechi del paese Italia non hanno molto a che vedere con l’euro e non vedranno soluzione uscendone. Che possa forse riprendersi il mercato immobiliare? Può darsi, ma non saranno gli italiani a giovarne, perché avrebbero comunque bassi stipendi e lavori precari. Saranno gli investitori stranieri a comprare in valuta debole e giovane proprietà appetibili finalmente a prezzi davvero stracciati.

Insomma uscire dall’euro non è la via, a mio avviso. Tristemente, continuo a non vedere una classe politica moderna e libera da legami di dubbio gusto con le vecchie realtà di questo bel paese. In tutti i partiti vedo giovani poco capaci e vecchi ancora legati al passato; questo non ci aiuta per niente. Bisogna istruire e allevare una classe politica che abbia paura del potere del popolo, e sia serva dello stesso. Ci vuole un governo che lavori materialmente per il paese, senza tanti frizzi e lazzi. Sbagli? Torni a casa. Sei assenteista? Fuori dal Parlamento. Fai interrogazioni insulse e a cui si è già risposto? Quella è la porta, imbecille.

Sì sì, okay, sono utopie che spero di vedere realizzate, ma che nel frattempo mi auguro di passare ai miei due splendidi figli. Loro sono il futuro!