La supercazzola sulla Xylella

Il 12 ottobre appare sul blog di Beppe Grillo un articolo a firma Petra Reski, articolo che s’intitola:

La Supercazzola di SuperQuark

Poche righe che in teoria dovrebbero confutare quanto riportato a SuperQuark sulla Xylella. Mentre in realtà procedono a un attacco ad hominem contro due dei consulenti usati per realizzare il servizio sulla Xylella di SuperQuark. Questo è un giochino antico: non potendo smontare quanto riportato scelgo di attaccare chi l’ha raccontato.

Sia chiaro, succede, l’ho fatto anche io in qualche raro caso. Ma l’attacco dev’essere corretto. Mentre invece qui siamo di fronte al classico caso dove l’attacco è di quelli fatti apposta per suscitare dubbi nel lettore, senza spiegare alcunché.

Vi riporto:

…non mi sarei mai e poi mai aspettata che la RAI disponesse di una tale autoironia ad ammettere candidamente che la famosa trasmissione sulla #TruffaDellaXylella del 18 luglio 2018 doveva essere un degno esempio della solita #Supercazzata: “evidenziamo che il servizio è stato preparato grazie al contributo del dott. Donato Boscia e la dott.ssa Maria Saponari, ricercatori dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR di Bari”.

Purtroppo la RAI ha omesso dire che questi due ricercatori sono stati indagati dalla procura di Lecce nientemeno che per articolo 500 del codice penale, ovvero la “Diffusione di una malattia delle piante“. E non solo: sono stati anche indagati di “Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (Art.476)“, di “Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (Art.479)“ di “Getto pericoloso di cose Art. 674)“ e di “Distruzione o deturpamento di bellezze naturali (art. 734)“

A me spiace, perché questo modo di fare comunicazione è tipico dei regimi dittatoriali, dove pur di zittire una voce la si attacca facendo intendere agli altri che sia poco affidabile. Ma sarebbe bello spiegare che “essere indagati” non significa affatto essere colpevoli. Basta che qualcuno abbia presentato una denuncia perché l’indagine abbia inizio, purtroppo la burocrazia italiana può fare sì che magari quell’indagine duri anche molto. Ma questo non significa essere colpevoli. dare ad intendere che il fatto di essere indagati sia sinonimo di colpevolezza è becero!

Su Il Foglio Luciano Capone nel 2017 ci spiegava:

A distanza di oltre un anno e mezzo dall’inizio delle indagini, tutte le ipotesi presentate dai pm leccesi sono state smentite dalle massime autorità scientifiche. Nella ricostruzione dei magistrati – come sin dall’inizio abbiamo raccontato sul Foglio – oltre alla logica mancano le prove, ma la carenza non ha impedito all’inchiesta di proseguire a furor di popolo. Proprio ieri, il 17 luglio, sono scaduti anche i 6 mesi di proroga richiesti dai pm titolari per chiudere l’inchiesta.

Che fine ha fatto l’inchiesta Xylella? Non si sa, ma appare chiaro che qualcuno cercherà di protrarla il più possibile, perché finché l’inchiesta è aperta si può dire che ci siano degli indagati, e dare a intendere che siano colpevoli.

Petra Rieski nel suo breve articolo non porta una singola prova a supporto delle accuse contro i due consulenti RAI, no, si limita ad accuse, senza dimostrare nulla. Che ci siano persone che si lasciano abbindolare da questo modo di fare informazione mi lascia sempre un po’ abbattuto.

Questo modo di fare politica (perché questa è politica, non ambientalismo, non amore per la natura) è a mio avviso vergognoso. Ma io sono solo un piccolo blogger che di certe cose non capisce nulla.

Avevamo parlato abbondantemente di Xylella su BUTAC. Il collega e amico Juanne Pili ha parlato anche lui della supercazzola.
maicolengel at butac punto it
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