La task force per il CoronaVirus

Quanto segue nasceva come post da social network, ma ho pensato che ci sono tanti, tra i lettori abituali di BUTAC, che sui social non ci vanno, quindi l’ho ripreso come piccolo editoriale, sperando possa esser interessante per qualcuno di voi.


Ho letto della task force contro la disinformazione durante l’emergenza sanitaria, ho letto commenti entusiasti come anche critiche pesanti. La cosa però che ho notato di più è quest’idea che la task force nasca contro le teorie del complotto e che quindi possa essere pericolosa, rischiando di dare più spazio e risalto alle stesse.

Una cosa che vorrei che fosse chiara a tutti è che non sono i blog complottari a diffondere disinformazione pericolosa, sono i giornalisti, gli influencer che vanno in televisione come il prezzemolo, i politici con tanto tempo libero per dissertare online. Quelli sono i soggetti da cui i cittadini vanno difesi, quelli sono i soggetti che vanno sanzionati. E quelli non hanno più visibilità se li smonti con un articolo di fact-checking. No, quelli la visibilità ce l’hanno perché entrano nei salotti e nei tinelli di tutti gli italiani chiusi in casa ad annoiarsi.

Chi è colpito per primo da quella disinformazione sono proprio gli anziani, magari meno abituati a guardare Netflix e più la tv generalista, o quelli con poche risorse economiche, che magari risparmiano la spesa per abbonamenti di canali in streaming, ai quali restano mamma Rai, Mediaset e poco altro.

La battaglia contro l’information disorder deve partire da questo, deve partire colpendo chi parla per dare fiato alla bocca, magari senza essersi consultato con altri più titolati di lui a parlare. Tra queste persone vanno messi anche quei soggetti che fanno conferenze stampa dando informazioni sui generis, quando durante un’emergenza come quella attuale ogni parola va pesata, specie se viene detta davanti a una platea di giornalisti che in pochi minuti la riporteranno (a modo loro) a tutti i cittadini.

Licenziare i tanti disinformatori seriali che lavorano in TV, magari cercando di capire se lo fanno per ignoranza o se siano in malafede. In caso siano anche in malafede andrebbero non solo licenziati, ma sanzionati secondo le leggi vigenti. Licenziare i giornalisti che non verificano ma copiano e incollano dal Daily Mail, togliere l’autorizzazione a testate registrate se viene dimostrato che pubblicano per lo più disinformazione (ce n’è per l’appunto una che sta cercando di rifarsi una verginità, chiedendo a chi l’ha messa in black list di toglierla). Mandare a casa dal Parlamento quelli che credono che ByoBlu faccia giornalismo d’inchiesta: anche loro fanno parte del problema.

E invece, abbiamo agenzie di stampa che rilanciano notizie apparse su tabloid buoni per incartare il pesce come il Daily Mail o il Sun, abbiamo a dirigere la TV di stato un soggetto amico dei vari ByoBlu (sia chiaro, nelle tv private non sono messi meglio, anzi il numero di trasmissioni TV dove la disinformazione la fa da padrona è immenso), abbiamo un manipolo di politici che parlano solo per raccattare voti infischiandosene dello spirito critico, e molti volti noti che in base alla loro preferenza politica sposano questa o quella notizia senza farci sopra alcuna verifica, e la passano al proprio pubblico come verità assoluta.

Davvero continuiamo a credere che il problema principale sia che la lotta all’information disorder rischia di dare più visibilità a teorie del complotto che in caso contrario nessuno si filerebbe?


Quello sopra era, con piccole modifiche, il mio post su Facebook, quanto segue sono ulteriori considerazioni alla luce di altre critiche che ho visto circolare.

Qualcuno ha accusato la task force di poter diventare una macchina politica, l’avevano già fatto col progetto #BastaBufale a cui partecipammo anche noi. Io non sono di persona dentro la task force istituita dal governo, ma conosco David Puente e Roberta Villa, ho collaborato con loro in attività diverse, come conosco Fabiana Zollo: nessuna di queste persone ha interessi politici, fanno il loro lavoro in assoluta trasparenza e senza alcuna intenzione censoria.

Trovo le accuse mosse faziose. Attendo di vedere cosa produrrà la task force prima di esprimermi sulla sua funzionalità.

maicolengel at butac punto it
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