La tassa sulle processioni

Questa arriva tardi, nel senso che ci sono già alcune testate nazionali che hanno cercato di fare chiarezza. Non tutte purtroppo, e quindi restano svariati articoli scandalizzati.

Partiamo dalla notizia:

Il caso. Roma, spunta una tassa per le processioni religiose

Così titolava Avvenire, che spiega:

Il IV municipio di Roma (zona Pietralata, alla periferia sud-est, amministrato dal Movimento 5Stelle) chiede alle 18 parrocchie che insistono sul suo territorio di pagare una tassa per occupazione di suolo pubblico in occasione delle processioni o delle via crucis che dovessero svolgersi lungo le vie del quartiere: in soldoni 70 euro «per rimborso spese istruttoria» più altri 16 per il bollo, oltre naturalmente al Canone da determinare (ma in questo caso in base a quali criteri?).

La via crucis o la processione religiosa, dunque, alla stregua delle bancarelle commerciali o dei gazebo di bar e ristoranti o delle impalcature per lavori di restauro.

Ironia arrabbiata

Indignatissimi ma anche ironici, visto quanto Don Biffi, parroco di una delle chiese interessate dalla “tassa”, scrive alla presidente della municipalità:

«Non temete e non vi preoccupate – scrive alla Presidente del Municipio, Roberta Della Casa – perché la nostra parrocchia non farà richiesta. Ci disturba un po’ relegare una processione del Venerdì di quaresima ad attività commerciale, con occupazione di suolo pubblico. Anzi vi promettiamo che saremo attenti a non consumare ulteriormente le strade. Dopo le nostre processioni, con tutti quei danni che fanno le scarpe con il loro attrito, e con le preghiere che pesano sull’asfalto, come potremmo dormire sonni tranquilli? Complimenti, siete riusciti a eliminare il problema. Non facendo processioni, certamente ci saranno meno buche e voi avrete meno spese».

Su Repubblica appare la risposta di Della Casa:

Letta la missiva, la minisindaca ha dovuto ammettere la gaffe e innestare la retromarcia, puntando il dito contro i funzionari municipali: “Abbiamo avviato un’indagine interna. Il regolamento comunale è lo stesso dal 2002 e prevede l’occupazione di suolo pubblico per le feste patronali. Non certo per le processioni. C’è stato un malinteso, stiamo verificando”.

Andando a leggere sul sito del Comune di Roma, nell’area modulistica troviamo il testo che riguarda le occupazioni di suolo pubblico:

Coloro che intendano effettuare occupazioni temporanee di spazi ed aree pubbliche per la realizzazione di feste, sagre, manifestazioni di tipo sociale, culturale, religioso devono presentare all’ufficio Sportello Unico Attività produttive (SUAP) la domanda con i necessari allegati (piantine, numero di eventuali gazebi, etc.) e la documentazione relativa all’avvenuta stipula di un contratto per il conferimento di rifiuti urbani ed assimilati, con soggetti autorizzati in base alla normativa vigente di settore, eventuale polizza fideiussoria e nulla osta impatto acustico rilasciato dal Dipartimento Tutela Ambiente.

Mi pare corretto, chi organizza una manifestazione deve chiedere dei permessi, da sempre, se il modulo esistente è questo e non è cambiato dal 2002 è strano che i parroci cadano dalle nuvole. A mio avviso significa solo una cosa: evidentemente nel caso delle processioni quei soldi non vengono richiesti pur essendo presenti nel modulo. La cosa strana è che se cerco online trovo documenti in giro per la rete molto simili, che in alcuni casi sembrano chiedere il pagamento di tasse e concessioni mentre in altri non ne viene fatta menzione.

Non è che qualcuno sta cavalcando la storia per fare l’ennesimo polverone?

Com’è ad esempio che a Cirié il parroco non si lamenta? Non è che magari il modulo è uno solo ma per la processione religiosa non viene fatto pagare nulla? Non è chiarissima la cosa, trovo tanti comuni che hanno moduli dedicati solo a eventi religiosi, altri che invece lo accomunano a manifestazioni civili, in alcuni casi sono previste spese in altri no, ma non ho mai visto o sentito lamentele a parte questa volta. Sarà forse colpa del “fax” inviato a Roma?

Ma anche quello in realtà spiega solo che bisogna compilare correttamente il modulo (che ripeto è lo stesso dal 2002, a detta della municipalità) in ogni sua parte, non è che fino a ieri un parroco si svegliava e decideva di fare una Via Crucis senza chiedere autorizzazioni, avrà ben compilato il modulo prima, no?

Non so, a me viene il dubbio che ci sia stata un po’ d’incomprensione e che qualche furbetto abbia pensato bene che tanto valeva attaccare l’amministrazione romana, già sotto l’occhio del mirino per le tante altre magagne che leggiamo tutti i giorni sui giornali.

Ma questa è solo la mia minuscola opinione.
maicolengel at butac punto it

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