La tutela della corretta informazione

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Ciao amici di BUTAC, oggi non trattiamo bufale e nemmeno disinformazione, oggi parliamo di noi, di come stanno andando le cose, quelle che vanno e quelle che invece non vanno affatto, perché ogni tanto bisogna fare il punto della situazione.

BUTAC si avvicina ai suoi primi 5 anni di vita, alcuni di voi che ci leggono sono qui quasi dall’inizio, con alcuni siamo diventati amici di penna, con altri ci vediamo anche al di fuori della rete, insomma questa è una piccola avventura che mi ha dato (e mi sta dando) tanto. Non avrei mai creduto di arrivare dove siamo ora, citati su giornali, sfruttati come fonti, presenti su quasi tutti i canali social italiani. Ma è successo, e questo significa che c’è fame di corretta informazione, che ci sono tanti che sentono il bisogno di leggerla e condividerla.

Purtroppo negli anni abbiamo pestato i piedi qualche volta nella maniera sbagliata e ci siamo ritrovati a dover fare i conti con denunce e querele, che nel 98% dei casi sono state archiviate fin dall’inizio, ma in una percentuale minuscola ci hanno costretto a rivolgerci a un penalista con i costi che ne sono conseguiti. Non solo, nell’ultimo caso, senza che noi fossimo informati di nulla, ci siamo anche trovati la richiesta di un difensore d’ufficio che per aver curato il caso (senza che io nemmeno sapessi esserci un caso) ci ha chiesto 400 euro di spese legali. La causa è ancora in corso, quindi ovviamente non ne posso parlare, ma pur non amando questo genere di articoli, sono in tanti gli amici che mi hanno detto “provaci, sfogati, è giusto che chi ti legge lo sappia”.

BUTAC quest’anno – per colpa di due cause, una passata e archiviata e una in corso – è in passivo netto, tra spese per difenderci e costi di gestione non ci siamo stati dentro, e questo purtroppo non va bene. Sia chiaro, la colpa è solo mia, che in due casi non sono stato sufficientemente attento a evitare quelle frasi che possono infastidire il legislatore magistrato, due frasi che accusano soggetti che sono bugiardi e truffaldini, ma nel nostro Paese, senza che siano stati giudicati esserlo, pur portando prove delle loro menzogne, non possiamo accusarli così apertamente senza rischiare appunto la denuncia.

Lo so, in tanti commenterete che se le cause vengono vinte rivedrò le spese legali, purtroppo non è così che funziona quando ci si trova in un processo penale:

…nel processo civile vige la «regola della soccombenza»[1]secondo la quale, in buona sostanza e semplificando, il giudice, nel decidere la causa, condannerà la parte soccombente (quella che ha perso la causa) anche al pagamento delle spese legali che la parte vincitrice ha dovuto sostenere per affrontare il giudizio.

Nel processo penale, invece, non vi è, salvo il caso di costituzione di parte civile [2], una condanna dell’imputato al pagamento delle spese legali ma la condanna al pagamento di quelle diverse somme che si chiamano spese di giustizia. Per spese legali, infatti, devono intendersi quei pagamenti che l’imputato ha effettuato a favore del proprio avvocato per l’attività professionale da questi prestata nella sua difesa e i costi sostenuti per lo svolgimento dell’incarico difensivo.

L’avvocato rientra tra le spese legali, non di giustizia, quindi pagherà BUTAC, o meglio pagherò io, come ho fatto finora. Purtroppo questo genere di costi sta facendo sì che mi senta sempre meno tranquillo nel portare alla luce certi soggetti, anche se sicuramente li renderò felicissimi ammettendolo. Ci sono tante realtà di cui non parlo più, soggetti che stanno frodando la gente ma di cui non mi sento di parlare, conscio che finché la giustizia non li condannerà restano liberi cittadini e qualsiasi mio articolo vada a rompergli le uova nel paniere può essere sufficiente a causarmi ulteriori problemi.

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Eh no, non vi sto chiedendo di comperare un microscopio…

A chi già ci supporta non posso dire altro che grazie!

maicolengel at butac punto it