La vendita di beni del demanio

Mi avete segnalato una notizia che è apparsa su svariate testate, anche quelle che ritengo di solito affidabili:

Manovra: gli immobili del Demanio saranno cedibili a Stati esteri

Messa giù con questo titolo la storia può dare adito ad altri titoli, come questo:

LA NOTIZIA E’ VERA. ECCO IL TESTO DELL’EMENDAMENTO DEL GOVERNO PER CEDERE I BENI CULTURALI AGLI STRANIERI. A QUALE STATO VENDEREMO LA FONTANA DI TREVI ED A CHI IL COLOSSEO?

Ma occorre spiegare le cose un po’ meglio. L’emendamento alla manovra finanziaria del 2018 è reale, nel senso che è vero che c’è una parte che prevede di modificare la legge 311 del 30 dicembre 2004. Ma questo non significa affatto che venderemo la Fontana di Trevi e il Colosseo (il Duomo men che meno, visto che come sanno anche i sassi è di proprietà del Vaticano non è proprietà del Demanio italiano, ma chi scrive quei titoloni sa di avere lettori decisamente poco interessati ai fatti).

Andiamo per punti, cosa è il Demanio? Wiki:

Il demanio (dal latino dominium, “dominio”, attraverso il francese antico demaine) è, in senso generico, l’insieme di tutti i beni inalienabili che appartengono a uno Stato (beni demaniali).

In Italia, quanto previsto dal Codice Civile art. 822 e seguenti, il demanio è costituito dai seguenti beni: il lido del mare, la spiaggia, le rade e i porti; i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia (c.c. 2774, Cod. Nav. 28, 29, 692); le opere destinate alla difesa nazionale.

Fanno allo stesso modo parte del demanio pubblico, ma solamente se appartengono allo Stato, le strade, le autostrade e le strade ferrate; gli aerodromi (Cod. Nav. 692 a); gli acquedotti; gli immobili riconosciuti d’interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico a norma delle leggi in materia; le raccolte dei musei, delle pinacoteche, degli archivi, delle biblioteche; e infine gli altri beni che sono dalla legge assoggettati al regime proprio del demanio pubblico.

Tali beni possono anche appartenere alle regioni, alle città metropolitane, alle province o ai comuni, costituendo così il demanio regionale, metropolitano, provinciale o comunale, ma sono ugualmente soggetti al regime del demanio dello Stato.

Il Giornale ci dice:

Scoppia la polemica per un emendamento che il Pd si appresta a presentare in commissione Bilancio e che prevede la possibilità di vendere a uno stato estero immobili appartenenti al Demanio italiano, anche se appartenenti al demanio culturale.

Ma leggendo RaiNews le cose non sembrano esattamente così:

La proposta introduce la disciplina “di vendita a uno Stato estero di un cespite appartenente al demanio dello Stato italiano”. La norma interviene sui programmi di dismissioni immobiliari da realizzare tramite cartolizzazioni di fondi immobiliari o cessioni dirette avviati con la Finanziaria 2005. Per gli immobili della Difesa l’emendamento si rifà alle disposizioni previste dal Codice dell’Ordinamento Militare.

Quindi si fa riferimento a decisioni precedenti, risalenti a una Finanziaria di 12 anni fa, emanata dal governo Berlusconi III in carica dal 2005 al 2006. Non mi pare che nel 2005 la Finanziaria facesse riferimento al Demanio culturale. Ma anche fosse, il testo che sta circolando con il possibile emendamento cita:

Nello specifico la proposta emendativa introduce

  • La disciplina di vendita ad uno Stato estero di un cespite appartenente al demanio dello Stato italiano. Si tratta di norme che tengono conto delle previsioni del decreto legislativo 22/01/2004 n.42 recante “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”

E cosa ci diceva il decreto del 2004? All’Art.53 si legge:

Articolo 53
Beni del demanio culturale

1. I beni culturali appartenenti allo Stato, alle regioni e agli altri enti pubblici territoriali che rientrino nelle tipologie indicate all’articolo 822 del codice civile costituiscono il demanio culturale.

2. I beni del demanio culturale non possono essere alienati, ne’ formare oggetto di diritti a favore di terzi, se non nei modi previsti dal presente codice.

Quindi non possono essere venduti i beni del Demanio culturale, e questo non viene modificato in alcuna maniera dall’emendamento proposto che si attiene a quell’articolo e anche a quello seguente, che ci spiega quali siano questi beni inalienabili:

Articolo 54
Beni inalienabili

1. Sono inalienabili i beni culturali demaniali di seguito indicati:
a) gli immobili e le aree di interesse archeologico;
b) gli immobili riconosciuti monumenti nazionali con atti aventi forza di legge;
c) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e biblioteche;
d) gli archivi.

2. Sono altresì inalienabili:
a) le cose immobili e mobili appartenenti ai soggetti indicati all’articolo 10, comma 1, che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni, fino a quando non sia intervenuta, ove necessario, la sdemanializzazione a seguito del procedimento di verifica previsto dall’articolo 12;
b) le cose mobili che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni, se incluse in raccolte appartenenti ai soggetti di cui all’articolo 53;
c) i singoli documenti appartenenti ai soggetti di cui all’articolo 53, nonche’ gli archivi e i singoli documenti di enti ed istituti pubblici diversi da quelli indicati al medesimo articolo 53;
d) le cose immobili appartenenti ai soggetti di cui all’articolo 53 dichiarate di interesse particolarmente importante quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive, religiose, ai sensi dell’articolo 10, comma 3, lettera d).

Quindi finché Fontana di Trevi, Colosseo e quant’altro vi sia venuto in mente non verranno declassificati come beni non culturali state pur tranquilli, non li vende nessuno. E dire che forse una gestione fatta da altri, per alcuni beni di interesse storico, non sarebbe malaccio visto come ce ne occupiamo male noi.

Per approfondire la questione sulla dismissione dei beni statali suggerisco questo lungo articolo di qualche tempo fa, che spiegava la questione abbastanza bene. Purtroppo se invece avete letto testate che sostengono versioni diverse da quelle spiegate qui sopra siete incappati in quella che è classica manipolazione dei fatti a fine politico, ed è triste che non si sia in grado di spiegare le cose in maniera corretta nel 2017, quando la verifica dei fatti volendo è davvero alla portata di tutti, anche dei dilettanti.

Triste è notare come la notizia venga diffusa in maniera incompleta sia da blog anti euro che da testate nazionali, sintomo che tutti indiscriminatamente sanno quanto poco i loro lettori vadano a fondo di una questione: la percezione è tutto, i fatti contano sempre molto poco.

maicolengel at butac punto it

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