La virologa cinese, gli studi preprint e l’informazione di merda

La virologa Li-Meng Yan, dopo esser passata da Fox News, da una trasmissione di gossip britannica e da Presa Diretta è approdata anche su TgCom24. Ovviamente senza alcun contraddittorio, come piace ai canali di informazione nostrani.

Il 24 settembre Li-Meng Yan è stata intervistata da Maria Luisa Rossi, 3 minuti e 44 secondi di intervista per non raccontare nulla di nuovo rispetto a quanto già detto in precedenza.

L’unica novità, che potevamo inserire come aggiornamento, è che la “virologa cinese” ha pubblicato (finalmente) un qualche tipo di studio. Un preprint, ovvero un testo che non è stato valutato o revisionato da nessuno scienziato. Ma che può comunque essere diffuso e condiviso da tutti i soliti complottisti in giro per il mondo proprio come se fosse uscito su Nature.

Uno studio che però, appena ha cominciato a diffondersi, è finito sotto la lente d’ingrandimento di chi ha un po’ più di esperienza della dottoressa Yan.

Lo studio della dottoressa Yan s’intitola:

Unusual features of the sars-Cov-2 genome suggesting sophisticated laboratory modification rather than natural evolution and delineation of its probable syntethic route

Lo studio è stato pubblicato su Zenodo, piattaforma open access, dove qualsiasi ricercatore può pubblicare i propri dati. Lo studio risulta essere pubblicato anche grazie a una collaborazione con Rule of Law society, gruppo fondato da Steve Bannon e Guo Wengui.

Ma perché intervistare solo lei?

Se chiedete a un qualsiasi scienziato che s’intenda della materia vi confermerà che nello studio presentato non viene riportata nessuna prova delle affermazioni fatte nel titolo. Affermazioni che invece andrebbero sostenute con dati solidi, visti l’importanza delle accuse e il fatto che vanno in direzione contraria a tutte le evidenze finora pubblicate sull’origine del nuovo coronavirus. Ma questi dati mancano completamente.

La certezza al 100%

Come vi abbiamo già spiegato in un articolo di qualche giorno fa è vero che non esiste la certezza al 100% che il virus sia di origine naturale, ma esistono moltissime prove a sostegno di questa tesi, mentre non ne esistono affatto a sostegno della tesi opposta. Li-Meng Yan e il suo preprint non portano nulla di nuovo che possa sostenere quanto invece le viene permesso di dire su un TG nazionale di fronte a milioni di telespettatori.

Perché la si lascia parlare senza contraddittorio per oltre tre minuti (e sappiamo benissimo che l’attenzione dello spettatore è spesso inferiore)? Perché dei giornalisti nella stessa edizione del TG non danno voce a Anthony Fauci o Kristian Andersen, Carl Bergstorm ma anche, perché no, Ilaria Capua?

Davvero non comprendo.

Oltretutto bastava fare un giretto in rete per accorgersi di come della dottoressa Yan avessero parlato anche testate prestigiose, come il National Geographic, che il 18 settembre riportava:

National Geographic reached out to other prominent virologists and misinformation researchers to better understand where the Yan report came from and what it got wrong. Along the way, they offered tips for overcoming misinformation surrounding the coronavirus.

Capisco che sia un articolo lungo, oltretutto è in inglese, e probabilmente Maria Luisa Rossi ha avuto poche ore per preparare la sua intervista con Yan. Ma non citare nessuno dei noti virologi intervistati dal National Geographic è grave.

O magari quelli di Newsweek che ne parlavano il 15 settembre, 9 giorni prima del servizio del TgCom:

The scientists Newsweek consulted also took issue with the genomic analysis of the authors. For instance, the authors point to “restriction sites” in the genetic sequence of SARS-CoV-2 as evidence that the virus was made using enzymes that act as molecular scissors to add or subtract genetic material. But “all DNA sequences in nature have restriction sites,” says Arinjay Banerjee, a virologist at McMaster University, “and it is not surprising that the SARS-CoV-2 genome also has restriction sites. The evidence presented here is anecdotal.”

O il lungo articolo pubblicato su Politifact il 16 settembre a firma di Daniel Funke. La tesi da sostenere, per TgCom come per PresaDiretta, è stata quella del sensazionalismo, evitando accuratamente ogni voce che poteva contraddire la loro tesi. Questo per me non è giornalismo, ma io sono solo un coglione che un giorno ha deciso di aprire un blog.

Concludendo

Non credo ci sia altro da aggiungere. Non sono uno scienziato, so che tra di voi che ci seguite ce ne sono, alcuni magari fai da te con lauree all’università della vita, altri veri. In attesa dei vostri sempre interessanti commenti vi do appuntamento al prossimo articolo, sperando di non dover parlare ancora di coronavirus.

maicolengel at butac punto it
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