L’aborto a New York

Sono tante le testate e i blog che hanno ripreso la notizia sulla nuova legge sull’aborto approvata a New York nei giorni scorsi, qui ad esempio vedete la copertina di Primato Nazionale:

New York, legale l’aborto fino al nono mese: “Non è omicidio”

L’idea è abbastanza palese: indignare dando a intendere che da ora in poi chiunque voglia abortire a NY anche al nono mese possa farlo, senza ovviamente spiegare come stiano le cose.

L’articolo di Primato Nazionale è uno di quelli completamente inutili, fatto per parlare alle pance. Nulla viene spiegato, si cavalca solo la parte della legge che può aiutare a indignare i lettori.

Davvero a New York da oggi si può abortire fino al nono mese? Sì, esattamente come in Italia (da anni). Così si va solo a indignare senza spiegare che New York non ha fatto altro che attualizzare la propria legge sull’aborto, conformandosi a quelle già in vigore in altri Stati americani e Paesi del mondo.

Vediamo di capirci, la legge sull’aborto a New York prevedeva che si potesse interrompere la gravidanza dopo la 24esima settimana solo nel caso che questa mettesse seriamente in pericolo la vita della partoriente. In tutti gli altri casi era considerato omicidio. Oggi le cose sono (lievemente) cambiate. Una donna può ricorrere all’interruzione della gravidanza fino al parto nel caso metta a rischio la sua vita, ma anche la sua salute. Esattamente In maniera molto simile a come avviene in Italia.

Davvero non lo sapevate?
Vi riporto un breve testo da La Legge è per tutti:

Successivamente ai novanta giorni, l’interruzione volontaria della gravidanza è possibile solamente nel caso di aborto terapeutico, e cioè:

  • quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
  • quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna [2].

In sintesi, l’ordinamento italiano dice che si può abortire quando, entro i primi tre mesi di gravidanza, la donna ritenga di non poter tenere il figlio anche solamente per motivi economici o sociali; successivamente, può ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza nel caso in cui il parto o la gravidanza stessa possano mettere a repentaglio l’incolumità psico-fisica della madre. Ovviamente, in quest’ultima ipotesi, il rischio per la salute in cui può incorrere la donna deve essere accertato.

Come a New York.

Una donna, dopo che dei medici hanno certificato che può essere a repentaglio la sua salute fisica o psichica, può ricorrere all’interruzione di gravidanza anche dopo i primi tre mesi, senza che questo venga considerato un omicidio. Succede nella maggioranza dei Paesi occidentali, si tratta di un diritto della donna. Le statistiche dimostrano come i casi di aborto interruzione volontaria di gravidanza dopo i primi mesi siano rarissimi, ma chi ama parlare alle pance e passa la vita a cercare d’indignare non ve lo racconterà mai. Loro hanno bisogno che voi non capiate le cose, perché è sull’ignoranza che fanno proselitismo.

A quest’articolo ne fa seguito un altro, che potete trovare qui,  che fornisce ulteriori risposte alle domande generate dal pezzo.

maicolengel at butac punto it
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