L’aggravante sullo stupro

Non mi farò nuovi amici oggi, lo so già, come ogni volta che tratto qualcosa di discusso. Ma ci sono un po’ di cose che vanno spiegate su questa sentenza della cassazione e che evidentemente giornalisti, ma più che altro i lettori, sembrano non aver capito.

Ho visto tanti fare il paragone con la sentenza di fine anni Novanta sui jeans. Paragoni che onestamente trovo un po’ esagerati. Su Il Mattino vengono riportate le scelte dei giudici in maniera corretta:

I giudici del Palazzaccio hanno stabilito, infatti, che se da un lato non si può sostenere che una donna ubriaca possa aver prestare un «consenso valido» ad un atto sessuale, ritenendo quindi i due colpevoli dello stupro di gruppo, hanno anche stabilito che, per applicare l’aumento di pena, l’alcol debba essere imposto contro la volontà della persona offesa. In questo caso i due uomini e una ragazza avevano cenato insieme a casa, lei aveva assunto una quantità eccessiva di vino, tanto da «non riuscire ad autodeterminarsi» e a ricordare pienamente l’accaduto. I due l’avevano portata in camera da letto e avevano abusato di lei.

Nessuno nega lo stupro

Ovvero, lo stupro c’è stato e nessuno lo mette in dubbio, ma la legge prevede che l’aggravante (non è una novità, è così che è fatta la legge da sempre, la sentenza delle Cassazione ha solo ribadito i fatti) vale se sono gli stessi stupratori ad aver allentato le difese della vittima usando l’alcol. Ma se la vittima stessa ha bevuto fino a perdere l’autodeterminazione, la Cassazione ritiene che non sia un’aggravante per chi ha poi abusato di lei.

Magari le pene sono troppo lievi

In parole povere, i due imputati sono stati condannati a tre anni di carcere che probabilmente diventeranno un po’ di meno eliminando l’aggravante. Non sono stati assolti. Siamo d’accordo che sia una pena lieve, ma è in base alle leggi in vigore, non tirata a caso, se sono errate non è sbraitando in rete che si risolve la situazione.

Capiamoci:

La legge è fatta per essere rispettata, e i giudici sono l’organo a cui è dato il compito di sentenziare su come vada. Nel caso in questione l’articolo del codice penale è il 609 ter che recita:

La pena è della reclusione da sei a dodici anni se i fatti di cui all’articolo 609-bis sono commessi: 1) nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni quattordici; 2) con l’uso di armi o di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa; 3) da persona travisata o che simuli la qualità di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio; 4) su persona comunque sottoposta a limitazioni della libertà personale; 5) nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni sedici della quale il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore.

La sentenza come potete immaginare si basa su quel “con l’uso di armi o di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa”. Se lo leggiamo con attenzione comprendiamo che ogni voce è riferita a uso fatto da parte degli accusati, non della persona offesa. Perché si intende aggravante il fatto che si siano serviti di tal mezzi per far cedere la vittima. Sia chiaro, è palese che i due imputati hanno sfruttato quella mancanza di autodeterminazione per abusare di lei.

Ma non ne sono stati la causa.

Come ha spiegato Teresa Manente a SkyTg24:

“La sentenza non lede i diritti della donna in quanto riconosce che si tratta di violenza sessuale perché il consenso non è valido, essendo la vittima in stato di ubriachezza”. Teresa Manente, responsabile dell’ufficio legale dell’associazione Differenza Donna che dal 1994 gestisce i centri anti violenza a Roma, ha spiegato che “la legge prevede l’applicazione delle circostanze aggravanti quando è lo stupratore a somministrare l’alcol, quindi in questo caso la Cassazione ha giustamente affermato che essendo stata la donna a fare uso di alcol volontariamente, la stessa è vittima di violenza sessuale ma non può essere applicata l’aggravante”. L’avvocata ha sottolineato che “presso i centri si rivolgono molte giovani stuprate approfittando dello stato di ubriachezza e pertanto questa sentenza è positiva anche se non riconosce le aggravanti che nel caso specifico non potevano essere applicate. Alle donne interessa che venga riconosciuta la violazione del loro corpo”.

Concludendo

Vedere tanti arrabbiati da tastiera omettere completamente tutte queste spiegazioni secondo me è sbagliato. Ma io sono solo un piccolo debunker, che non sta difendendo gli stupratori o sminuendo i fatti, ma solo cercando di fare chiarezza su qualcosa che è stato preso nella maniera errata da tanti. La Cassazione ha solo applicato la legge.

Pensateci prima di commentare.

maicolengel at butac punto it
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