L’Alfabeto dei complotti lunari (L-Z)

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Se ne sono sentite davvero tante, di motivazioni secondo le quali lo sbarco sulla Luna è stato un falso architettato dagli USA per imbrogliare il mondo. Ma nessuna, ripeto nessuna, che abbia mai avuto un fondamento scientifico valido e dimostrato. Ed infatti bastano 4 nozioni base di fotografia, fisica o quant’altro alla portata di una 1° liceo, per capire quanta disinformazione ci sia tra i complottisti. E anche quanta creduloneria e ottusità.
Quest’articolo è la seconda parte del lungo alfabeto compilato da Lola, la prima parte la trovate qui.

L COME LEM

E’ opinione di molti sospettare con facile umorismo vedendo un modulo lunare, il “ragno” rivestito di “stagnola” fermata con fascette di plastica, che ha fatto allunare 6 equipaggi sulla Luna e che non avrebbe potuto non solo posarsi sul suolo lunare ma addirittura volare. La letteratura ma soprattutto la cinematografia, ci hanno sempre mostrato astronavi fatte a punta, quasi delle frecce, il classico missile degli stereotipi collettivi. Insomma, le V1 e le V2 che sempre lui, Von Braun, aveva progettato per Hitler e per colpire Londra prima di progettare il vettore per spedire gli uomini sulla Luna. Ma la realtà, si sa, tante volte ha superato la fantascienza. Partiamo quindi col dire che il Lem è stato l’unico mezzo di trasporto umano progettato per non viaggiare in un fluido, cioè in una atmosfera, cioè nell’aria. Quindi le leggi aerodinamiche non valgono più. Non servono missili a punta, ma ben altre cose che sulla Terra farebbero ridere. Innanzitutto la massima affidabilità: un minimo guasto ad un veicolo sulla Terra si potrebbe risolvere con un nonnulla. Diverso è a 400.000 e soli. Là nessuno ti può aiutare e sarebbe stato impossibile organizzare equipaggi di salvataggio in tempi ragionevolmente brevi. Ecco quindi che il Lem aveva degli standard di progettazione unici: a parte tutti i circuiti elettrici e i sistemi di mantenimento (temperatura, depurazione aria, ecc…) ridondanti, cioè fatti per bypassare un ipotetico guasto, i motori avevano una accensione con una sicurezza massima: nessun dispositivo elettrico o meccanico (si poteva guastare) ma semplicemente propellente ipergolico in pressione: l’accensione si aveva spontaneamente al contatto del combustibile (Aerozina50) e del comburente ossidante (Tetrossido d’azoto) mantenuti in pressione dall’elio. Bastava aprire delle valvole per accendere il motore. Per quanto riguarda invece il “modesto” computer di bordo (PGNCS) vedere al capitolo “Programma di volo”

 M COME MACCHINA FOTOGRAFICA

Qualche fotografo abituato a scattare foto con il banco ottico o macchine professionali, sa che nel vetrino smerigliato (dove si forma l’immagine) sono incise delle crocette o delle linee a forma di reticolato. Queste servono ad aiutare il fotografo a fare foto diritte. Ma essendo queste linee o crocette incise sul vetro smerigliato che in una reflex è dopo lo specchietto, quando questo si alza per far passare la luce diretta verso l’elemento sensibile, la luce non colpisce più (per l’istante dello scatto) il vetro smerigliato. Quindi detti segni non vengono sulla foto. Domanda: ma allora perché ci sono le crocette nelle foto Nasa? Queste crocette si chiamano “Fiducials” e sono state ideate proprio a garanzia dell’autenticità delle foto. L’Hasselblad, il fornitore delle 500 EDC lunari, modificò queste macchine aumentando le dimensioni della levetta di scatto per poter scattare anche coi guantoni astronautici, aggiungendo un gancio in modo che si potesse tenere la macchina agganciandola alla tuta, ed infine aggiungendo 5×5=25 crocette su un vetro normale (non smerigliato) posto tra specchietto e magazzino (il contenitore del rullo fotografico) in modo che la luce passando dalle lenti al piano pellicola passasse dal vetro con i fiducials. Ogni fotogramma di un rullo 120 o 220 misura 60 mm x 60 mm cioè 6×6 cm (da qui il nome 6×6 alle macchine fotografiche a rulli) : le crocette quindi erano tutte distanziate di 1 cm tra loro. Una foto con i fiducials quindi è autentica, senza no, anche se oggi, coi computer posso porre un disco volante sul suolo lunare, aggiungerci 25 crocette tentando di spacciarlo per foto vera.

N COME NON RITORNO

Tanti si chiedono perché dopo 6 missioni lunari nessuno sia mai più tornato là? Nel 1960 il Congresso fece stanziare per la Nasa, per il decennio in corso (1960-1969) l’equivalente attualizzato di 220 miliardi di euro cioè una media di 22 mld/anno. Pensate un po’ che nel 2015 in Italia si è parlato di una manovra economica da 10 miliardi di euro. Cioè l’intero paese Italia manovra per 10 mld quando la Nasa per andare sulla Luna disponeva più del doppio, per 10 anni. Credo che questi numeri siano sufficienti a chiarire anche i dubbi più reconditi. All’epoca c’era solo un fine: battere i sovietici nella corsa allo spazio, nel bel mezzo della guerra fredda. Ecco perché nessuno oggi spende cifre simili per andare sulla Luna. Tanto è vero che dopo i primi allunaggi, nel 1970 il Congresso tagliò i finanziamenti alla Nasa e da li a breve si disse ciao alla Luna. E pensare che negli anni 60 Von Braun sognava concretamente Marte per il 1980. Certo, avanti di quel passo forse ci sarebbero davvero andati, e se non proprio nel 1980 forse nel 1990, ma quel passo durò poco e dopo la “vittoria” i soldini ebbero altre destinazioni, in primis la guerra del Vietnam L

 O COME OMBRE

Chi sostiene il falso lunare per via delle ombre convergenti (quindi, secondo l’accusa, illuminate da 2 punti luce, cosa impossibile sulla Luna visto che non avevano i flash) non ha mai provato a prendere due matite, tenerle unite a forma di V rovesciata e guardare che ombra proiettano. Le zampe del Lem fermo sulla Luna avevano una forte inclinazione divergente verso il suolo, al fine di garantire maggior stabilità. E’ ovvio quindi che la loro proiezione non può essere parallela a quella dell’astronauta, che si presuppone ritto sulla verticale. Proprio una ombra parallela, in questo caso avrebbe fatto scattare l’accusa di falso. Inoltre il terreno non è piano per cui una eventuale proiezione, l’ombra subirà deformazioni a seconda delle sconnessioni o della pendenza del terreno. Senza poi parlare della prospettiva che fa convergere le ombre verso la cosiddetta “fuga”, il centro della prospettiva.

 P COME PROGRAMMA DEL VOLO

Il computer del Modulo di Comando (CM), simile a quello del Modulo Lunare (LEM) era un sistema integrato al computer di bordo (AGC) per il controllo, la navigazione e l’orientamento in base ai dati di guida inerziale e telemetrici (PGNCS). Ma dati i forti consumi elettrici dei computer dell’epoca, per limitarli al massimo (e quindi limitare il consumo di ossigeno giacché l’energia elettrica era prodotta dalle celle a combustibile) il PGNCS svolgeva solo una minima parte dei laboriosi calcoli per il controllo della traiettoria di volo e della posizione, tra cui per esempio, i calcoli per le manovre fatte in tempo reale, senza quindi il ritardo dei segnali da Houston. Ovviamente anche l’allunaggio, come tutte le manovre principali, era fortemente (e indispensabilmente) coadiuvato dal Centro Controllo Missione: ecco perché un allunaggio sulla faccia nascosta della Luna, in black out radio, sarebbe stato impossibile.

Q COME QUASI UN DISASTRO

L’incidente ad Apollo 13 è una ulteriore prova della veridicità delle missioni Apollo. Chiunque (come i fratelli Judica Cordiglia) avrebbe potuto ascoltare le comunicazioni Terra-Apollo e qualcuno dotato di sistemi telemetrici avrebbe potuto anche calcolare da dove queste arrivassero. E un incidente in prossimità della Luna, con conseguente orbita per prendere velocità per il ritorno, è una ulteriore prova contro la messinscena. Ad Hollywood non si producono errori colossali nelle produzioni cinematografiche men che meno nell’ipotetico caso che si voglia raccontare la più grande bugia mai raccontata.

 R COME RUSSI

Una delle prove più chiare sul fatto della veridicità delle missioni Apollo viene dalla Russia. In quel tempo le due superpotenze avrebbero fatto carte false per ostacolarsi a vicenda (e alcune volte lo hanno anche fatto davvero). Nessuno si chiede se i sovietici, con i mezzi spia che disponevano allora (forse più che qualche complottista oggi) non avrebbero potuto dimostrare un ipotetico falso americano? Non dimentichiamoci che (guarda caso) nei giorni del viaggio di Apollo 11 verso il primo passo lunare, i russi mandarono in orbita lunare la loro sonda  Luna 15. Osservate l’esatta cronologia degli eventi: 19 luglio 1969 Luna15 entra in orbita lunare. 21 luglio 1969 Aldrin e Armstrong camminano sulla Luna mentre Collins resta in orbita (lunare). 23 Luglio Luna15 tenta l’allunaggio ma si schianta al suolo. Ufficialmente fu un insuccesso per via dell’allunaggio mancato, ma Luna15 era là, in orbita lunare anche per osservare cosa facessero gli americani, con i sovietici pronti a esibire le prove davanti ad un eventuale insuccesso nascosto. Ma mai nessun russo obiettò le missioni Apollo, al punto che nel 1974 decretarono il definitivo stop alle missioni lunari. Se avessero avuto le prove del falso americano, avrebbero potuto insistere fino al raggiungimento della meta, e una volta là, con le riprese dei presunti siti di allunaggio,  dimostrare a tutti che la Luna era ancora inviolata.

S COME STELLE MANCANTI

Chiunque mastichi un minimo di fotografia sa che in un ambiente con luci e ombre, se io espongo su una zona buia, le zone illuminate saranno bruciate, se invece espongo su una zona illuminata, le zone buie resteranno tali. Morale, le fotografie fatte sulla Luna erano in illuminazione solare. Esponendo sul soggetto, illuminato quindi dal sole, è ovvio che le stelle (luci deboli) non vengono esposte. Vuoi fotografare le stelle dalla Luna ? Cambi i parametri di scatto allungando i tempi di posa, ma poi gli oggetti illuminati dal sole vengono bruciati, cioè sovraesposti. Chi dovesse avere dubbi in merito, chieda… illuminazioni (!) all’amico fotografo.

T COME TEMPERATURA

Molti sostengono che le temperature massime sulla Luna (125°C) avrebbero mandato arrosto i nostri astronauti. Si, vero, se la Luna avesse avuto una atmosfera come quella terrestre. Infatti in tal caso, l’aria (a 125°C) avrebbe surriscaldato per contatto le tute degli astronauti. In aggiunta ci sarebbe stato l’effetto dell’irraggiamento solare a contribuire all’apporto termico. Ma sulla Luna non c’è atmosfera per cui il calore non si può trasmettere per contatto ma solo per irraggiamento. E voi sapete la differenza di avere una auto bianca o una nera nei giorni di solleone estivi? Almeno 10°C di differenza sulla tettoia. Ecco perché le tute degli astronauti erano argentate così come il Lem e le capsule Apollo: per riflettere i raggi solari e non surriscaldarsi oltremodo. In più gli astronauti avevano una specie di impianto di refrigerazione incorporato nel sottotuta. Questo non tanto per abbassare la temperatura irradiata dal sole, quanto per evitare il sudore, che avrebbe significato l’appannamento della visiera del casco e la progressiva mancanza di visibilità, che sulla Luna sarebbe anche stato un bel casino.

U COME UNANIMITÀ

E’ quella scientifica, mondiale, composta anche da scienziati cinesi e del blocco sovietico dell’epoca, i nemici per antonomasia, a sostenere la veridicità delle Missioni Apollo. E sinceramente bisogna essere davvero presuntuosi se si pensa che un giornalista, scrittore o editore, (che deve vendere giornali e libri) possa avere delle prove tecniche superiori a quelle della comunità scientifica. Bisogna chiedersi il perché, ragionando anche che una ipotesi di complotto magistrale avrebbe potuto coinvolgere solo gli scienziati occidentali ma non quelli dell’est, gli antagonisti pronti a cercare il cavillo per dimostrare il falso. E invece, no: tutti unanimi. Poveri complottisti, che sfortuna che hanno!

V COME VETTORE

Il razzo vettore è ciò che spinge la nostra capsula spaziale (con annessi e connessi) in orbita terrestre e oltre. Nelle missioni Apollo si trattava del mitico Saturno V il mezzo di trasporto più potente mai costruito dall’uomo. A titolo di paragone, sappiate che la nave più potente e grande del mondo, la portaerei americana USS Enterprise (280.000 CV) alla sua velocità massima di 33.6 nodi sviluppa “appena” 12 MN, una bazzecola a confronto col Saturno V che ne sviluppava circa 33. Ora, sostenere che le missioni lunari siano state girate a terra come nel film “Capricorno one”  significa occultare 110 metri di razzo pesante 3000 tonnellate con un rombo ed una vibrazione tale da far cadere tettoie parasole in plastica a protezione di cineoperatori posti a 6 km di distanza, come successe nel dicembre del 1968 con il lancio di Apollo 8. Inoltre tali lanci producevano un evento sismico circa di magnitudo 4.5 circa, registrabile da sismografi di mezzo mondo. Forse l’unico a nascondere tale evento sarebbe potuto essere David Copperfield dopo che nascose a dovere la Statua della Libertà.

Z COME ZERO GRAVITY

Domanda: una navicella in orbita terrestre mantiene gli astronauti a gravità zero perché la forza attrattiva del nostro pianeta viene compensata da quella centrifuga. Ma se al momento dell’iniezione translunare, cioè quando si accendono i motori per uscire dall’orbita terrestre per dirigersi verso la Luna, si abbandona il moto rotatorio per quello rettilineo, perché gli astronauti non risentono della forza di gravità ma continuano a galleggiare in aria? Al momento dell’accensione dei motori, gli astronauti risentiranno ovviamente della spinta quindi riceveranno una accelerazione uguale e contraria, ma al momento dello spegnimento, torneranno a galleggiare nel vuoto. Non dimentichiamoci infatti che la velocità del viaggio è inerziale, cioè a motore spento, quindi tutta la nostra navicella risentirà di una progressiva decelerazione dovuta all’attrazione terrestre. Questa (modestissima) decelerazione (un po’ come sull’autobus quando l’autista rallenta) si trasformerà in una (modestissima) spinta verso la direzione del viaggio che controbilancerà (conti alla mano) la forza attrattiva del pianeta. Anche perché se così non fosse pure la navicella ricadrebbe sulla Terra. Ma la spinta ricevuta che vale per la navicella varrà pure per gli astronauti come le persone dentro un’auto che risentono dell’accelerazione (e o decelerazione) assieme al veicolo. Per far ricadere la nostra (sfortunata) navicella sulla Terra si sarebbe dovuto dare un impulso ai motori minore, atto a non arrivare per inerzia (e senza riaccensione) al punto Langrangiano (il punto di pareggio gravitazionale Terra Luna) a 360.000 da noi.
Lola Fox
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