La lavagnetta del bar di Urbino

...e la manipolazione dei fatti, tanto per cambiare

ARTICOLO AGGIORNATO

Ci avete segnalato un video pubblicato l’11 febbraio su un profilo YouTube, video che in meno di 24 ore ha totalizzato su quel profilo più di 60mila visualizzazioni. Il video arriva da uno dei tanti servizi di ByoBlu, ed è un nuovo classico nella manipolazione dei fatti effettuata da certi soggetti.

Vi riporto la trascrizione di quanto viene raccontato nel servizio di ByoBlu:

…i gestori di un bar in pieno centro di Urbino hanno affisso un cartello fuori dal locale con scritta una frase, un’azione che è costata cara. Urbino è una famosa città universitaria nelle Marche. Caffè del sole è tra i bar più frequentati del centro storico. Qualche giorno fa i gestori del bar hanno esposto fuori dal locale una lavagnetta con scritto non il menù del giorno ma una precisa frase: Raccomandiamo alla gentile clientela di non smettere di vivere per paura di morire.

Subito sono stati raggiunti da una pattuglia della polizia e di seguito da una dei carabinieri che hanno intimato i proprietari di cancellare quanto scritto…

Messora, we have a problem…

La lavagnetta non riporta solo quella frase, per cui la polizia mai si sarebbe spostata di un centimetro. La lavagnetta sull’altro lato riportava infatti quest’altra frase:

In questo esercizio si disapplica qualsiasi normativa relativa all’utilizzo o alla richiesta di Green Pass

Per questa frase la polizia si è mossa, e ha chiesto ai titolari di cancellarla. Il servizio di ByoBlu prosegue con queste parole:

…leggendo la frase scritta non è chiaro quali illecito possa contenere, appare come un messaggio di incoraggiamento ai cittadini a vivere serenamente la propria vita senza una paura costante…

La redazione di Byoblu sa bene di mentire, perché mentre nel servizio video la notizia viene raccontata come avete letto qui sopra (e potete sentire qui) nel testo che accompagna il video su ByoBlu compare magicamente anche il resto:

Qualche giorno fa, i gestori hanno esposto fuori dal locale una lavagnetta con scritto non il menù del giorno, ma una due frasi da un lato : “Raccomandiamo alla gentile clientela di non smettere di vivere per paura di morire.” E dall’altro “In questo esercizio di disapplica qualsiasi normativa relativa all’utilizzo o alla richiesta di Green Pass.” Subito sono stati raggiunti da una pattuglia della polizia e dei carabinieri che sono rimasti vaghi e li hanno intimati di cancellare tutte le scritte.

Essendo ByoBlu ormai una televisione e non più il “blog di Messora” possiamo comprendere facilmente il dolo fatto: in TV il servizio va in onda senza la frase incriminata, mostrando solo l’altra, parlando alle pance di quegli spettatori che sono abituati a informarsi tramite video. Sul sito si mettono tutte le informazioni in modo che quando i cattivi fact-checker arriveranno a smentire il video loro potranno trincerarsi dietro la prova che in forma testuale avevano raccontato tutto nella forma corretta. Chi ha fatto servizi fatti bene ha spiegato fin dall’inizio quale fosse la frase incriminata sulla lavagnetta.

Quanti dei telespettatori che hanno visto il servizio in TV andranno a fare la verifica sul sito? Nessuno. Lo so io, lo sa Letizia Cantaloni che l’ha firmato, lo sa il sempre barbuto Claudio Messora che ne ha approvato il contenuto.


AGGIORNAMENTO:

E difatti basta girare un po’ in rete per trovare post come questo di Maria Grazia Cucinotta, che si dice Senza parole, ma l’attrice avrà capito che le Forze dell’ordine si sono presentate al bar per l’altro cartello e non quello raccontato nel servizio di ByoBlu?

Noi non crediamo, e basta leggere qualcuno degli oltre tremila commenti per accoprgersi che quasi nessuno sa dell’altra scritta sul cartello. La Cucinotta ha una visibilità importante, il suo post in 4 giorni ha raggiunto le oltre 15mila condivisioni, le oltre 22mmila reactions. Questo è contribuire all’information disorder. Non credo che Maria Grazia Cucinotta volesse scatenare rabbia contro un giusto intervento delle Forze dell’Ordine verso un’attività commerciale che ha scritto bianco su nero (si lo so che andrebbe al contrario) che non vuole rispettare la legge.


Questo modo di fare di ByoBlu è prendere i propri spettatori per i fondelli, mentire consciamente, questo è un classico esempio di disinformazione.

E se vi domandate a chi giovi questa disinformazione, la risposta è sotto gli occhi di tutti: alle capienti tasche della redazione che ogni mese tenta di raccogliere 150mila euro.

 


Questa è disinformazione, ovvero contenuti che sono intenzionalmente diffusi in maniera sbagliata, in maniera distorta o faziosa. In questo caso rientriamo nella definizione della categoria alla perfezione. Una delle tattiche tipiche della disinformazione è quella di mescolare un po’ di verità insieme a delle menzogne, oppure a opinioni spacciate come fatti, oppure di rivelare solo una parte delle verità facendola passare come tutto quello che c’è da sapere, senza gettare luce su tutte le sfaccettature di un argomento; e questo è il motivo principale per cui è così difficile individuarla e disinnescarla.

In attesa della prossima minaccia legale da Claudio, o dei prossimi inviti al boicottare il mio negozio dal suo sodale Robby, per il momento non credo si debba aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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