Le bufale alla Camera

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Sto seguendo in diretta lo streaming dell’incontro che si sta tenendo alla Camera dei Deputati dedicato alle bufale in rete.

L’apertura dell’incontro è stata fatta dalla presidentessa Boldrini, il quantitativo di ovvietà che ho sentito, molte delle quali inutili, è allarmante. Si capisce bene che la principale motivazione per cui si tiene l’incontro è che il Governo si sente sotto attacco, e vuole intervenire in qualche modo, purtroppo prendendo questa strada sarà probabilmente una maniera dispendiosa e abbastanza inutile, si parla ad esempio di un tour di soggetti che vadano nelle scuole a istruire gli insegnanti, senza spiegare chi andrebbe e cosa insegnerebbe.cdd

Se si vogliono combattere in maniera seria la disinformazione e le bufale occorre partire proprio dai media, sanzionando chi pubblica notizie non verificate, prime fra tutte le agenzie di stampa. Invece quando ne ha parlato Ida Colucci, direttrice del TG2, ha affermato che le agenzie sono una voce autorevole… ma è seria? Le leggerà mai le veline di Ansa e ADNKronos? Le fonti spessissimo sono Daily Mail, The Sun, testate che nei loro Paesi sono ritenute buone per incartare il pesce.

Boccia Artieri perlomeno sa di cosa sta parlando, e attacca proprio le testate giornalistiche, anche se lo fa in maniera sottile.

Luca Sofri, nel suo intervento, è magistrale: attacca la stampa, lo fa in maniera diretta, distoglie l’attenzione dalla rete mostrando come i primi veri colpevoli delle bufale siano proprio i giornalisti. Io non posso dire nulla, amo quell’uomo, amo come dirige il Post, amo quello che scrive, anche quando non siamo sullo stesso binario, perché lui sa scrivere e far capire bene le questioni di cui parla. Sofri spiega con attenzione il problema: manca la mentalità che porta alle verifiche o alle smentite, manca voglia nel riconoscere l’errore, sia da parte dei media sia da parte di chi ci governa. Bravo Luca, meriti davvero l’applauso che ti hanno fatto al termine del tuo intervento!

E si passa all’intervento di Walter Quattrociocchi, studioso e ricercatore che ho avuto il piacere di conoscere dal vivo, Walter per chi non lo sapesse è l’autore insieme ad altri di un importante studio su come funziona il debunking sui social network. Il risultato del suo studio è deprimente, lo sappiamo da tempo. Polarizzazione dell’informazione, echo chamber, tutte cose di cui si è già parlato, le conosciamo bene purtroppo. Io mi sono trovato d’accordo con lo studio di Walter Quattrociocchi e Fabiana Zollo, e da tempo stiamo lavorando per cercare di migliorare non la nostra comunicazione, ma come la rete e la verifica dei fatti vengono spiegati ai ragazzi nelle scuole. Perché è da lì, secondo noi, che si deve partire.

Dopo Walter ci sono vari interventi tra gli ospiti in sala, per fortuna continuo a sentire parlare di stampa e bufale, perché è da li che partono i problemi, non dalle echo chamber di Walter o dagli hate speech contro la Boldrini. Riconoscere il problema è essere a metà dell’opera. In Italia abbiamo una stampa troppo faziosa, troppo interessata a quello che desidera l’editore. Una stampa poco interessata a raccontare i fatti, ma molto più interessata a manipolare i propri lettori.

Sento giornalisti riconoscere colpe, ma vorrei vedere le stesse colpe riconosciute anche nelle versioni video e cartaceo, e non solo in una sala della Camera, con poche centinaia di persone in ascolto. Perché l’Ordine dei Giornalisti non sanziona? Perché chi demistifica si è stufato di segnalare le bufale ai giornalisti (io all’inizio prima di pubblicare lo facevo sempre, in maniera educata)? Ma perché ci si sente presi in giro quando i direttori ti rispondono offendendo, quando l’unica cosa che le redazioni sanno fare è chiudersi a riccio.

E si finisce con l’intervento dell’amico e collega David Puente. Il suo intervento è di pura denuncia, verso gli autori delle miriadi di blog e finte testate che appestano la rete, verso gli algoritmi dei social network, verso noi stessi debunker. L’intervento di David è ben fatto, evidenzia bene le responsabilità.

Peccato che verso la fine dell’incontro, annunciando l’appuntamento della presidente Boldrini con i vertici italiani di Facebook, si ritenga doveroso specificare che il tema previsto per l’occasione è proprio quello della violenza verbale sui social network, non della diffusione delle bufale: ovvero si cercano di combattere reazioni sbagliate (la violenza verbale) ad azioni ancor più sbagliate e dannose (la diffusione di bufale), che però si continua a non voler risolvere: per tutto il dibattito si è parlato di bufale, della loro diffusione, di chi le condivide, del celeberrimo algoritmo di Facebook che dovrebbe eliminarle dalle nostre home, dei danni che possono fare… perché non concentrarsi sulla risoluzione di questo problema? Perché si va dai vertici di Facebook a ricordare loro che la calunnia e la minaccia sono reati, e non si parla del procurato allarme, dell’istigazione all’odio, dell’abuso della credulità popolare e di tutti gli altri che si configurano nella forma di moltissime delle bufale che vediamo circolare ogni giorno?

Un appunto lo fa Walter in chiusura, dando ad intendere che il debunker lavori a casa da solo con poco tempo e poca possibilità di successo. Sfatiamo un mito: Butac era in sede Fnomceo giusto venerdì scorso per intraprendere una collaborazione, e da tre anni entriamo nelle scuole con l’aiuto degli amici di Minerva, non lavoriamo solo sui social e sui blog, sappiamo bene che occorre cambiare il modo in cui la gente guarda le notizie, sappiamo bene che occorre entrare nelle case della gente a 360° gradi.

Fa sorridere sentire i politici e i giornalisti che parlano del nostro lavoro, senza aver invitato i debunker a sedere allo stesso tavolo.

Curioso.

David Puente c’era ma ha potuto  dire la sua in una manciata di minuti, Paolo Attivissimo faceva da moderatore, non è così che si parte col piede giusto.

maicolengel at butac punto it

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