Le bufale, la Verità e il vero nemico

A quanto pare il mondo reale ha scoperto l’esistenza delle cosiddette bufale: i giornali cartacei e digitali ne parlano, i politici ne parlano e la gente ne parla. Certo, non è la prima volta, ma mai era capitato così di frequente e in questi toni. Senza dubbio la svolta c’è stata dopo le accuse alle notizie false diffuse durante le elezioni americane, ma come in un colpo di scena più che prevedibile si è visto che la maggior parte delle persone non ha capito niente.

Un po’ è colpa nostra – demistificatori e debunkers vari – e un po’ è la semplice pigrizia mentale tipica di ciascuno di noi: cosa è una bufala? Come si definisce una bufala? Sono le bufale il vero problema? Che danno può fare una bufala? Questi sono temi che abbiamo affrontato più volte senza riuscire a creare uno schema definitivo perché, come per tutto ciò che riguarda internet, la questione è in continua evoluzione, che siano i contenuti stessi o gli strumenti per diffonderle e riceverle.

Che cos’è una bufala?

Una definizione precisa di bufala non esiste e ciascuno di noi ha dei confini diversi entro il quale una notizia o un articolo possa ricadere nella definizione. Quando una cosa è difficile da definire vien da sé che sia difficile da capire. Senza approfondire l’etimologia della parola o la sua evoluzione nella lingua italiana – anche perché non vi interessa e ve la dimentichereste dopo due righe – è pacifico che con bufala si intenda “una storia falsa”. Questa può essere una notizia, un articolo o semplicemente una parte di questa. Il problema è che esistono vari gradi di bufala. Negli ultimi anni abbiamo cercato di fare dei distinguo tra appunto bufala, disinformazione, pseudogiornalismo e leggende metropolitane. In inglese esiste anche il termine misinformation che si piazza un po’ a cavallo di tutti i termini utilizzati finora che trova la sua vera incarnazione e più grande successo in quello che oggi vengono definite le fake news.

Le fake news sono quelle notizie costruite ad arte con il solo scopo di fare arrivare informazioni sbagliate ai lettori. Informazioni errate e volutamente studiate per indignare o causare una reazione emotiva nel lettore, possibilmente una rabbiosa e che ne stimoli la condivisione, soprattutto attraverso i social network. Le fake news non sono altro che la versione malvagia delle bufale tenere su storie di cagnolini, madri coraggio o miracoli che da sempre infestano il web dai tempi delle catene di Sant’Antonio via mail, dove si sfruttavano quasi solo le emozioni positive per spingere alla condivisione.

Le notizie inventate esistono da sempre. Se negli anni Novanta e inizio Duemila sul web le notizie sugli alieni la facevano da padrone, negli anni successivi la politica un po’ alla volta è diventato il campo di battaglia principale, sicuramente grazie alla novità della minaccia terroristica. Se ai tempi d’oro dei magazine di notizie inventate e tabloid era l’entertainment lo scopo principale, e non si pretendeva che la gente ci credesse davvero (se non gli sciroccati con la carta stagnola sulla testa), con l’aumento degli utenti della rete è diventato un sistema per fare propaganda e creare una rete di “fedeli clienti” che magari non comprano nulla, ma che consumano continuamente visite. Il punto non sono necessariamente i soldi, ma creare una base di utenti che possono essere stimolati e manipolati a piacere. Siti che propinano in continuazione notizie riportate male o reinterpretate sono antichi come il web, ma il vero problema oggi è l’escalation nei toni dei contenuti e soprattutto il numero di gente che legge e crede a queste fandonie.

Non è una novità.

Perché più gente finisce in queste trappole? La risposta è tremendamente semplice, ed è che c’è più gente che ha accesso a internet. Oggi quasi tutti possono accedere ad un computer con una connessione e alla peggio hanno uno smartphone col quale navigare. Soprattutto chi comincia a navigare con lo smartphone è un soggetto esposto maggiormente in quanto è molto, molto più scomodo fare ricerche, cercare fonti e capire il livello di affidabilità del sito che si sta guardando. Se consideriamo che quasi nessuno lo fa anche nelle condizioni ottimali, figuratevi chi non capisce neanche quello che sta facendo. Non è una novità comunque propinare storie inventate al pubblico. Nel passato si usavano i libri: per esempio decidevi che eri un esperto di lingue mesopotamiche e potevi far dire ai vecchi testi sumeri quello che volevi. Praticamente nessuno poteva andare a controllare i testi originali sia perché difficili da reperire, che ovviamente da interpretare. Scrivevi dei libri, finivi in TV, facevi convegni e ti guadagnavi da vivere. La TV ha sempre avuto il suo ruolo, ma in quel caso è difficile guadagnarci perché lì alla fine sono i network a fare i soldi. Oggi i libri si usano ancora a questo scopo, ma via internet è più facile: pubblico potenzialmente illimitato che raggiungi in tempo zero. Milioni di potenziali lettori e consumatori che non hanno filtro se non i propri pregiudizi e un enorme confirmation bias che li porta ad accettare passivamente quello che leggono e che conferma i loro pregiudizi. In Italia negli ultimi due anni i siti di fake news sono esplosi sia come numero che come volume di condivisioni. Un articolo di un sito importante magari viene condiviso mille volte, la stessa notizia manipolata o decontestualizzata finisce condivisa centinaia di migliaia di volte.

La vera novità rispetto a quello che succedeva nei decenni scorsi con libri, riviste e show televisivi, o nei primi anni dell’informazione digitale, è lo scopo per il quale si fa tutto questo. Se il guadagno ha ancora un peso importante nella faccenda, ovviamente, lo scopo principale è diventato influenzare l’opinione pubblica.

I vecchi e i nuovi media.

Per anni l’idea che internet potesse essere un vettore di informazioni libere e indipendenti è stato recitato come un mantra da tutti. La speranza c’era perché i vecchi media erano diventati, tranne rari casi e facilmente individuabili, succubi della politica: ogni giornale segue una corrente politica, la TV di stato sembra appoggiare di volta in volta chi è al potere e la gente pretendeva informazione non filtrata. La speranza di poter attingere a informazioni libere dal filtro dei potenti, dei ricchi, dalle grandi aziende o da chiunque fosse il nemico in quel momento, insieme all’ignoranza digitale di chi si avvicinava a questo nuovo strumento, ha creato la base perfetta per quello che abbiamo oggi: una giungla fittissima e piena di miasmi dove non si capisce più niente. La rete ha deresponsabilizzato chi riporta la notizia e deresponsabilizzato chi la condivide anche quando si rivela falsa, tanto lo ha detto la rete. La fiducia cieca che la gente comune riponeva nei giornali e nella TV ora è stata spostata su internet, dove però non esistono morale o ordine. Come hanno reagito i vecchi media? Hanno incrementato i controlli sulle notizie? Hanno imparato a fare fact checking come si deve? Hanno deciso di aumentare la qualità dell’informazione garantendo anche una maggiore pluralità di espressione? Essendo tutto ciò troppo complicato e faticoso, hanno deciso di fare quello che era più facile: i vecchi media hanno copiato internet. Notizie riportate male, continua ricerca del click e dell’indignazione, incremento della politicizzazione delle notizie, nessuna cura nella qualità delle fonti e ogni occasione buona per alimentare il vespaio, il tutto condito dando voce a chi riesce ad indignare meglio e il più possibile il lettore/ascoltatore.

I paladini della Verità.

Come scritto all’inizio e come ben sapete esistono diversi tipi di bufale e di cattiva informazione e ognuna ha origini e scopi differenti. In comune c’è però qualcosa, ed è il tentativo di instillare il dubbio in chi legge, anche in argomenti in cui non ce ne dovrebbero essere o dove non ce n’è alcuno. Non c’è nessun male nel dubitare, anzi la curiosità e dubitare di tutto ciò che è imposto o dogmatico è ciò che ha creato la scienza moderna e quello che possiamo definire il mondo moderno. Oggi viviamo in un mondo dove chi dubita non lo fa perché osserva e deduce, ma dubita perché gli hanno detto di farlo. La gente dubita perché chi gli dice di dubitare condivide gli stessi preconcetti.

La gente dubita che la Terra sia tonda. Dubita che esista la gravità. Dubita che Hitler sia morto. Dubita che l’Olocausto sia mai avvenuto. Dubita che dietro ogni attentato ci siano gli Illuminati. Dubita che dietro ogni cosa brutta che capita ci sia una regia occulta. Ma non dubita di tutto ciò perché ha osservato o perché ha investigato, dubita perché gli dicono di dubitare. Non capisce nulla di fisica, di storia o di politica e decide di ascoltare solo quello che vorrebbe che fosse la realtà, per cieca fede. Il pubblico tipico delle bufale e delle fake news assorbe continuamente informazioni filtrate e manipolate da altri e critica, insulta e deride chi invece non si allinea a quelle informazioni e chi sostiene di pensarla diversamente, o di farsi un’idea propria attingendo da altre fonti. La cosa ironica di tutto ciò è che quella controinformazione che seguono nasce appunto per essere indipendente dall'”informazione ufficiale” e finisce per essere vittima di un meccanismo ancora più perverso e forte. Accusano continuamente gli altri di essere servi del potere e di allinearsi a tutto ciò che è ufficiale, ma non sono in grado di distinguere un articolo di Lercio da uno di cronaca.

A questo punto della storia entriamo noi, in realtà semplici utenti della rete, pochi fessi che si accorgono che c’è qualcosa che non va. Si inizia cercando le fonti di quanto si racconta su internet e si procede investigando su cosa sia dimostrabile e cercando di dividere la realtà dalla fantasia. In tanti apprezzano quello che facciamo perché anche loro si accorgono che c’è qualcosa che non va in quello che gira in internet, ma non hanno il tempo di investigare. Non nascondiamoci, oltre al tempo moltissima gente non è proprio in grado di cercare online e gli manca quello scetticismo necessario a fare quello che facciamo. Lo sanno e non si vergognano a chiedere a noi di investigare. Ma qui nasce quel misunderstanding importante che colpisce ancora molti: noi non siamo paladini della Verità.

Quello che facciamo non è stabilire la Verità. Soprattutto ultimamente, ma è sempre stato così, gli attacchi che subiamo si possono riassumere in una domanda: chi vi ha nominati paladini della Verità?

Ovviamente nessuno, e pensare che noi si cerchi di esserlo dimostra quanto poco molta gente capisca di quello che scriviamo. Noi vi chiediamo sempre di controllare le fonti e di correggerci se sbagliamo e ogni tanto capita. Però capita molto meno di quanto molti vorrebbero: raramente le critiche si basano su quanto abbiamo scritto o su eventuali errori, quasi mai oserei dire, ma nella maggior parte dei casi sono insulti basati su famigerate affiliazioni politiche – tra l’altro come ripetuto fino alla nausea ciascuno di noi ha allineamenti politici diversi – su attacchi ad hominem, su calunnie – tipo denunce mai fatte per crimini mai commessi, e così via. Poi beh, ci sono anche le minacce:

Questa è solo la più fresca, ma non vi preoccupate, perché in realtà tra di noi queste minacce generano solo ilarità. A me personalmente fa anche piacere, perché mi fa capire quanta distanza ci sia tra le persone razionali e certa gente che popola il web. Ammetto che queste cose mi fanno sentire una persona migliore. Accusarci di erigerci a paladini della Verità è poi di fatto l’ennesima calunnia di chi non ha argomento alcuno nei nostri confronti. Quello che facciamo è, nei limiti possibile, fornire ai lettori gli strumenti per verificare le notizie o gli articoli con elementi oggettivi e a volte, anche spesso, accompagnate da osservazioni e opinioni, ma sempre ben distinguibili in quello che scriviamo. Il fatto che esprimiamo le nostre opinioni e che ci si metta la faccia – io, il dott. Pietro Arina, Noemi e Michelangelo non ci siamo mai nascosti e usare un nickname o pseudonimo su internet non è che poi sia una roba così strana, ma loro sono gente sveglia – fa arrabbiare molto i nostri detrattori.

L’odio e le soluzioni.

Come da dolcissimo commento riportato poco sopra, quello che le fake news e le bufale creano è una atmosfera di odio e tensione verso chi la pensa diversamente, una divisione tra un “noi” e un “loro”, la volontà di far credere a chi è già pronto ad accogliere tesi del genere che c’è sempre qualcosa dietro di sporco e di malefico che trama contro di “noi”. Google e Facebook, per l’ennesima volta, hanno promesso di porre un argine alla diffusione delle notizie false; la Presidente della Camera, che ogni giorno si prende insulti e minacce anche per frasi che non ha mai detto, chiede che si faccia qualcosa per fermarle. Anche il presidente dell’Antitrust chiede che si faccia qualcosa contro le bufale. Dovremmo essere tutti contenti, si vuole far qualcosa per limitare bufale e notizie inventate, e invece cosa succede? Invece di esserne felici si alza un coro di protesta, si vuole censurare la rete, dicono. Quindi le bufale e le fake news sono la rete? Secondo noi la rete è molto di più e anche noi ne siamo parte, censurare la rete vorrebbe dire censurare anche noi, perché dovremmo auspicare di passare anche noi attraverso un organo censorio? Siamo come i piloti che dispensano scie chimiche e avvelenano anche i loro amici e le loro famiglie, nonché se stessi?

Chi si indigna per la lotta alle bufale si rifugia nella stessa domanda che viene fatta a noi: chi stabilisce che una notizia sia vera o falsa? Chi fa questa domanda dimostra ancora una volta di non aver capito il problema e cioè che non esiste e non può esistere un ente o un organo ufficiale che stabilisca la Verità, ma che se un fatto non è mai accaduto, se una frase non è mai stata detta, se si accusano persone senza prove e se si vuole colpire con la macchina del fango si stanno riportando menzogne scritte col solo scopo di mentire. Chi difende le fake news e le bufale lo fa perché mentirvi gli piace, o perché ci guadagna qualcosa.

Le notizie false inventate danneggiano tutta la società ed è il momento di crescere come utenti e come persone. Non importa che siate di destra o di sinistra, ricchi o poveri, laureati o abbiate fatto solo la terza elementare, chi diffonde notizie false troverà sempre il modo di colpire un vostro nervo scoperto, di stimolare la vostra rabbia e di sfruttarla. Il vero nemico non è il “sistema”, non sono i “poteri forti”, ma chi vi sfrutta e vi stupra intellettualmente senza che neanche ve ne accorgiate nella maniera più sciocca e facile del mondo, raccontandovi delle storielle.

L’unica soluzione al problema è che tutti imparino a collegare il cervello. Ce la faremo?

Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.
neilperri @ butac.it
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