Le fate di Cottingley

COTTINGLEY-MEME

Con l’estate ho deciso di riprendere a trattare anche qualcuna delle bufale  classiche, quelle che girano da tempo e trovano sempre qualcuno che ancora ci casca. Bufale e Leggende Urbane classiche, molto più divertenti e interessanti di tante delle notizie che oggi ci tocca sbufalare!

Correva l’anno 1917, Elsie e Frances erano due cuginette che vivevano a Cottingley, vicino a Bradford, in Inghilterra. Il papà di Elsie era un appassionato di fotografia, e così le due ragazze passavano il tempo a divertirsi tra lastre fotografiche e treppiedi. Nel 1917 non potevano immaginare quanto le avrebbero fatte diventare famose i due scatti che si divertirono a fare in giardino:

Il padre di Elsie trovatosi di fronte alla prima foto la scartò subito come uno scherzo delle ragazze interpretando quanto vedeva come un abile trucco pre-Photoshop, le fatine con le ali in primo piano secondo lui altro non erano che ritagli di disegni da un libro per ragazzi. Il secondo scatto fatto due mesi più tardi però lo fece arrabbiare, e vietò alle ragazze di usare ulteriormente gli apparecchi fotografici. La mamma di Elsie però dava le due foto come scatti reali fatti a delle fatine e a uno gnomo. Ci credeva così tanto da portarle ad una riunione della Theosophical Society (circolo dedito allo studio di spiritismo ed occultismo) in cui si parlava, guarda caso, di fate.

Virale nei primi del ‘900

Le due fotografie vennero prese per buone da tantissimi dei presenti e iniziarono a circolare in molti circoli spiritisti. Le due foto diventarono una sorta di meme virale che non smetteva di circolare. Tra i tanti che se le trovarono tra le mani ci fu sir Arthur Conan Doyle, quell’Arthur Conan Doyle, medico scozzese ben più noto come scrittore: il papà di Sherlock Holmes.

Doyle però oltre ad esser uomo di cultura era un fervente credente nello spiritismo. Fantasmi, folletti e fate erano tutte cose reali. Quindi le fotografie scattate dalle due cuginette scatenarono il suo interesse. Scrisse alla famiglia per avere il permesso di usarle in una sua pubblicazione, e al tempo stesso chiese analisi su lastre e immagini, per verificarne l’autenticità. Il primo esperto certificò che le lastre non erano state ritoccate, ma non si espresse mai in termini chiari su cosa le foto rappresentassero. Si sbilanciò solo sulle foto, spiegando che:

…these are straight forward photographs of whatever was in front of the camera at the time…

Che significa tutto e niente: le foto ritraggono qualsiasi cosa fosse davanti all’obbiettivo in quel momento. La Kodak rincara la dose, autenticando le lastre ma pronunciandosi in maniera chiara:

this could not be taken as conclusive evidence … that they were authentic photographs of fairies

E lo stesso dicasi per altri esperti. NESSUNO CERTIFICAVA LE FOTO, ma al tempo stesso le lastre non avevano subito ritocchi. Qual era l’unico modo di verificare? Chiedere altre foto. E così fu fatto, Elsie e Frances usando lastre contrassegnate passarono dell’altro tempo a cercare di fotografare le fatine. Et voilà:

Tre splendidi scatti, fatti su lastra segnata non modificabile…quale prova migliore? Doyle girò l’Australia portando in tour le fatine, lo stesso si fece nel Regno Unito. In ogni occasione le foto venivano mostrate e le persone comperavano i libri con le belle fatine e le due ragazze. Come ai giorni nostri dove ciarlatani d’ogni tipo vendono libri dove si sostengono teorie assurde… anche 100 anni fa si faceva lo stesso.

Nel 1921 per fortuna l’interesse calò e le foto della fatine tornarono ad essere solo una piccola curiosità, pur venendo ancora tenute in grandissima considerazioni nei circoli di creduloni come la prova dell’esistenza di fate e folletti. Ad agosto di quell’anno un esperto dell’occulto andò a trovare le cugine per cercare ulteriori prove delle fatine. Le ragazze però dissero che non vedevano fatine e nessuna fotografia venne fatta. L’occultista al contrario sostenne di vederle  ovunque nel loro giardino e ci scrisse sopra tonnellate di pagine (i ciarlatani ne sanno sempre una più del diavolo).

Fino agli anni 60 Elsie e Frances furono in grado di vivere senza che nessuno le importunasse più in merito ai fatti di Cottingley. Ma il passato torna sempre a bussare, e nel 1966 un giornalista del Daily Express (tabloid degno del suo successore Daily Mail) decise di realizzare un articolo sulle fatine. Intervistando Elsie lei si lasciò andare ad un affermazione che poneva il dubbio sull’autenticità delle foto, usando queste parole:

“I’ve told you that they’re photographs of figments of our imagination, and that’s what I’m sticking to”

“Frammenti della mia immaginazione…” ma come, se fino a ieri le foto erano vere come è possibile che ora vengano definite come qualcosa che forse non è vero, e come è possibile che una macchina fotografica catturi l’immaginazione?

Un’associazione simile al CICAP decise di prendere in mano la questione e verificare le foto con strumenti più moderni, e le conclusioni furono molto chiare:


Solo nel 1983 però le due ragazze ammisero la “burla”: Elsie difatti spiegò di avere copiato delle figurine da un libro per ragazzi, e di averle fotografate insieme a lei e Frances, senza pensare che la cosa assumesse le proporzioni bibliche di leggenda urbana, ma solo per fare degli scatti artistici e magari divertenti. Una volta che Doyle si interessò alle foto le due cugine non ebbero più il coraggio di spiegare che si trattava di un gioco, e così sono state zitte per oltre 60 anni.

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Qui un fotoconfronto tra le foto delle fatine e il libro da cui Elsie avrebbe copiato le stesse!

L’unica delle 5 fotografie su cui entrambi sostennero di non aver fatto nulla era la quinta, ma l’analisi della foto ha portato tutti gli esperti a confermare che sono solo due esposizioni sulla stessa lastra, e difatti è l’unica foto dove le fate sembrano avere davvero consistenza eterea.

Doyle è morto convinto della bontà di quelle foto, ma ricordatevi, già nel 1920 gli esperti ben si erano guardati dal sostenere che quelle nelle foto fossero fatine, tutti avevano ipotizzato un falso fatto con trucchi… ma l’avere Sir Arthur Conan Doyle a sostenerne la bontà ha trasformato uno sciocco gioco di due bimbe in un caso che ha fatto parlare la gente (e fatto incassare tanti soldini a chi vendeva foto e libri) per sessant’anni.

Quest’articolo è stato scritto usando principalmente Wiki inglese come punto di partenza per i dati riportati, qualsiasi errore è da imputarsi a me, ma la fonte di ogni affermazione la trovate qui.
maicolengel at butac.it
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