Le guide di Butac: data di scadenza e TMC

guide-uovo

Ho passato dal 2003 al 2014 a fare anche corsi per gli operatori del settore alimentare e quando ieri in bacheca mi è apparso questo:
uovomodificato sono diventata paonazza. Leggendo i commenti poi avrei voluto prendere a testate una per una le “sciure” che rispondevano. Una di queste ha invece linkato questo articolo:

[…] [L]’ingegnere britannico Dan Cluderay [NON UN IGIENISTA, UN MICROBIOLOGO, UN BIOLOGO… UN INGEGNERE!!! ndTS] ha messo su una lista di dieci alimenti che posso essere mangiati anche dopo la data di scadenza, a patto che siano correttamente sigillati. Prima di procedere alla lista completa vi indichiamo bene cosa vogliono dire certi terminologie che trovate sulle confezione degli alimenti. Data di scadenza” indica che non è sicuro mangiare quel cibo oltre la data riportata. “Da consumarsi entro” evidenzia il termine esatto entro cui l’alimento deve essere consumato; “da consumarsi preferibilmente entro”, invece, vuol dire che dopo la data indicata l’alimento è ancora commestibile. Adesso vediamo insieme l’elenco completo dei dieci alimenti. Per il Latte se l’odore emesso è cattivo, non va consumato.

Per le uova anche qui a rivelarci la scadenza “reale” è un rimedio della nonna: se immerse in una ciotola d’acqua le uova galleggiano, allora vuol dire che al loro interno si sono accumulati batteri e gas nocivi. Viceversa, se affondano, si possono ancora mangiare. Per il nostro amato cioccolato la conservazione “prolungata” è garantita dalla quantità di zucchero contenuta nelle tavolette. Ne gettiamo via tanti perché magari ci dimentichiamo di controllare la data di scadenza lo Yogurt. Può durare fino a sei settimane oltre la data di scadenza. Nel caso in cui si creasse uno strato di muffa, basta rimuoverla e mangiare la quantità sottostante.

Ancora il formaggio a pasta dura o stagionato. Anche in questo caso, in presenza di muffa, è sufficiente raschiare via la patina superficiale. Pratica assolutamente non valida per i formaggi a pasta molle. Le patatine grazie alla presenza del sale la data di conservazione si prolunga ulteriormente. La salsa ketchup per esempio può essere consumato anche un anno oltre la data di scadenza, al patto che venga conservato “in un luogo fresco e asciutto” o in frigorifero. Il pane invece se appare un po’ indurito o stantio, basta riscaldarlo nel forno. A patto, però, che non presenti alcuna traccia di muffa. Il riso può durare mesi oltre la data di scadenza, anni se conservato sottovuoto. Infine per la frutta e verdura se non c’è traccia di muffa e se gli alimenti non sono “mollicci”, allora si possono mangiare tranquillamente.

Urge fare chiarezza. Partire proprio dalle basi.
Innanzitutto tutti gli alimenti confezionati devono riportare in etichetta (Reg UE 1169/2011)

f) il termine minimo di conservazione o la data di scadenza;

E’ bene imparare a conoscere che cosa si intende con queste due espressioni. Il termine minimo di conservazione (TMC) si esprime con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” mentre la scadenza con la dicitura “da consumarsi entro”.
Il termine minimo di conservazione indica che le caratteristiche del prodotto rimangono inalterate fino alla data indicata, dopodiché lo si può comunque consumare ma non se ne assicura l’integrità. Il TMC rappresenta il termine temporale entro il quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione, superato il detto termine è ancora possibile consumare il prodotto. Il termine minimo di conservazione è da riferire più alle caratteristiche organolettiche del prodotto piuttosto che alla sua sicurezza. Più ci si allontana dal predetto termine più vengono meno i requisiti della qualità del prodotto senza però pericoli per la sicurezza.
La data di  scadenza indica un termine oltre il quale il prodotto può costituire un pericolo per la salute a causa della proliferazione batterica. Per legge è vietata la vendita dei prodotti che riportano la data di scadenza a partire dal giorno successivo a quello indicato sulla confezione. Il negoziante ha l’obbligo di togliere dalla vendita i prodotti scaduti.

 La data di scadenza è indicata nel modo seguente:
a) è preceduta dai termini «da consumare entro …»;
b) […]
Tali indicazioni sono seguite dalla descrizione delle condizioni di conservazione da rispettare;
c) la data comprende, nell’ordine e in forma chiara, il giorno, il mese ed eventualmente l’anno;
d) la data di scadenza è indicata su ogni singola porzione preconfezionata.

Fin qui tutto chiaro?
Vediamo nel dettaglio le scadenze di alcuni prodotti. Cominciamo proprio con le uova. La data di scadenza delle uova è stabilita dal Reg. CE 853/2004: SEZIONE X, CAPITOLO I

Le uova devono essere consegnate al consumatore entro un termine di ventun giorni dalla data di deposizione.

Ma le uova, come sappiamo hanno una scadenza di 28 giorni. Come riporta il fatto alimentare:

Attualmente la data di scadenza delle uova è duplice. La prima riguarda l’intervallo di commercializzazione riservata ai venditori (caratterizzata dalla scritta “da vendersi entro il…”),  che permette al negozio di esporre le confezioni di uova sugli scaffali fino a 21 giorni dopo la deposizione. La seconda data si caratterizzata dalla scritta  “da consumarsi preferibilmente entro…” è  impressa sul guscio ed ed è fissata 28 giorni dopo la deposizione.

I pericoli correlati con il consumo di uova “scadute” riguardano soprattutto la Salmonella. Consumare le uova dopo tale data ad esempio una settimana dopo, secondo gli esperti EFSA aumenterebbe  il rischio di tossinfezione del 40% per uova consumate crude e del 50% per uova leggermente cotte. E’ vero quanto affermano le nonne. Un uovo che galleggia non è un uovo fresco e probabilmente nemmeno salubre, meglio non consumarlo. Ma un uovo che va a fondo non è necessariamente fresco e soprattutto salubre.
Cioccolato: è vero, il cioccolato si può consumare anche dopo il TMC. Il cioccolato ha una bassa percentuale d’acqua ed un alto contenuto di grassi. La combinazione di questi due fattori preserva il cioccolato da muffe e la prolificazione batterica risulta quasi impossibile. Se notate la comparsa di un alone bianco sulla sua superficie (dovuto ai cristalli di burro di cacao affiorati in superficie) è ancora commestibile, ma molto meno gustoso. Bisogna dedicare molta più attenzione al cioccolato  con noci, frutta secca e burro di arachidi. Questi alimenti sono soggetti alla formazione di muffe.
Yogurt: è vero anche questo. Lo yogurt può essere consumato anche dopo la scadenza. Il pH di questo alimento e la presenza di miliardi di “fermenti lattici” impediscono che qualsiasi altro microrganismo possa crescervi. Solo le muffe riescono a crescervi, ovviamente devono essere già presenti al momento della saldatura della confezione o essere entrate dopo l’apertura. Lo yogurt scaduto risulta essere di gusto più acido per la morte dei fermenti lattici. Ma se aprendolo notate la presenza di muffe, gettatelo. Non vale assolutamente il detto che tolgo la muffa visibile allora l’ho tolta tutta. L’alimento è ormai tutto contaminato. Anche se non vedete  la muffa. Questa raccomandazione vale anche per il formaggio a pasta dura/stagionato e per qualsiasi altro alimento. Il capitolo muffe e micotossine è troppo lungo per essere trattato in questo articolo.
Patatine, ketchup, pane, riso, pasta: sono tutti alimenti non deperibili e possono essere consumati anche  oltre il TMC. Ma devono essere ancora chiusi. Le patatine aperte diventano immangiabili già il giorno dopo, il ketchup anche se conservato in frigorifero, se è aperto può sviluppare muffe, il pane confezionato tipo pan carré se aperto può sviluppare muffe. Riso e pasta possono essere contaminati dalle tarme. I prodotti di IV gamma, le insalate preconfezionate per intenderci e le macedonie, spesso non arrivano nemmeno alla scadenza. Anche se sono lavate e asciugate, non sono sterili. La carica di  batteri e lieviti che si portano appresso è tale che spesso si deteriorano prima della scadenza. Lo si vede con le macedonie, le cui confezioni spesso risultano gonfie: è il risultato del metabolismo dei lieviti, che, poverini, sanno fare una sola cosa: fermentare gli zuccheri producendo anidride carbonica. Frutta e verdura fresche, invece, se presentano chiari segni di contaminazione da muffa vanno eliminati.

Per concludere, gli alimenti non deperibili (tutti quelli che non devono essere conservati in frigorifero) che riportano un TMC possono essere consumati anche dopo il loro TMC. A patto che la confezione sia ancora chiusa.
Se volete ridurre lo spreco invece di giocare con la vostra salute, fate la spesa in maniera consapevole, evitando acquisti ossessivo compulsivi solo perché ci sono le offerte e controllando periodicamente le date di scadenza/TMC delle provviste che avete in casa.

Thunserstruck @ butac punto it