Le mele della Val di Non e la disinformazione

Ci sono blog di cui sarebbe interessante capire da che lobby siano gestiti, perché il tipo di disinformazione che fanno è sempre dello stesso tono, ed è abbastanza palese che alle spalle abbiano qualcuno che li direziona negli attacchi.

Oggi parliamo di mele, visto che mi avete segnalato un post che viene fatto girare in forma privata sui social network.

Chi conosce il significato della – F- cerchiata sull’etichetta? Il cerchio con una F al suo interno significa lavaggio con idrocarburi e trifluoro-tricloroetano (solventi R113 e idrocarburi)

Davvero quella F significa quelle cose? No, basta andare a leggere il sito di Melinda con la spiegazione delle etichette per scoprire che quella lettera identifica la cooperativa che l’ha coltivata.

Chi ha creato quel testo spero venga denunciato da Melinda, perché è ora di smetterla di vedere bufalari che diffamano in questa maniera prodotti alimentari di vario genere. Per me è abbastanza palese che alle spalle di questi soggetti ci siano interessi economici. Ma evidentemente questo dettaglio non è chiaro a tutti.

Il fatto che in testa al post ci fosse riportato la verità ci rende liberi mi ha portato a visitare quella pagina social che da tempo è in black list. Ma il post in questione non è saltato fuori. Quello che invece ho trovato è un articolo apparso su Dionidream, sempre sulle mele, più genericamente quelle della Val di Non.

La verità sulle MELE della Val di Non e i pesticidi nelle urine

Nell’articolo il solito Riccardo Lautizi riporta:

…come vengono conservate le mele raccolte? Esse non vengono messe direttamente sul mercato, ma data la sovrapproduzione sono messe in celle frigorifere mantenute con un gas tossico e così quelle che vediamo sul bancone provengono dalle celle in un ciclo per cui non si ha mai la mela fresca.

Su Repubblica nel 2006 è stato pubblicato questo articolo “Bolzano, morti intossicati nella cella frigo uccisi dal gas per conservare le mele” 

Nessuna chiarezza viene fatta da Lautizi sulla storia, si limita a riportare quanto ripreso da Repubblica anni addietro. Sarebbe interessante rendere noto agli autori di Dioni che il “gas tossico” è l’etilene, da Wikipedia:

temperatura e pressione ambiente si presenta come un gas incolore, dal lieve odore dolciastro ed estremamente infiammabile. Oltre ad essere un importante prodotto nell’industria chimica (è ad esempio il composto chimico da cui si ottiene il polietilene), è anche un ormone per molte specie vegetali.

La stessa notizia viene guarda caso riportata su un sito che si occupa di sicurezza sul luogo di lavoro:

Due operai sono morti avvelenati dai gas utilizzati per la maturazione delle mele in una cella frigorifero di un grande magazzino frutta a Plaus, in Val Venosta (BZ).

I due operai romeni sono morti, insieme a un terzo compagno, erano incaricati da una ditta di risistemare la pavimentazione di uno dei magazzini dell’azienda frutticola. Il lavoro era stato programmato di notte per consentire durante il giorno le normali attività. Poco dopo le 22, i tre operai si sono fermati per mangiare sempre all’interno del magazzino.

Due di loro sono però entrati in una grande cella frigorifera (probabilmente per mangiarsi una mela) dove i frutti vengono conservati. Ma si tratta di celle frigo particolari dalla cui aria viene tolto l’ossigeno per consentire al solo azoto di conservare la frutta. I due operai sono quindi rimasti storditi nella cella. Quando si è accorto della mancanza dei due, il compagno è uscito in cerca di aiuto ma nel frattempo i due operai sono morti asfissiati.

Secondo i primi accertamenti erano presenti le segnalazioni di pericolo all’esterno della cella ma sembra che il portellone fosse stato manomesso con una manopola di sicurezza smontata.

Quindi parliamo di due operai all’interno di una cella frigorifera a cui normalmente viene tolto l’ossigeno, e che era probabilmente satura di etilene (sono le mele stesse a produrlo).

Sempre su Wiki ci viene spiegato:

l’etilene ha trovato impiego anche come anestetico per qualche anno. Ha un effetto narcotico e rilassante sui muscoli. Con questo impiego, fu utilizzato pubblicamente per la prima volta a Chicago nel 1923; il suo potere narcotico è lievemente superiore a quello del gas esilarante ed ha un meccanismo di azione simile ad esso. Oggi non è più usato come anestetico per via del suo sgradevole odore e della sua infiammabilità.

Perché Lautizi queste cose non le racconta e lascia intendere al lettore che Repubblica faccia riferimento a fantomatici gas velenosi introdotti apposta e che rimarrebbero sulla mela? Perché non spiegare le cose fino in fondo?

Lascio a voi qualsiasi ulteriore considerazione…
maicolengel at butac punto it
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