Le minacce legali

Una PEC con una richiesta perentoria

Niente bufala stavolta, ma un editoriale, perché a volte credo sia il caso di farvi sapere quanto avviene dietro agli articoli. Premetto: quanto segue non riporta nomi e cognomi per nostra tutela legale, ma ovviamente ho il materiale per dimostrare senza dubbi quanto vi sto per raccontare.

Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una PEC dall’ufficio amministrativo di una società a responsabilità limitata che non conoscevamo.

Oggetto della PEC:

Richiesta rimozione e deindicizzazione articolo ai sensi e per gli effetti dell’art. 77, par. 1 del Regolamento Europeo 2016/679 e dell’art. 17 GDPR

Nulla di nuovo, è già capitato che alcuni nuovi proprietari di siti web ci chiedessero di rimuovere articoli che menzionavano specificatamente il loro sito. Che magari avevano comperato da poco, ripulito delle vecchie bufale e cercavano di rilanciare. Di solito la richiesta però è fatta in toni cordiali, riconoscendo il dolo originale. E quasi mai ci viene richiesto di eliminare un articolo, magari di eliminare il riferimento diretto al sito, o di specificare appunto il cambio societario, e che l’articolo originale da noi scritto non rappresenta la realtà attuale di quella redazione. Raramente ci viene inviata una PEC, anzi spesso proprio per cercare di mantenere i toni cordiali cercano di raggiungerci sui social. Spesso la richiesta nemmeno riguarda specifici articoli, ma solo l’inserimento in black list, e la richiesta riporta sempre frasi del tipo “come nuova proprietà abbiamo ripulito il sito e cerchiamo di tenerlo pulito dalla disinformazione” o similari.

Quando arriva la PEC siamo di fronte a richiesta più perentoria, ma anche lì di solito i toni sono accomodanti, cordiali, riconoscono la disinformazione spacciata ma chiedono una seconda chance. Non è il caso di questa PEC, non vi posso indicare l’articolo che vorrebbero rimuovessimo, ma i toni sono questi:

La scrivente società, con riferimento all’articolo apparso su www.butac.it dal titolo “XXXXYYYYY”), richiede la immediata rimozione dei contenuti, nonché la deindicizzazione da Google. La motivazione sottesa a tale richiesta è da rinvenire nel contenuto dell’articolo medesimo, non più attuale in quanto il sito  www.XXXXYYYYY.it ed il sito www.XXXXYYYYYY.it sono stati da tempo acquistati dalla presente società, la quale si palesa quale soggetto distinto dalla XXX YYYY s.r.l. La notizia, dunque, oltre a non essere veritiera, si palesa gravemente lesiva degli interessi e della reputazione della scrivente società, la quale si riserva di agire in via amministrativa al Garante della Privacy ‘per la tutela dei propri diritti e in sede civile per ottenere il risarcimento del danno dall’illegittimo comportamento posto in essere.

Distinti saluti

La prima cosa che vorrei fosse chiara è che il nostro articolo denunciava una bufala, grossa, trattata anche da diversi nostri colleghi. La differenza tra noi e i colleghi è una sola: loro non facevano il nome dei diffusori della bufala, noi sì, dando chiari riferimenti al sito che oggi avrebbe cambiato proprietà.

Il nostro articolo risale al 2016, il sito nel frattempo ha cambiato titolare, curiosamente però l’ufficio legale della società che l’ha acquisito è lo stesso di prima, nello stesso stabile. Sia chiaro, questo non significa nulla, non sto dicendo che si tratti della stessa gente. Ma è curioso che la società precedente avesse svariati domini e che molti di questi siano cresciuti negli anni grazie a sensazionalismo e disinformazione, e poi siano stati venduti. E che ora i nuovi proprietari cerchino di rifarsi una “verginità”, e con questi toni.

Noi nei nostri articoli spesso diamo indicazioni su chi siano i siti che disinformano, anche quando sconosciuti ai più, perché sono proprio quelli i “cattivi” che riteniamo vadano identificati, sono quelli che in maniera non eticamente corretta amplificano la portata dei loro articoli aumentando di fatto il valore commerciale dei loro siti. Poi li vendono, spesso a sciacalli come loro stessi, a volte a innocenti allocchi convinti di avere comperato una gallina dalle uova d’oro.

Non rimuoverò il nostro vecchio articolo, come non risponderò alla PEC che abbiamo ricevuto, a meno che non me lo intimi il mio avvocato. Ritengo che quella PEC sia una minaccia legale ingiusta. Noi abbiamo scritto un articolo corretto, che con fonti alla mano spiegava chiaramente dove fosse la bufala. Abbiamo usato il servizio Web Archive per archiviare l’articolo originale in modo che un magistrato possa verificare la correttezza di quanto riportiamo. Sappiamo che nel caso di denuncia ci toccherà pagare un avvocato per la nostra difesa, ma ormai ci abbiamo fatto il callo.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè! del solito avvocato
Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.