Le morti per COVID-19 – Vol.3

Ci risiamo, ennesimo meme che viene fatto circolare da soggetti che non crederanno che la pandemia sia una seria minaccia finché non vedranno qualcuno che conoscono morire con i propri occhi: magari un parente o un amico, ma “vederlo con i propri occhi” non è cosa che tutti i parenti dei deceduti sia siano potuti permettere di fare visto che generalmente i malati di COVID in terapia intensiva muoiono soffocando, soli, senza poter ricevere visite nemmeno da parte dei figli sebbene perfettamente consapevoli di non avere più speranza di vederli. Ma c’è gente che può permettersi di ignorare tutto questo. Beati loro.

Questo è il meme che ci avete segnalato e che da qualche giorno sta circolando in rete:

Vi riporto il testo che c’è scritto:

E adesso come la mettiamo?

Le morti per polmoniti nel marzo 2019 sono state 15.189 e l’anno prima erano state 16.220. Incidentalmente si rileva che sono più del corrispondente numero di decessi per CoVid (12.352) dichiarati nel marzo 2020.

Gian Carlo Blangiardo presidente ISTAT

statistiche trimestrali

La frase viene da un’intervista del 2 aprile pubblicata su Avvenire. Intervista che aveva generato già all’epoca qualche dubbio. Al punto che Avvenire aveva pubblicato una dettagliata risposta di Marco Tarquinio di cui vi riporto una piccola parte:

La domanda del giornalista, che dà voce a quella che si potrebbe definire una curiosità da uomo della strada, è riassumibile così: si muore più di Covid-19 o di influenza? La risposta dell’esperto è chiara, ed è contenuta nella seconda parte di quella stessa citazione: non parliamo di influenza, parliamo di malattie respiratorie… I dati di marzo 2019 erano pesanti e quelli dello stesso mese del 2018 ancor di più. Superiori entrambi a quelli per ora registrati del 2020. Ma hanno una premessa in un’altra constatazione che l’Istat di Blangiardo ci ha consegnato e che è nell’incipit del colloquio: nelle prime tre settimane di marzo, nel Nord d’Italia si muore il doppio rispetto a un anno fa. E s’incastonano in un’intervista che non dà affatto materia per le elucubrazioni da “complottisti”, ma già offre piste di lavoro per chi governa, amministra e fa le leggi in tema di sanità pubblica, demografia, economia… Perché la pandemia di Covid-19, aggrava e sottolinea problemi che erano già seri.

Che ci siano soggetti che si sono presi il disturbo di fare un meme senza considerare tutti i dati dimostra purtroppo come l’avvelenamento del pozzo sia uno sport che piace molto nel nostro Paese.

Blangiardo nell’intervista di aprile comunque rispondeva molto chiaramente:

Noi ci esprimiamo con i numeri che riusciamo a raccogliere e a validare. Quando affermiamo che nei primi 21 giorni di marzo al Nord i decessi sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-19 non è una impressione, ma un dato. Quando scriviamo che a Bergamo i decessi sono quasi quadruplicati passando da una media di 91 casi nel 2015-2019 a 398 nel 2020, riferiamo delle evidenze. Idem quando denunciamo «situazioni particolarmente allarmanti» nel Bresciano oppure un maggiore incremento dei decessi degli uomini e delle persone maggiori di 74 anni di età.

Vorrei solo aggiungere che da aprile a oggi di dati ne sono usciti tanti, e l’ISTAT ha pubblicato statistiche che mostrano come quest’anno la mortalità nelle regioni più colpite sia stata decisamente più alta degli anni scorsi. Ovviamente solo a fine anno potremo davvero fare un conto di quanti morti in più ci siano stati quest’anno. Ma già ora, leggendo i dati che trovate qui, un’idea potete farvela. Se avete amici che diffondono questo meme o simili fategli capire che forse sarebbe il caso se, prima di aprire bocca, accendessero il cervello. O magari facessero qualche verifica.

Avevamo già parlato di morti per COVID-19 altre due volte qui su BUTAC, il 2 aprile e il 17, riportando i dati ISTAT.

maicolengel at butac punto it
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