Le proteste degli studenti a Pomigliano

Sbufalata davvero flash visto che anche  l’amico David Puente l’amica Charlotte Matteini l’ha già trattata su Open. Ma è importante che venga spiegata la fotografia che da ieri gira sui social.

Partiamo dall’inizio. Ieri 4 febbraio 2019 Luigi di Maio è andato in visita a Pomigliano, e ha parlato ai ragazzi del Liceo Imbriani.

Durante la visita di Luigi Di Maio ci sono state delle contestazioni da parte di altri studenti, che sono state bloccate dalla polizia. Su alcune pagine è apparsa quest’immagine:

Accompagnata dalle parole usate da Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana in un post sulla sua bacheca Facebook:

GRAVISSIMO.
Da dove arrivano queste immagini di giovanissimi studenti in ginocchio, con le mani dietro la nuca e accerchiati dalla polizia in assetto antisomossa? Dal Venezuela? No, dal Liceo di Pomigliano dove stamattina si è recato Luigi Di Maio.
Hanno impedito una normale contestazione da parte degli studenti, così come è stato impedito loro di intervenire e di prendere parola sui tagli all’istruzione, sulle scuole fatiscenti e sulla mancanza di fondi per il diritto allo studio.
Vergognatevi. Giù le mani dai nostri figli, dal nostro futuro.
Risponderanno in Parlamento di questo atto vigliacco.

Tra i commenti al post di Fratoianni uno spiegava i fatti già alle 17:15: Stefano “l’inopportuno” Barbano scriveva:

Ciao Nicola, il dovere di cronaca è importante, quindi vorrei fare delle precisazioni (ero il ragazzo in prima fila nella foto, ne so qualcosa) È vero che ad un certo punto durante il presidio siamo stati spinti verso dietro e siamo stati completamente accerchiati dalle squadre antisommossa (nonostante stessimo manifestando in modo più che pacifico) , tuttavia il sederci a terra e mettere le mani dietro la nuca è stata una nostra scelta volta ad un atto simbolico, visto che in quel preciso istante, ci stavano vietando appunto di presidiare. Non ci sono stati atteggiamenti violenti tuttavia da parte delle forze dell’ordine

Che è quanto riportato e verificato con foto anche dal collega su Open.

Fratoianni replica direttamente sul suo post dopo l’uscita dell’articolo su Open:

Stanno comprensibilmente arrivando molti commenti e molti messaggi a questo post, condividendo anche l’articolo di Open, che fa chiarezza sull’episodio.
E allora scrivo un commento unico, per chiarezza:
1) Innanzitutto, la foto è vera ed è stata fatta a Pomigliano.
2) Non ho alcuna intenzione di gettare la croce addosso agli agenti di polizia. Come ho più volte detto, il problema è chi gestisce queste occasioni e gli ordini che vengono dati.
3) Nel mio post non c’è scritto che la polizia ha obbligato gli studenti a mettere le mani dietro la nuca. Ma che è stato impedito loro di manifestare, contestare e intervenire. Non so se può essere considerato un “fatto normale” schierare agenti di polizia per giovanissimi liceali che chiedevano di interloquire con il ministro Di Maio. Gli studenti, per altro, riferiscono di minacce di schedatura qualora non si fossero spostati dietro il cordone predisposto dagli agenti.
Tutto questo, per altro riportato nell’articolo di Open, a me non pare una corretta e ordinata gestione delle cose. Gli studenti non hanno commesso atti di violenza, eppure sono stati messi in un angolo. Credo si sarebbe dovuta evitare con l’ascolto e con il dialogo.
Che una contestazione e la libertà di poter dire che da anni distruggono la scuola pubblica non ha mai fatto male a nessuno.

Quanto segue sono le mie personali opinioni di blogger, non hanno a che fare coi fatti riportati e verificabili da chiunque qui sopra.


Vero, nel post di Nicola Fratoianni non c’è scritto nulla che accusi direttamente la polizia, ma al tempo stesso è chiaro che sia un post che fa leva sull’indignazione di chi legge. Occorre stare attenti a questo tipo di comunicazione.

BUTAC rigetta l’idea che per fare politica nel 2019 si debba ritornare alla retorica del “noi contro gli altri”, dovremmo essere consci che è proprio sul “chi non è con noi è contro di noi” che alla fine dei giochi ci perde sempre il cittadino. L’antagonismo politico in un’epoca dominata dalle notizie manipolate deve essere fatto sui programmi presentati in campagna elettorale, sulle promesse mantenute, sui fatti verificabili. Cercare terreni di dialogo comune, imparare a collaborare – almeno su quelli – dovrebbe essere il punto di partenza di qualsiasi politica in un Paese civile. Chi ci vuole costantemente arrabbiati, costantemente indignati, chi ci presenta un facile nemico fa una politica che a me onestamente ha stufato, da qualsiasi lato sia.

Credo che fare corretta informazione senza una bandiera sia importante, restare distaccati dal tifo, dall’appartenenza a una classe sociale, dalla religione, sia l’unica maniera per resistere a quest’onda di merda che si sta riversando nel nostro Paese. Quella di BUTAC, la mia, è una resistenza non a un’idea politica, ma ai modi violenti e disinformativi con cui la stessa viene portata avanti. Da qualsiasi lato la si guardi.

Sono europeista, amo la scienza, cercare di fare corretta informazione è una passione, come tutti non sono esente da errori, ma non per colpa di pregiudizi personali, più per ignoranza.

Ovviamente è solo la mia umile opinione di blogger.
maicolengel at butac punto it
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