Leggi e condividi – La carta di credito

carta di credito

Sta circolando un’immagine, il classico meme da fare girare come dei dannati, e purtroppo di gente che li condivide ce n’è sempre tantissima.

Il testo del meme è semplice, ma si tratta della classica manipolazione dei fatti.

Leggiamo insieme:

Questa è una banconota da 100 euro, ogni volta che la scambi continua a valere 100€. Dopo 100 scambi non dei niente a nessuno, dopo 334 scambi non devi niente a nessuno.

Questa è una carta di credito. Ogni volta che scambi 100€ con essa, lo 0,3% va alla banca. Dopo 100 scambi devi alla banca 30€. Dopo 334 scambi devi alla banca 100€. Ora sai perché vogliono eliminare il contante.

L’ho vista circolare su svariate bacheche, anche di diversi orientamenti politici, segno che sull’argomento la sensibilità è trasversale, le banche stanno sulle scatole a tanti. Vediamo però di fare un po’ di chiarezza.

La banconota da 100 euro vale sempre 100 euro e questo è ovviamente un dato di fatto. La carta di credito invece funziona in maniera differente, non abbiamo 100 euro in tasca ma un pezzo di plastica, che contiene le informazioni che ci permettono di accedere al nostro conto ovunque ci sia uno sportello automatico o un POS. Questo è un servizio che ci permette di non andare in giro con del denaro in tasca, quindi evitare che venga perso o rubato, ma al tempo stesso ci permette di effettuare acquisti anche se non abbiamo tutto il denaro necessario sul conto corrente. Abbiamo un limite mensile, ma quando paghiamo qualcosa quella cifra verrà addebitata sul nostro conto solo a fine mese. Quindi chi ci fornisce il servizio in pratica sta anticipando quasi soldi per noi. Ovvio che questo è un servizio che qualcuno deve pagare. Lo fa il proprietario della carta di credito? No, la maggior parte del servizio lo paga l’esercente che accetta che il cliente la possa usare. Ovviamente gli esercenti ricaricano queste minime percentuali sul costo finale del cliente (ma lo fanno sia che si usi la carta sia che non la si usi, rientra nel calcolo dei costi di gestione di un’attività) ma nessuno vi racconta che è così da 40 anni, e che al massimo oggi quelle commissioni per le carte di credito, proprio perché le usano in di più, costano di meno. Percentuali diverse a seconda degli accordi presi con il fornitore di servizi, ma alla fine chi paga è l’esercente. Il correntista con carta di credito in certi casi ha pagato una cifra per averla e l’utenza si rinnova ogni anno, la cifra è fissa, ma può essere anche alta in base al circuito a cui si fa riferimento. Quello che pochi sanno è che sono tantissime le compagnie che offrono la carta gratuitamente in base all’uso che se ne fa. Non voglio fare nomi, ma ad esempio la carta che uso io è gratuita se spendo una media di mille euro al mese con un massimale di 2500, se ne spendo 1500 è gratuita quella con massimale da 3500, e così via. Peccato che tanti non s’informino e continuano a pagare le quote associative anche alte di certi circuiti. Certo che invece se ci mettiamo a ritirare al bancomat con la carta di credito non c’è più un esercente a cui addebitare il costo, e quindi ecco che diventa una spesa per l’utente finale. Ma per ritirare dallo sportello bancomat esiste appunto il bancomat, ritirare con la carta è sempre una fregatura.

Ma per “eliminare il contante” non è necessario avere una carta di credito, esistono per l’appunto il bancomat e le carte prepagate che sempre più spesso non costano niente all’utente e gli rendono gratuitamente il servizio di non dover girare con i soldi in tasca. Ma far notare queste distinzioni a chi condivide un meme come quello è inutile, perché molto probabilmente è un soggetto che ha in odio le banche e di certo pur di denigrarle non si ferma a ragionare sul fatto che chiunque può ottenere con pochi euro uno strumento per il pagamento elettronico che non impone la commissione citata nel meme ogni volta che si fa un acquisto.

Quelli che cercano di combattere a prescindere – magari utilizzando argomentazioni fallaci come quella del meme in oggetto – l’avvento sempre più preponderante dei pagamenti elettronici, che devono essere necessariamente registrati e quindi tassati, di solito sono quei soggetti che hanno qualcosa da nascondere o che amano l’evasione fiscale. Gente che necessita del contante per fare affari illeciti, gente che non andrebbe condivisa, ma denigrata.

maicolengel at butac punto it
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