Leggo e lo pseudo giornalismo animalaro

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Leggo è una testata da prendere sempre con le pinze, a meno che non siate feticisti della disinformazione. Credo che alla redazione poco importi degli animali o dell’etica, l’unica cosa importante sono i click e le visualizzazioni di pagina che generano con i loro articoli, tutto il resto è noia.

A questo giro si comportano davvero male, spacciando un video e mini notizia risalente a due anni fa come se fosse di attualità. Stiamo parlando della protesta inscenata da Jacqueline Traide, attivista animalara francese che si è fatta chiudere nelle vetrina del negozio LUSH di Regent Street a Londra per manifestare contro le sperimentazioni animali fatte per i cosmetici. SPERIMENTAZIONI CHE IN EUROPA SONO STATE VIETATE gradualmente a partire dal 2004. Voi lo capite vero che se dal 2004 abbiamo normative che vietano la cosa e che il divieto totale per tutti i paesi dell’Unione Europea è entrato in vigore a Marzo 2013 pubblicare un articolo che riporta qualcosa di NON avvenuto in Italia (e vecchio di due anni) è fare disinformazione? O se vogliamo metterla in altra maniera significa fare Contro Informazione Animalara? (ci tengo all’uso della parola animalaro, perché l’animalista vero è un’altra cosa; chi ama davvero gli animali non si presta a questo tipo di disinformazione, anzi, spesso fare così è contro producente, perché getta cattiva luce su tutti gli amanti degli animali.)

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Detto ciò il video è vero, nessuna bufala….solo pesante disinformazione.

Oltretutto basta cercare lo stesso articolo sulle testate inglesi (anche quelle meno serie come il Daily Mail) che si nota come da loro si è dato diritto di replica ad una campagna così choccante, diritto di replica che Leggo evidentemente non ha ritenuto importante da dare…quindi vi riporto ciò che fu scritto sul Mail nel 2012:

Dr Chris Flower, director general of the Cosmetics, Toiletries and Perfumeries Association (CTPA), said: ‘People may have been understandably shocked by the publicity stunt arranged by Lush in their Regent Street shop window recently. ‘It may give the misleading impression that cosmetic products are tested on animals for sale in Europe whereas the testing of cosmetic products on animals was banned in Britain in 1998 and throughout Europe in September 2004. ‘It has been established by the European Commission’s scientific expert committee that the safety of a finished product can be determined by knowledge of its ingredients. Testing the product on animals is not necessary. ‘The cosmetics industry has been at the forefront of the search for alternatives and has led to the development of many non-animal safety tests that are now routinely used for its ingredients. ‘It is the cosmetics industry that is now promoting the use of these alternatives in countries that currently require animal testing.
‘It is a pity that Lush chose to run this campaign in a country where the testing of cosmetic products on animals is banned and which has the strictest animal welfare provisions regarding the use of animals for scientific purposes anywhere in the EU. ‘It is a pity the campaign is directed at an industry that has done more than any other to develop and promote the use of alternatives.’
Il Dottor Chris Flower, direttore generale dell’associazione cosmetici, articoli da toeletta e Profumeria (CTPA), ha dichiarato: ‘Le persone possono essere state comprensibilmente sconvolte dalla trovata pubblicitaria organizzata da Lush nella vetrina del loro negozio di Regent Street.  Questo potrebbe però dare l’impressione fuorviante che i prodotti cosmetici siano testati sugli animali  in Europa, mentre la sperimentazione dei prodotti cosmetici sugli animali è stata già vietata in Gran Bretagna nel 1998 e in Europa a settembre 2004.
‘È stato stabilito dalla commissione di esperti scientifici della Commissione europea che la sicurezza di un prodotto finito può essere determinata dalla conoscenza dei suoi ingredienti. Testare il prodotto sugli animali non è più necessario… L’industria cosmetica è stata in prima linea nella ricerca di alternative e ha portato allo sviluppo di numerosi test di sicurezza non animali che ora sono abitualmente utilizzati per gli ingredienti. È sempre l’industria cosmetica che sta promuovendo l’uso di queste alternative nei paesi che attualmente richiedono sperimentazione animale. È un peccato che Lush abbia scelto di fare questa campagna in un paese dove la sperimentazione dei prodotti cosmetici sugli animali è già vietata e che ha le disposizioni sul benessere degli animali più severe per quanto riguarda l’uso di animali per fini scientifici che in tutto il resto dell’UE.
È un peccato che la campagna sia rivolta contro un settore dove si è fatto più che ogni altro per sviluppare e promuovere l’uso di alternative.

Avete letto tutto, notate come già due anni fa si sapeva dell’inutilità di questo tipo di campagne pubblicitarie sul territorio europeo? Perché ho detto campagne pubblicitarie?
È una protesta…no?
Si ma Lush ha 830 negozi nel mondo e vende online da anni, quindi, pur con tutta l’etica che c’è dietro sul difendere gli animali, è e rimane un business, non da numeri piccolissimi. Ricorrere a questi stratagemmi è IMHO  errato!
lushfounders
 
maicolengel at butac punto it