L’era delle bufale

Siamo arrivati alla fine dell’anno e per la prima volta sembra che non solo i demistificatori parlino di bufale, ma che anche i media tradizionali stiano lanciando allarmi sull’argomento. La cosa dovrebbe farci piacere, o almeno questo è quello che pensano molti lettori che mi segnalano questo o quest’altro articolo dove veniamo citati, purtroppo mi duole ammetterlo, ma la cosa mi farà piacere solo quando vedrò giornalisti rimboccarsi le maniche per davvero e non solo segnalare che le bufale esistono.

È vero, lo studio di Walter Quattrociocchi ha fatto sì che alcuni dei più importanti columnist che demistificavano le bufale si sentissero inutili, abbandonando in alcuni casi la propria opera. Ma a mio avviso è un grave errore, specie in un mondo dove le bufale e la manipolazione dei fatti stanno prendendo sempre più piede, non solo sui social network ma sui media più tradizionali.

Sono perfettamente conscio che la nostra opera è fondamentalmente inutile senza interventi più seri che trattino il problema a trecentosessanta gradi, e difatti con i colleghi Puente, Attivissimo e lo stesso Quattrociocchi stiamo studiando il problema in maniera più completa, cercando di vedere in quali maniere si possa arginare il fenomeno.

Butac con l’aiuto di realtà come Minerva e il TeamVaxItalia (di cui siamo tra i fondatori) ha cercato di uscire dalla rete, per operare dal vivo: le scuole sono il posto dove vorremmo esser sempre più presenti, perché è aiutando i giovani che si può sperare di migliorare la percezione del mondo che ci circonda. Ma non è sempre facile farlo, sappiamo bene che tra gli stessi insegnanti ci sono tanti che cascano nelle bufale più sciocche, e la cosa ci spaventa. Come potrà un docente insegnare ai ragazzi la realtà oggettiva se lui per primo crede  nelle scie chimiche?

Nel frattempo sulla carta stampata è apparso un termine nuovo: post-verità, a molti non è chiaro a cosa si riferisca e cosa intenda, per me è l’ennesima parola inutile creata per cavalcare il fenomeno. Ma forse è il caso spiegare cosa intendono i giornalisti con questo termine.

Così viene definita sui dizionari inglesi:

The fact or state of being post-truth; a time period or situation in which facts have become less important than emotional persuasion.

Così ce la spiega la Wiki italiana:

Post-verità è una notizia completamente falsa ma che, spacciata per autentica, è in grado di influenzare una parte dell’opinione pubblica. Fu messa in dubbio, nel 2008, la nascita di Obama sul suolo statunitenseː una bufala cui molti hanno creduto.

Il giorno di Natale al classico pranzo con la famiglia allargata ho discusso con uno zio, che insisteva nell’evidenziare come tutto questo discutere di post-verità e bufale sia solo una moda, che è da sempre che esistono e che non è una novità, ma che ne si parla tanto solo perché oggi esistono soggetti come noi che cercano di combatterle. Lo zio in questione non ha del tutto torto, le bufale (come dimostra quella su Obama del 2008) sono sempre esistite, ma una volta i canali di diffusione erano molti meno, e la gente che le leggeva pure.

Che la stampa seguendo linee editoriali pubblichi bufale più o meno gravi è un dato di fatto, lo fanno tutti, dai più seri e blasonati ai più piccoli e sconosciuti, ma senza la rete internet la diffusione di queste bufale era limitata. Sono sempre meno difatti coloro che leggono quotidiani cartacei, ed anche quando erano tanti si trattava di meno della metà dei possibili lettori. Su internet invece arrivano molte più persone, checché creda una certa fascia di età che continua a minimizzare il problema. Le stime secondo AudiWeb:

Con 41,4 milioni di italiani che dichiarano di accedere a internet da qualsiasi luogo e strumento (l’86% della popolazione tra gli 11 e i 74 anni), l’accesso a internet si conferma ampiamente diffuso tra tutti i segmenti di popolazione analizzati.

L’86% della popolazione ogni giorno ha facilità di accesso alla rete da qualsiasi luogo, non proprio pochissimi. E sono numeri in costante evoluzione, i lettori dei giornali cartacei diminuiscono ogni giorno, quelli delle stesse versioni digitali aumentano. Quello che forse non tutti hanno ben presente è che la stessa testata pubblica notizie diverse tra cartaceo e digitale, ci sono tante “mini news” che nel cartaceo non trovano spazio, mentre sono proprio quelle che formano il numero di lettori del digitale. Sì, perché queste mini news vengono diffuse usando tutti gli strumenti amati dai bufalari, dal titolone sensazionalistico al più classico copiare e incollare notizie senza alcun fact checking, ma che si sa possono attirare lettori. Fossero nelle versioni cartacee dei quotidiani forse qualcuno a volte andrebbe a chiedere conto all’Ordine, ma sono sulle versioni digitali, nella prima pagina digitale nemmeno appaiono ma vengono sfruttate costantemente per portare lettori tramite social network. Notizie molte volte di nessun reale interesse per il pubblico italiano, spesso hanno come fonte testate come il Daily Mail, The Sun, The Mirror, e altri tabloid con nessuna credibilità, noti per non verificare mai le proprie fonti.

E così la percezione di chi legge queste notizie è manipolata, che si tratti di medicina, di politica, di cronaca siamo immersi fino al collo in un marasma di notizie senza controllo, che servono principalmente a veicolare siti che campano sulla pubblicità, a partire proprio dalle home page digitali dei quotidiani nazionali.

Butac (come i colleghi) cerca di combattere tutto questo, lo facciamo da qualche anno, come già detto in un altro articolo pochi giorni fa non siamo tuttologi, possiamo sbagliare, cerchiamo di fornire sempre i link delle nostre fonti, in maniera che voi per primi possiate verificare quanto riportiamo, ma può capitare l’errore. Come dico sempre segnalateceli, fatevi sentire, comunicate con noi il più possibile.

Un nostro buon amico e lettore coniò questo motto qualche tempo fa, e a noi piace ripeterlo spesso:

Don’t just read Butac, be Butac

Non leggete solo Butac, siate Butac. Quando vi trovate di fronte a una notizia andate sempre a vedere quali fonti vengono citate, cercatele online, controllate se dicono la stessa cosa riportata dalla testata italiana, verificate siano fonti affidabili.

Quest’articolo voleva essere un augurio di buon fine anno, e invece alla fine è l’ennesimo editoriale contro le bufale e la manipolazione dei fatti, ma spero che i pochi che davvero leggono Butac per come l’ho creato e diretto finora apprezzeranno. Loro hanno ben capito cosa mi proponevo di fare sin dall’inizio. Non un sito di debunking, ne esistono già tanti, ma un sito per ispirare curiosità, per affinare lo spirito critico. Io sono prima di tutto un lettore come voi, curioso, interessato, un lettore che pretende correttezza dai mass media. Perché solo con la corretta informazione possiamo sperare che il 2017 (e gli anni a venire) sia meglio del 2016. Continuando sulla strada delle bufale purtroppo invece che progredire rischiamo solo un’involuzione.

Non credo sia necessario aggiungere altro, grazie a voi che ci avete seguito fino qui, speriamo di potervi esser di aiuto anche nell’anno che verrà.
maicolengel at butac punto
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