L’esproprio di terre ai bianchi in Sudafrica

ImolaOggi, insieme a VoxNews, fa parte di quei siti che amo trattare di tanto in tanto. Chi li legge mai si convincerà di avere una visione distorta del mondo. Il suo pregiudizio è talmente grosso da offuscare la valutazione delle fonti.

La notizia che mi avete segnalato oggi è di quelle interessanti, anche perché bene o male sono anni che circola.

Il titolo di ImolaOggi:

Sudafrica: Ok all’esproprio di terre ai bianchi senza indennizzo

L’articolo, come sempre di poche righe, non spiega praticamente niente. Il succo è indigniamoci perché gli sporchi neri vogliono prendersi ciò che è nostro. Ma le cose non stanno esattamente come ci viene raccontato. Bisogna fare un piccolo passo indietro per comprendere meglio il tutto.

Di “riforma dei terreni” si parla da tempo in Sudafrica, perlomeno dal 1994. Dal 1994 al 2016 si stima che questo processo sia costato circa 4 miliardi di euro. La redistribuzione dei terreni inizialmente è stata fatta per tramite del governo, che comperava la terra dai proprietari che la volevano vendere per poi ridistribuirla a chi ne faceva richiesta. Questo sistema però si è rivelato non efficiente, specie se attuato dal governo centrale. Negli anni la gestione è stata decentralizzata, suddividendo le trattative in 47 distretti, facendo così in modo che sia acquirente che ricevente che terreni si trovino nella stessa area. Facilitando di fatto la redistribuzione in maniera più funzionale. Peccato che non ci siano così tanti proprietari intenzionati a vendere, mentre ci sono tanti terreni abbandonati. L’idea quindi dell’emendamento della costituzione proposto (e ancora non tramutato in modifica della stessa, mancano ancora svariati passaggi prima che sia operativo) è di espropriare terreni abbandonati pagandoli un decimo del loro valore, per poi ridistribuirli alla popolazione.

Mentre posso comprendere l’intento (un censimento governativo del 2017 sostiene che il 72% dei terreni sia proprietà del 9% della popolazione sudafricana) purtroppo non posso evitare di riportare anche i risultati di un’inchiesta governativa che dimostrava come il processo di redistribuzione della terra si fosse finora rilevato un fallimento. La maggioranza di chi ha ricevuto la terra dal governo non la coltiva, se non per piccole attività, cercando comunque lavoro in aree commerciali differenti. I terreni sono sottosfruttati. Sia chiaro, erano comunque terreni inutilizzati, ma potenzialmente coltivabili. Se non si inseriscono altri interventi mirati, questi terreni sembra che siano destinati a rimanere inoperosi. Vedremo come si evolverà la situazione, prima di vedere qualsivoglia cambiamento, a quanto riportano le cronache locali, occorrerà almeno passare le elezioni dell’anno prossimo. Questo era solo il primo passaggio, ora va presentata una bozza, che deve restare pubblica e commentabile per 30 giorni, poi si passa all’approvazione del Parlamento, tra una cosa e l’altra c’è il rischio che il tutto possa avvenire a cavallo delle elezioni del 2019, rendendo probabile un ulteriore ritardo. Vedremo. Si tratterebbe comunque di un esproprio governativo di terreni abbandonati, non tramite “land grabbers” (occupazioni volontarie, magari con la forza) ma solo dopo analisi e espletamento di precisi protocolli burocratici.

Come vedete le storie possono avere tante sfaccettature diverse, l’importante è imparare ad amare le fonti, a scavare nei fatti, e non limitarsi al titolone strillato da qualche testata in cerca di viralità indignata.

A scuola vanno insegnate queste cose, non ci si può limitare al buon senso e alla netiquette, ci vogliono corsi che insegnino a difendersi, perché se va avanti così le cose sono destinate a peggiorare.

Su News24, in inglese, trovate le dieci domande più comuni sul’esproprio senza indennizzo.

maicolengel at butac punto it
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