Lo screening per il tumore al seno

MAMMOGRAFIEAPAGAMENTO

Mi viene segnalato un post, che in pochissimi giorni ha superato le 20mila condivisioni.

Ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno.
Donna, dai 45 anni.
Fino a 15 giorni fa la mammografia era gratuita ogni due anni per la prevenzione del tumore della mammella. La Lorenzin o chi per lei tra più di 200 esami diagnostici ha ritenuto opportuno farla pagare interamente…per poter effettuare una mammografia gratuita devi avere avuto qualcuno in famiglia con un k al seno. Praticamente da oggi in poi eseguirà questo screening solo chi se lo può permettere….prevedo tra 10 anni un aumento di casi positivi al tumore del seno…poi voglio vedere dove hanno risparmiato, quando si troveranno ad assistere tante donne malate che saranno costrette a ricoveri, interventi, terapie chemioterapiche ad essere ottimisti!!!
Vorrei ricordare al nosto Ministro che il tumore al seno è il più diffuso e colpisce una donna su dieci.
È la prima causa di mortalità per tumore tra le donne.
L’incidenza è in crescita.
Ma soprattutto il tumore al seno si può sconfiggere con una diagnosi precoce.
La salute non è un opzional!

Chi l’ha pubblicato per prima è un infermiera che si dedica anche alla politica, e sfrutta la sua pagina, dedicata appunto alle infermiere, per diffondere un po’ di sana pseudopolitica.

Innanzitutto è vero, stanno discutendo se eliminare svariati esami e visite considerate inappropriate dalla lista di quelli che passa in toto la mutua. L’obbiettivo è risparmiare sulle spese sanitarie.
La lista è lunghetta, e ve la posto a fine articolo, ma le cose stanno davvero come ci racconta la nostra prode infermiera?
Come riporta il Corriere:

Prima bozza di un decreto mirato a garantire l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie, nell’ambito della lotta agli sprechi. Si è calcolato che, ogni anno, esami e visite inappropriati costano 13 miliardi al Servizio sanitario nazionale.

Quindi non c’è nulla di deciso, questa è una PRIMA BOZZA, fatta e studiata per cercare di evitare sprechi che possono arrivare a costare 13 miliardi di euro all’anno. 13 miliardi di euro che, se risparmiati, possono aiutare famiglie con persone disabili, ricerca medica, e altro ancora. 13 miliardi che così vengono invece sprecati.
Non è che il Ministero ha scelto così a caso di instituire questa cosa, come riporta il Corriere viene spiegato per bene che:

Ci sono protocolli che stabiliscono come e quando fare esami e sono stati decisi dalle società scientifiche e rivisti da Consiglio Superiore di Sanità e su questo abbiamo avuto anche un confronto con i sindacati.

Quindi non si è deciso che da domani gli esami si pagano, se si seguono le indicazioni del Consiglio superiore di sanità (già esistenti, non novità) e si prescrivono esami che rispettano quei criteri nulla cambia per il medico e per il paziente. Nessuno riceve sanzioni nessuno deve pagare nulla.
Sono solo gli esami fatti a caso che rischiano  di diventare a pagamento, lo screening per il tumore al seno, se fatto negli anni corretti e seguendo le corrette indicazioni non rientra tra quelli, anzi la ASL per prima invita le donne in età a rischio a sottoporsi ai controlli che andrebbero fatti regolarmente.
Il Corriere ci fa degli esempi pratici:

Per quanto riguarda le prestazioni odontoiatriche, potranno usufruirne gratuitamente – oltre ai già previsti interventi legati alla prevenzione – i bambini da 0 a 14 anni in condizioni di «vulnerabilità sanitaria» (ovvero «condizioni di tipo sanitario che rendono indispensabili o necessarie le cure odontoiatriche») o di «vulnerabilità sociale» (ovvero «condizioni di svantaggio sociale ed economico che impediscono l’accesso alle cure odontoiatriche a pagamento per gli elevati costi presenti nelle strutture private»). Anche per l’erogazione delle dentiere sono previsti gli stessi criteri.
Tra gli esami sotto monitoraggio, quello del colesterolo totale: le condizioni di erogabilità prevedono che sia «da eseguire come screening in tutti i soggetti di età superiore a 40 anni e nei soggetti con fattori di rischio cardiovascolare o familiarità o eventi cardiovascolari precoci. In assenza di valori elevati, modifiche dello stile di vita o interventi terapeutici – si precisa – l’esame è da ripete a distanza di 5 anni».

I sindacati sembrano spaccati a metà sulla questione, ma come cerco di spiegarvi se siete donne nella fascia d’età più a rischio per il tumore al seno, state tranquille, nessuno ha intenzione di farvi pagare il corretto screening.
Chi lo sostiene sta facendo campagna politica, anche se dovrebbe essere un’operatrice sanitaria come le altre.
maicolengel at butac.it